LOTTA AL COVID

Scuola, si chiude nel caos

Tra note ministeriali e il solito scaricabarile, la Dad e le eventuali deroghe per i figli dei lavoratori "essenziali" hanno mandato al manicomio sindaci e dirigenti scolastici. Ieri sera la retromarcia. Intanto vacciniamo gli insegnanti per tenerli a casa

Circolari confuse, burocrati al solito ambigui e una politica spesso incapace di assumersi delle responsabilità. E così, assieme alla scuola, anche il buonsenso alza bandiera bianca cedendo il passo al caos. Ci sono volute 48 ore per capire se alcuni bambini e ragazzi, rispetto ad altri, potessero riprendere la lezione in presenza da questa mattina, nonostante l’arancione rafforzato di cui s’è tinto mezzo Piemonte, o meno.

Tra venerdì e sabato si è diffusa, infatti, la notizia che i figli dei cosiddetti key workers – cioè lavoratori di categorie “essenziali” come medici o infermieri – potessero seguire le proprie lezioni in presenza mentre i compagni di classe figli di genitori non altrettanto “essenziali” sarebbero stati collegati dalla propria cameretta. Resta il condizionale, assieme allo sconcerto, giacché dopo un week end di confusione il Ministero ha fatto marcia indietro e la Regione Piemonte ne ha recepito la volontà. Il tutto è avvenuto ieri sera, all’ora di cena.

A provocare il cortocircuito una nota del 4 marzo con cui il Miur specificava che andava “garantita la frequenza scolastica in presenza degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione”. Nessuna specificazione su quali fossero queste categorie, mentre i telefoni e le caselle email dei vari istituti iniziavano a intasarsi di richieste provenienti da medici, infermieri e altri pronti a spedire i loro figli a scuola il lunedì successivo (cioè oggi). Dirigenti scolastici nel pallone, chat dei genitori impazzite. A una prima richiesta di chiarimento anche la Regione ci mette del suo per complicare le cose, dando un colpo al cerchio e uno alla botte. Se infatti il decreto di Alberto Cirio datato 5 marzo “fa esplicitamente salva la possibilità di svolgere attività in presenza” solo “per alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali”, viene specificato che la nota ministeriale del giorno precedente prevedeva la stessa possibilità anche per i figli dei cosiddetti key workers “compatibilmente con le condizioni organizzative dei singoli istituti nonché nel rispetto dell’autonomia scolastica”. Lo “scaricabarile” è servito, come fanno notare Cgil, Cisl e Uil. I presidi non sanno che fare, gli insegnanti si chiedono come potrebbero mai condurre una lezione per metà in presenza e metà da remoto (si pensi solo alle elementari e alle medie che nei Comuni inseriti in Fascia di rischio 1 sono pure chiuse) mantenendo la propria sanità mentale. Decine di categorie iniziano a sentirsi “essenziali” e aumentano la pressione sui dirigenti scolastici. Intanto Cirio chiede ulteriori chiarimenti direttamente al Miur e così si arriva a una nuova nota di ieri sera con cui il ministero ha fatto marcia indietro. Abbiamo scherzato. L’Ufficio scolastico regionale coglie la palla al balzo: anche i figli di key worker finiscono in dad, almeno per il momento, in attesa di nuove disposizioni.

Le scuole resteranno, invece, aperte per i ragazzi con disabilità che seguiranno le lezioni in totale solitudine all’interno di istituti di fatto vuoti. Il tutto mentre ogni giorno centinaia di docenti vengono vaccinati per poter svolgere le lezioni in sicurezza. È la fiera del controsenso, o meglio del nonsenso e questo senza voler certo sminuire la portata della nuova ondata di Covid. Le famiglie, mai come questa volta, sono sul piede di guerra, nei principali Comuni dell’hinterland di Torino – finiti tutti nella prima fascia di rischio e quindi con scuole chiuse dalle materne alle superiori – si moltiplicano le iniziative contro la nuova stretta nelle scuole. Sono scesi in campo anche una cinquantina di sindaci dell’area metropolitana per chiedere la revoca della dad nella scuola dell’infanzia e in quella primaria, almeno per oggi. Ma nulla. 

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