VERSO IL VOTO

Candidato "fantasma" giallorosso, lo spettro dell'intesa agita Pd e 5S

I vertici nazionali vogliono l'alleanza ma sono in panne sul nome. Nel sondaggio commissionato dal Nazareno vengono testati il rettore del Politecnico Saracco e l'ex ct Berruto. L'emissario Boccia consulta anche la sindaca Appendino. La contrarietà delle due basi

L’appuntamento non è ancora segnato nelle rispettive agende, ma fonti del Nazareno assicurano che Francesco Boccia nel corso della sua missione torinese vedrà anche Chiara Appendino. L’ex ministro pugliese, che nella segreteria nazionale del Pd ricopre l’incarico di responsabile degli Enti locali, dovrebbe arrivare in città nei prossimi giorni, con un carnet fitto di incontri. Rinviata ufficialmente per sopraggiunti impegni parlamentari, in realtà per attendere il debutto di Giuseppe Conte da capo del Movimento 5 Stelle, la visita “pastorale” del dirigente cui Enrico Letta ha affidato il compito di istruire i dossier delle principali città al voto il prossimo autunno se non sarà risolutiva, quantomeno consentirà di capire fino a che punto i vertici romani sono disposti a spingersi per sancire l’allargamento della coalizione di centrosinistra ai grillini. E, in tale direzione, l’asse con la sindaca pentastellata è imprescindibile, vista l’ostinazione con la quale continua ad auspicare l’intesa con gli ex nemici a livello locale ma con un occhio bene attento alle dinamiche nazionali. Un passaggio, quello delle urne comunali, propedeutico a quell’alleanza che Letta immagina organica, “strutturale” con gli ex partner del governo BisConte sul piano politico e parlamentare. Il gioco vale la candela e Torino potrà essere sacrificata sull’altare delle convenienze romane? Riusciranno gli stati maggiori dei due partiti a vincere le resistenze interne, non solo e non tanto della truppa, piuttosto sconcertata e sconfortata dal repentino cambio di linea, ma soprattutto l’avversione dell’intendenza, per nulla propensa ad assecondare quella che senza mezzi termini definiscono, entrambe, un “suicidio”? Si vedrà.

Per intanto al piano manca un dettaglio, non propriamente marginale: l’assenza di un candidato in grado di incarnare l’alleanza. Meglio, un candidato fino a qualche mese fa c’era se Guido Saracco, per ragioni famigliari e sfiancato da guerriglie intestine, non avesse ritirato la propria disponibilità. Cambierà idea? Al momento sembra difficile, a dar retta alla smentita pronunciata dallo stesso rettore del Politecnico nell’ultima seduta del Senato accademico. Evidentemente di diverso avviso sono i vertici romani del Pd, visto che il nome dell’inquilino di corso Duca degli Abruzzi compare – assieme a quelli di Stefano Lo Russo, Enzo Lavolta e Gianna Pentenero – nel sondaggio commissionato a Ipsos per testare i papabili. I risultati potrebbero indurre Saracco a tornare sui suoi passi? È quello che confida l’entourage di Letta.

Ma c’è un altro nome sottoposto al giudizio del campione di torinesi interpellato dall’istituto demoscopico, quello di Mauro Berruto, neo componente (senza tessera) della segreteria del Nazareno. L’ex ct della Nazionale di volley è figura sul crinale tra la politica e società civile, partecipò nella fasi convulse e confuse della gestazione del rassemblement civico, salvo poi uscire sbattendo la porta. Ben inserito nei giri della Torino che conta, dotato di carisma e grande affabulatore, Berruto non è mai stato molto tenero verso i 5 Stelle. Del resto uno che ha conquistato sul campo un bronzo olimpico come poteva prendere l’opposizione al bis dei Giochi invernali da parte della giunta Appendino? A onor del vero, negli ultimi tempi ha un po’ attenuato i suoi giudizi critici e questo, per alcuni osservatori, potrebbe essere la spia di una sua possibile discesa in campo (quello politico). Eventualità che lui ha finora smentito con decisione.

Per alcuni l’uomo giusto sarebbe Mario Calderini, accademico, già presidente di FinPiemonte, pupillo dell’allora rettore del Poli Francesco Profumo - che lo portò con sé anche al ministero nel governo di Mario Monti - da tempo Calderini è migrato in Lombardia addebitando al Sistema Torino molte delle ragioni del suo esilio. Consigliere  di Paola Pisano fino a quando la grillina è stata ministra, il professore potrebbe contare su questa medaglia in casa Cinquestelle (soprattutto nell’area governativa), ma dovrebbe fare i conti con quei non pochi dem che non gli perdonano le sue parole spesso sprezzanti. L’unico che finora ha speso il suo nome è l’ex sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis, figura di rango, ma non certo espressione di un vasto fronte interno al partito.

Un gioco dell’oca dove si continua a tornare al via. Sarà il sondaggio a sciogliere i nodi, oppure si ricorrerà alle primarie, visto che per Roma si starebbe ragionando sulla data del 13 giugno? Si faranno anche a Torino in quella data? Nel frattempo cosa si muoverà nel campo sempre meno avverso e sempre più alleato? Venerdì partecipando all’assemblea online Appendino proverà a scalfire l’ala ancora dura del movimento, spiegando che bisogna andare verso l’alleanza, senza aspettare eventuali alchimie del ballottaggio? Probabile. Resta, comunque, sul tavolo un conto fatto senza l’oste, ovvero quella parte cospicua della base grillina che di allearsi col Pd non ne vuole sapere e, più ancora, di quei dem che dopo aver contrastato per cinque anni la maggioranza arruffona di Palazzo civico non sono affatto disponibili a cancellare tutto nel nome di convenienze romane. Quelle che inducono operazioni spregiudicate e, per chi conosce la città, controproducenti e autolesioniste. Soluzioni che, forte della sua esperienza, Sergio Chiamparino ha efficacemente bollato come “politiciste”.

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