VERSO IL VOTO

"Nel Pd c'è chi gioca a perdere"

Lo sfogo di Portas all'indomani dell'incontro con Boccia: "Siamo alla guerra per bande, Moderati pronti a sfilarsi". A Torino cresce il malumore dentro e fuori il primo partito della coalizione. Bragantini: "Qualcuno un giorno dovrà rendere conto"

“Nel Pd c’è chi gioca a perdere”. Quello che era un sospetto, nella mente di Giacomo Portas sta diventando una certezza. All’indomani dell’incontro “interlocutorio” con Francesco Boccia – l’incaricato da Enrico Letta per istituire i dossier delle principali città al voto – il leader dei Moderati è particolarmente inquieto: “Siamo pronti a tirarci fuori” dice allo Spiffero. Così il Pd potrebbe perdere il suo principale alleato a Torino, quel cuscinetto strategico tra destra e sinistra che in questi anni ha drenato voti e personale politico al fronte avverso potrebbe fare le valigie. I contatti con Paolo Damilano non li ha mai negati, arrotolato in cantina il manifesto con la sua candidatura solitaria a sindaco è pronto alla bisogna. Ogni scenario è possibile, soprattutto se il Pd sceglierà la via dell’alleanza con il Movimento 5 stelle.

Anche di questo dovrà tenere conto il neo segretario del Pd, che in queste ore ha incontrato Giuseppe Conte. La via che porta a un’intesa non potrà essere praticata ovunque e Torino sembra la città in cui risulta più impervia. Ma non ci sono solo questioni nazionale a turbare Portas. “Ogni giorno c’è chi mette in giro voci di possibili candidati: abbiamo avuto rettori e calciatori, medici in pensione e militanti politici e ogni volta che un accordo complessivo sembra a portata di mano c’è chi mira creare nuova confusione”. Ce l’ha con il Pd, Portas, in particolare con quelle correnti che lo divorano dall’interno giorno dopo giorno. Non è un mistero che lui sostenga Stefano Lo Russo, “ma non perché è un mio amico – precisa Portas –: abbiamo fatto un percorso ordinato. Abbiamo ascoltato tutti i candidati, li abbiamo messi a confronto durante dibattiti in diretta sui social, poi abbiamo scelto”. “Qui però ci troviamo ogni volta al punto di partenza. Sto aspettando solo che qualcuno candidi la Littizzetto”.

Un’operazione fatta scientificamente da chi “vuole rosolare il nostro candidato più forte, giocando al massacro, evidentemente puntando a perdere. Perché alla fine di questo estenuante teatrino chiunque sarà indicato verrà percepito come un candidato di risulta, di compromesso al ribasso in una guerra per bande. È ora di finirla”. E visto che la cagnara là fuori non è così differente da una riunione di condominio Portas pesca dal mercato immobiliare la metafora cui si affida per descrivere lo stato dell’arte: “In questo stabile il Pd è quello che ha più millesimi, ma stia attento perché non è il padrone di casa”.

Uno stato d’animo che Portas condivide anche con dirigenti e militanti Pd. “Prima o poi qualcuno dovrà rispondere di questo spettacolo di arte varia offerto ai torinesi” attacca Paola Bragantini, già segretario del Pd torinese e deputata, oggi coordinatrice della segreteria regionale di Paolo Furia. Ce l’ha col Pd. Anche lei che ne fa parte. “Da quindici anni siamo alleati con il Pd. In tutto questo tempo quando dovevo fare un accordo con Piero Fassino o Sergio Chiamparino mi bastava una stretta di mano. Tutti volevano il ricambio generazionale e ora siamo alla guerra per bande: non c’è più un Pd ce ne sono cinque o sei. Tutto questo non ha senso, se proprio non riescono a mettersi d'accordo facciano le primarie”.

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