EMERGENZA SANITARIA

Diecimila anziani in lista d'attesa, le Asl frenano i ricoveri nelle Rsa

Con un terzo dei posti vuoti un centinaio di case di riposo rischia la chiusura. Tremila dipendenti già in cassa integrazione. L'irritazione della Prefettura per le assenze di Icardi alle riunioni dell'Osservatorio. Colaci (Confapi Sanità): "L'assessore impartisca direttive precise"

Quasi cento Rsa in Piemonte rischiano di chiudere o, se va bene, di accorparsi dovendo spostare ospiti e ridurre il personale. Una quarantina ha già chiuso. Circa tremila i dipendenti in cassa integrazione. Due terzi delle strutture con evidenti difficoltà a pagare gli stipendi. È questo il quadro drammatico del settore teatro dell’immane tragedia durante la prima ondata quando il Covid provocò una vera e propria strage nelle case di riposo, colpite duramente anche quando il virus tornò con prepotenza in autunno. Adesso, quando le misure di contenimento e soprattutto le vaccinazioni hanno portato le Rsa fuori dall’emergenza, il prezzo che si rischia di pagare è comunque socialmente ed economicamente molto alto. E questo ha la principale ragione in una situazione paradossale. A fronte di un oltre trenta per cento di posti liberi, qualcosa come diecimila richieste di ingressi restano inevase, lista ingrossatasi anche a causa del blocco durato molti mesi. Le porte delle strutture rimangono quasi sempre chiuse. Non certo per una loro scelta.

Rispetto ai primi di febbraio quando Michele Colaci, vicepresidente di Confapi Sanità, lanciò l’allarme denunciando “una situazione che rischia di mettere ulteriormente in ginocchio il settore, oltre che escludere dalla possibilità di avere una adeguata assistenza una fascia di età della popolazione già fragile”, nulla in positivo è cambiato, anzi tutto è peggiorato. Le preoccupazioni e i timori in molti casi, in questi due mesi sono diventate una drammatica realtà. Per chi aspetta di poter essere ospitato, per le famiglie e per chi rischia di perdere il lavoro. “I distretti delle Asl continuano a rallentare in maniera pesantissima le procedure per i nuovi ingressi”, denuncia Assandri pochi giorni dopo l’ultima riunione dell’Osservatorio sulle Rsa. Una riunione in cui i vertici della prefettura, che coordinano il tavolo, non hanno nascosto la forte irritazione per la continua assenza dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi, che insieme alla collega Chiara Caucino titolare del Welfare, gestisce il delicato e importante dossier che riguarda decine di migliaia di anziani. “Ha partecipato soltanto una volta, quando è venuto ad annunciare il mirabolante piano dei 30 milioni di ristori”, dice il vicepresidente di Confapi Sanità ricordando che “è stata proprio la Regione a volere questo organismo e poi invece di partecipare con gli assessori, manda i dirigenti che non possono assumere decisioni”. 

E di decisioni da prendere, come sostiene anche Michele Assandri, presidente regionale di Anaste, una delle principali associazioni di gestori delle strutture, “ce ne sono molte e vanno prese al più presto”. In primo luogo “imporre alle Asl di spendere i soldi stanziati per fare i nuovi inserimenti di ospiti nelle Rsa”, sottolinea Colaci. “Questo, insieme a precise direttive per sveltire le procedure a livello di distretti, sarebbe già un importante passo in avanti per favorire le famiglie degli anziani che attendono da tempo e, non di meno, evitare la chiusura con conseguenti licenziamenti di molte delle circa 700 strutture che operano sul territorio piemontese”. 

Se a questo problema ancora da risolvere si aggiunge la difficoltà nel far rientrare nelle case di riposo gli ospiti ricoverati negli ospedali che seppur potrebbero essere dimessi, come raccontato l’altro giorno dallo Spiffero, continuano a rimanere in corsia, le fortissime preoccupazioni delle Rsa appaiono più che giustificati. Come se tutto ciò non bastasse, in quelle poche occasioni in cui si arriva in fondo alla procedura per inserire l’anziano nella struttura “da alcuni distretti delle Asl non viene più rispettato il criterio stabilito per legge della libera scelta. Anziché rispettare la decisione del futuro ospite o della famiglia – spiega il vicepresidente di Confapi sanità – vincolano l’ingresso all’indicazione della Rsa in cui deve entrare”. E visti i tanti, troppi, posti liberi anche questa procedura risulta difficile da comprendere.

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