RETROSCENA

Alta tensione all'Unità di Crisi, Rinaudo minaccia di andarsene

L'ex magistrato, a capo dell'area giuridica e coordinatore della campagna vaccinale, sbotta contro Icardi: "Non posso essere trattato come l'ultimo degli impiegati" e chiede l'intervento di Cirio. Altra grana dopo i contrasti tra assessore e direttore della Sanità

Che l’Unità di Crisi della Regione non sia quella della Farnesina è superfluo sottolinearlo, così come le stanze del Dirmei dove si decidono le strategie per la guerra al Covid non siano attraversate da passi felpati, altrettanto. “Però, non è neppure una Procura della Repubblica da cui si spediscono avvisi di garanzia”, osservava di fronte a una delle tante missive dai toni un po’ imperativi un dirigente periferico del sistema sanitario. Citazione non casuale, vista la presenza dell’ex pm Antonio Rinaudo nel vertice della struttura emergenziale fin dall’inizio e, ora, con l’importante e non facile ruolo di organizzare e coordinare la campagna vaccinale. Un duro, l’ex magistrato chiamato dal presidente della Regione Alberto Cirio, un esperto di questioni giuridiche, ma anche un decisionista, seppure non troppo o per nulla incline alla diplomazia. 

Caratteristiche queste, che messe tutte insieme, non hanno certo attenuato lo scontro e i successivi strascichi che l’ex pubblico ministero ha avuto più volte con l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, anch’egli con un caratterino per nulla arrendevole. L’ultimo casus belli, a quanto risulta, è l’inserimento degli operatori della polizia municipale nell’elenco nelle categorie da vaccinare con il prodotto di AstraZeneca nella fase indicata dal piano predisposto pochissimi giorni fa dalla Regione. Icardi avrebbe obiettato, con modi assai diretti, criticando l’ex pm. Da lì la buriana che avrebbe scosso le tende dell’ufficio del governatore in piazza Castello. “Io non sono uno che potete trattare come l’ultimo dei vostri impiegati”, l’obiezione che, in sostanza, Rinaudo avrebbe manifestato indirizzandola proprio verso Cirio. L’ex pm, dopo l’accesa discussione con l’assessore è decisamente irritato: “Non accetto che una persona che si trova a fare l’assessore mi dica che lo scavalco e che non gli importa se l’ha fatto d’intesa con il presidente”. Whatsapp ribolle nel fine settimana. Registra l’eventualità di dimissioni di Rinaudo messe in conto da Icardi, pronto a prenderne atto. Come dire, se vuoi andartene ce ne faremo una ragione. Un’altra gatta da pelare per il governatore che notoriamente quell’incombenza rifugge il più possibile. Ma stavolta non è possibile. 

Dopo le forti tensioni tra l’assessore e il direttore regionale della Sanità, quel Fabio Aimar che Icardi ha voluto ad ogni costo ponendo sul tavolo in caso contrario le sue dimissioni, adesso l’altissima tensione tra il titolare della Sanità e l’ex magistrato. Nel mezzo, va aggiunto pure l’annunciato abbandono del nuovo capo del personale della Sanità, il manager veneto Claudio Costa, arrivato in corso Regina a fine anno e già pronto a fare le valigie. Dirigente d’alto livello della sanità nella regione governata da Luca Zaia, Costa avrebbe trovato una situazione proprio legata alla penuria di personale e di quadri dirigenti tale da fargli valutare una fine anticipata del contratto biennale siglato con il Piemonte. 

Tra corso Regina Margherita e via Silvio Pellico il barometro segna tempesta. Dipartimento in seno all’Asl Città di Torino diretta da Carlo Picco, affidato alla guida del rianimatore Emilpaolo Manno, il Dirmei ha di fatto sostituito sul fronte sanitario l’Unità di Crisi, ma è finito anche con l’apparire una sorta di direzione regionale parallela della sanità, complice ovviamente la pandemia e la concentrazione di quasi tutte le attività e le misure attorno all’emergenza Covid. Intanto, come ogni lunedì, oggi dovrebbe tenersi la riunione plenaria del Dirmei, con la presenza oltre che dell’assessore anche del presidente della Regione. Sarà quella l’occasione per chiarire e mettere alle spalle lo scontro tra Icardi e Rinaudo? A meno che le ultime ore abbiano già visto Cirio fare da paciere. Fino al prossimo scazzo.