POLVERE DI (5) STELLE

Elezioni, M5s stana Appendino:
"È ora che scopra le sue carte"

Cinque mesi alle urne e il partito non ha ancora un candidato sindaco. Convocata l'Assemblea degli attivisti per venerdì prossimo. Cresce la scollatura tra sindaca e la base. Il caso Seymandi raffredda anche i rapporti con l'assessore Unia

Due settimane di tempo aveva chiesto Giuseppe Conte per sciogliere il nodo Torino; ne sono passate tre “e da Roma tutto tace”. I vertici del Movimento 5 stelle ormai si negano al telefono, Chiara Appendino si dedica più al tennis che al prossimo candidato sindaco e tra gli attivisti cresce un certo sconforto. Non c’è una struttura che si occupi delle liste, il programma è mero esercizio di stile, tanto per non stare fermi, non è ancora chiaro a chi spetti scegliere l’alfiere della lista pentastellata, e soprattutto quali siano le opzioni in campo.

Come da par suo, Giuseppi il Temporeggiatore ha saputo fermare il tempo quindici giorni orsono: nessun si muova. E così è stato, almeno fino a ieri quando dalla tastiera di un’attivista è giunta la richiesta di un incontro per fare il punto della situazione. Mozione approvata, anche i fedelissimi di Chiara danno il via libera, e così è stata convocata per venerdì prossimo, 4 giugno, l’Assemblea cittadina “delle attiviste e degli attivisti” per “giungere ad una posizione risolutiva e chiarificatrice in vista della imminente campagna elettorale” si legge nell’avviso che sta circolando sui gruppi social riservati ai militanti. Prima della discussione dovrà essere proprio Appendino a formulare la sua proposta per la successione, dopodiché si svolgerà la discussione che, si legge sempre nell’avviso, potrebbe richiedere “votazioni”. Questa volta il rischio che la sindaca finisca in minoranza è tutt’altro che remoto.

Lo scollamento tra la base e la prima cittadina è sempre più evidente: a lei viene imputata la responsabilità di questa impasse. Assieme a Conte ha stoppato ogni tentativo partorito sul territorio di tracciare un percorso di qui alle urne di ottobre: prima la voglia di imporre lei il nome del successore, poi la disperata rincorsa a un accordo con il Pd ora un sostanziale disimpegno.

Di certo Appendino non rema a favore di Valentina Sganga, capogruppo in Sala Rossa e su posizioni divergenti riguardo alleanze e candidature. Di più, si dice gliel’abbia giurata. Ma ultimamente si sono raffreddati i rapporti anche con l’assessore all’Ambiente Alberto Unia, l’altro pretendente alla carica di candidato: ne sia prova il modo opposto con cui i due hanno gestito il caso di Cristina Seymandi, la regina dei comitati di quartiere che dopo cinque anni alla corte di Appendino si è schierata con Paolo Damilano. La sindaca l’ha liquidata in quattro e quattr’otto dall’incarico che ricopriva nel suo gabinetto a capo del tavolo di progettazione civica, mentre Unia l’ha tenuta nel suo staff.

Nella riunione di tre settimane fa Conte aveva prefigurato tre soluzioni per Torino: un bis di Appendino (su cui la diretta interessata continua a resistere nonostante le tante pressioni), una personalità di spicco nazionale o ancora una figura di eccellenza individuata nella società civile. Scenario che sembrava fatto apposta per escludere proprio Sganga, alla quale non era rimasto che abbozzare. Passati venti giorni, però, nulla si è mosso. A questo punto Conte e Appendino devono scoprire le loro carte “oppure lascino fare a noi”.

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