GRANA PADANA

Lega, dopo lo schianto sull'azzardo tempesta sul capogruppo Preioni

All'esponente ossolano viene rimproverata la disastrosa gestione della partita sulla legge Leone. Il processo si apre nella chat del gruppo. A puntare il dito è, tra gli altri, il presidente di Palazzo Lascaris Allasia. Lui pronto a farsi da parte: "Sono uomo di partito"

È lecito nutrire seri dubbi che nel condurre la partita per la nuova legge sulla ludopatia, il capogruppo della Lega si sia ispirato alla celebra frase di Churchill: “Punta più di quanto tu possa permetterti di perdere e imparerai il gioco”. O forse no. Forse Alberto Preioni, dopo aver citato tempo fa Sir Winston in un indimenticato tweet per suggerire una sua somiglianza nel suscitare l’animosità nei suoi oppositori, ha davvero interpretato (troppo) alla lettera la metafora.

Che il gioco della politica, con i suoi meccanismi e artifici, le sue procedure e regolamenti, l’ossolano presidente dei consiglieri leghisti non l’abbia ancora del tutto imparato è, insieme, certezza, cruccio e disperazione per i suoi compagni di banco. Provare a rimediare, seguendo a modo l’autorevolissimo quando non verificato suggerimento appena citato, è stato un disastro. Non che pur guidando la più nutrita formazione della maggioranza e dello stesso Consiglio regionale, tutte le colpe per la Caporetto con cui si è concluso il baldanzoso attacco all’attuale legge sul gioco d’azzardo possano finire sulle spalle di colui che, di fronte alla disfatta, proverà a spiegare di essere sceso da cavallo dopo che tutti l’han visto disarcionato. “È una sospensione, non un ritiro”, ha ripetuto ben sapendo che la verità e il destino della futura norma sbandierata dal suo partito e non certo sostenuta dagli alleati erano altri.

Tuttavia, mentre il testo va in soffitta e si prepara “la nuova strategia”, sempre per citare Preioni, per lui il gioco di fa ancor più difficile. Le fiche affidategli all’inizio della legislatura, quando nella spartingaia pure geografica dei ruoli rimase fuori dalla giunta ma conquistò la guida del gruppo, starebbero scarseggiando. E, si sa, quando finiscono e finisce il credito del banco ci si alza. Fallita miseramente la mandrakata, tra i leghisti è incominciata la liturgia della sconfitta. Nelle chat nessuna frase di Churchill, piuttosto parole dure e senza metafore. E pure vecchi rimbrotti risparmiati al capogruppo quand’era il momento, ma messi da parte e tirati fuori adesso quando l’ostinazione venduta come tenacia e la miopia politica colorata con le lenti della coerenza hanno portato al fragoroso, quanto inutilmente negato, schianto.

E a far traballare la poltrona di Preioni, con qualche sorpresa, stando a quanto raccolto nelle chat concitate e un po’ disperate, pare essere tra gli altri lo stesso presidente del consiglio regionale Stefano Allasia. Dal canto suo il capogruppo non avrebbe mancato di rispondere dicendo in sostanza che da buon soldato lui è pronto a lasciare il comando della truppa.

Come andrà a finire? Questa tempesta, come altre che hanno scosso il partito che ha in mano il mazzo di carte della maggioranza, si allontanerà insieme al momento di riprovare a cambiare la legge sul gioco, preparando uno schema con gli alleati più solido e meno solitario? Oppure per Preioni si avvicina il momento in cui farà un altro tweet citando Churchill: “Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo”.

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