RETROSCENA

Assessore e direttore ai ferri corti, cordone sanitario di Cirio e Molinari

Il segretario della Lega piomba a Torino per cercare di risolvere i dissidi tra Icardi e Aimar. Il governatore si impegna a rafforzare la struttura di corso Regina Margherita ma pare un pannicello caldo. Prima o poi uno dei due farà i bagagli

Nelle ore convulse della crisi di governo, Riccardo Molinari, lontano da telecamere, taccuini e occhi troppo indiscreti varca un portone. Ma non è quello di uno del Palazzi romani. Il capogruppo della Lega a Montecitorio fa la sua discretissima comparsa nei corridoi dello stabile di corso Regina Margherita, sede dell’assessorato regionale alla Sanità. Non come a Palazzo Chigi, ma pure lì pare tiri un po’ d’aria di crisi e a questo sarebbe dovuta la missione esplorativa (e non solo) del segretario regionale del partito azionista di maggioranza nella coalizione che governa il Piemonte. E proprio in questa veste si è poi spostato in un altro palazzo, quello di piazza Castello dove ha incontrato Alberto Cirio, con il quale ha discusso di quella crisi tutta circoscritta oltre il cancello che si apre sul quartier generale sanitario.

È da lì, dal corridoio su cui affaccia l’ufficio dell’assessore Luigi Icardi e poco più avanti quello del direttore Fabio Aimar, che bisogna partire per riannodare i fili di una vicenda ingarbugliatasi sottotraccia, ma non sfuggita ormai da qualche tempo a inquilini e frequentatori dell'assessorato alla Sanità, “occupato” militarmente dalla Lega non solo con il vertice politico, ma anche con lo stesso direttore dai trascorsi di militante e voluto ad ogni costo da Icardi, con il quale condivide l’appartenenza alla provincia Granda e, prima del trasferimento in Regione, addirittura lo stesso luogo di lavoro, l’Asl cuneese.

Un feeling, quello tra Icardi e Aimar, che pare non sia più così intenso e scevro da schietti confronti com’era all’inizio. Insomma, la coppia scoppia. Raccontano di dimissioni ventilate a giorni alterni da entrambi, di vivaci discussioni sfociate in liti, di ripicche e dispetti. Malignità da ballatoio? Pare proprio di no, anche se la questione è sempre rimasta tra i muri di corso Regina Margherita che, come tutti, hanno però orecchi. Questioni di eccessivi carichi di lavoro, a fronte di un apparato già trovato depauperato al suo arrivo e non sufficientemente rimpolpato anche dopo ulteriori abbandoni: questo sarebbe ciò di cui Aimar avrebbe avuto modo di lamentarsi più di una volta. E che quegli uffici non siano più popolati come anni addietro è un fatto incontrovertibile. Con l’aggiunta, poi, dello spostamento del centro operativo e decisionale in quel Dirmei, voluto con forza da Cirio tanto da finire con l’apparire agli occhi di più d’uno una sorta di direzione parallela e rafforzata, sia pure motivata dall’emergenza Covid. Anche e soprattutto questo avrebbe portato Aimar ad operare sempre più in solitudine, atteggiamento non sempre gradito all’assessore che pure ha più volte pubblicamente ammesso la penuria di personale nei suoi uffici. Il tutto mentre in questi mesi la pletora di consulenti ed esperti che fanno capo al Dirmei è andata crescendo e probabilmente continuerà a farlo. 

C’è un “caso Aimar” da risolvere? Un caso speculare a quello che, qualche mese fa, ha visto invece come protagonista Icardi, messo nel mirino da Cirio che, come noto, ha cercato di sfruttare l’inciampo del suo assessore (il viaggio di nozze in piena pandemia) per metterlo alla porta e favorire l’ingresso di un nuovo titolare della Sanità? Sia quel che sia, è evidente come la grana sia tutta interna alla Lega, al punto da dover scomodare il grande capo locale. Non a caso Molinari ha voluto che all’incontro fosse presente il “suo” vicepresidente della giunta Fabio Carosso, anche se ha velocemente sbolognato la patata bollente a Cirio chiedendo al governatore di farsi carico del rafforzamento della struttura dell’assessorato, sperando in tal modo di sminare il terreno e allentare le tensioni tra i due “galletti” di corso Regina. Sarà sufficiente l’impegno formale del presidente per far tornare il sereno in assessorato? Molti, nella stessa Lega, dubitano.

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