TRAVAGLI DEMOCRATICI

Rischio tarocco sulle primarie online

Ancora troppi dubbi sull'utilizzo della piattaforma messa a disposizione dal Pd per affiancarla ai gazebo. Dalla gestione dei dati sensibili alla possibilità che un cittadino voti anche per altri. Consultazioni aperte anche ai sedicenni

Potranno essere aperte ai sedicenni le primarie di centrosinistra per le amministrative di ottobre, così come avvenuto, peraltro in molte edizioni precedenti. In base a quanto si apprende, è quanto prevede una bozza di regolamento in fase di discussione nelle città che andranno al voto, come Roma, Torino e Bologna. Ma se sull’estensione del voto ai minorenni il consenso è generalizzato, sulle modalità del voto ci sono ancora molti dubbi. Sin dall’inizio, infatti, il Pd nazionale ha assicurato la messa a disposizione di una piattaforma informatica per garantire il voto online in alternativa ai gazebo per consentire a tutti di votare e ridurre il rischio di assembramenti. Per votare non servirà essere iscritti a una delle forze della coalizione, basterà dichiarare di essere di centrosinistra, sottoscrivendo un manifesto.

Come detto, però, restano dubbi sulla gestione della votazione online che è già stata oggetto di tensioni a Bologna dov’è appena stata presentata la piattaforma digitale del Pd. Utilizzo dei dati sensibili, garanzie sul principio “una testa un voto”, questioni economiche. A quanto risulta per votare online sarebbe necessaria una registrazione sulla piattaforma – inserendo nome, cognome e numero di carta d’identità – o l’abilitazione attraverso lo Spid. Per avere lumi su una serie di altri dubbi, il segretario del partito torinese Mimmo Carretta ha scritto oggi al responsabile nazionale dell’Organizzazione Stefano Vaccari e a quello della Privacy Lino Paganelli per avere chiarimenti riguardo “gli aspetti pratici, organizzativi, gestionali e legali”, in particolare legati “all’utilizzo di piattaforme digitali che contengono dati sensibili”.

Questioni legali e politiche viaggiano a braccetto. Nella coalizione c’è chi spinge per estendere il voto anche attraverso la tecnologia e chi predica prudenza. Come si fa, per esempio, ad avere la certezza che una persona non voti anche per altri? E ancora: quali garanzie può offrire il Pd sulla gestione dei dati sensibili relativi peraltro anche a elettori di altri partiti alleati? Ogni voto espresso con lo Spid potrebbe avere un costo intorno ai 40 centesimi: chi lo paga? Per dirimere queste e una serie di altre domande nelle prossime ore dovrebbe esserci un confronto tra il partito nazionale e quello locale perché gli sforzi per estendere la partecipazione non si trasformino in un boomerang.

print_icon