LOTTA AL COVID

Vaccini, il "mistero" dei medici di famiglia

Non si sa quanti e dove siano effettivamente impiegati. Ignoto anche l'impegno orario e settimanale. In Regione è stato spiegato solo che sono disponibili circa 1300. E l'obiettivo delle 20mila iniezioni al giorno è ancora molto lontano

Appurato che il problema delle vaccinazioni non è più quello della disponibilità delle dosi, ma resta in tutta la sua gravità quello del personale, appare se possibile ancor più incomprensibile non sapere con esattezza (ma neppure a grandi linee, purtroppo) quanti dei medici di famiglia che hanno dato la loro disponibilità vengano effettivamente utilizzati, per quanti giorni, per quante ore e dove. “Non sappiamo quanti sono e quanto fanno”, ammette con amarezza il consigliere del Pd Daniele Valle al termine delle audizioni, sulla situazione della campagna vaccinale, nel corso delle quale i vari responsabili dell’Unità di Crisi – da Antonio Rinaudo a Pietro Presti a Gianfranco Zulian – “ci hanno soltanto detto che ci sono 800 medici di medicina generale che stanno vaccinando nei centri vaccinali e 450 hanno dato la loro disponibilità per farlo negli ambulatori”.

Mancano, insomma, quei dati fondamentali per comprendere il reale apporto dei camici bianchi territoriali lasciando aperte ipotesi come quella che potrebbe vedere una parte prestare la loro opera soltanto un giorno alla settimana o forse anche meno senza conoscere, peraltro le ore di lavoro o comunque il numero delle inoculazioni. Non è un dettaglio. Legittimo, infatti, chiedersi come sia possibile programmare le attività dei centri vaccinali senza avere ben chiara a quante ore o a quanto dosi ammonta la dichiarata disponibilità. Non è un caso che chi gestisce i centri sembra prediligere l’utilizzo dei sanitari delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziali, che anziché vaccinare pagati 40 euro l’ora dovrebbero occuparsi dei malati Covid sul territorio.

Un problema, questo, sollevato anche dal segretario regionale del sindacato dei medici Smi, Antonio Barillà in un colloquio telefonico con l’assessore alla Sanità Luigi Icardi. “Il sistema non utilizza appieno i medici disponibili, ma preferisce impiegare quelli delle Usca o altri pagati 40 euro l’ora. Le Usca dovrebbero essere impiegate per visitare a casa i pazienti Covid, invece vengono utilizzati per fare i vaccini e magari ci sono medici di famiglia che neppure sono stati chiamati. Fino ad ora è andata così, però è il momento di mettere ordine”, sostiene il sindacalista. Barillà ricorda anche che per chi si dice disponibile, è previsto un minimo di due giorni al mese. Forse un po’ poco vista la necessità di velocizzare le vaccinazioni e arrivare a quelle 20mila inoculazioni promesse dal presidente della Regione Alberto Cirio entro la fine del mese, ovvero tra pochi giorni.

Questa mattina, in audizione, è stato spiegato che soltanto lunedì si avrà il numero dei medici in pensione disposti a vaccinare, ma anche in questo caso l’ostacolo è dietro l’angolo: il commissario Rinaudo ha spiegato che una norma prevede la mancata erogazione della pensione per il mese in cui si presta attività retribuita, com’è quella vaccinale. Quanti saranno coloro che di fronte a questa decurtazione anteporranno l’etica professionale e la coscienza civile alla perdita economica? 

Una notizia positiva, in commissione, però è arrivata. “Sono stati finalmente forniti dati suddivisi per Asl e per campagna vaccinale. Un punto di partenza importante – spiega Valle insieme al compagnodi partito e vocepresidente della IV commissione Domenico Rossi – anche se sarebbe preferibile che i dati venissero diffusi quotidianamente e in formato operabile come fa il governo”. Gli stessi esponenti dem, ricordando come “i responsabili della campagna lamentano poca disponibilità di dosi e indicazioni non sempre chiare sulle categorie da vaccinare”, non hanno dubbi nel sollevare più di una forte perplessità sul raggiungimento delle 20mila a fine mese promesse dal governatore. Inoltre, “continuiamo a ricevere segnalazioni di dosi sprecate a fine giornata – spiegano – perché anche il sistema di overbooking non garantisce l'utilizzo di tutte le dosi preparate, soprattutto a fine turno”. Dai responsabili del Dirmei sono arrivare rassicurazioni sul fatto che tramite l'overbooking e la panchina lunga le dosi non vengano sprecate, ma utilizzate nella giornata successiva, ad eccezione di quelle di Pfizer che non possono essere conservate. “Non sarebbe meglio – chiedono i consiglieri di opposizione – che anche il Piemonte si doti delle liste di riserva di volontari disponibili a raggiungere il centro vaccinale in un tempo ristretto?”.    

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