LOTTA AL COVID

Parte la caccia ai sanitari no vax. Pronti gli elenchi per le Asl 

Il Piemonte avvia la procedura che prevede il cambio di mansioni o la sospensione senza stipendio. Oggi incontro del commissario Rinaudo con i direttori generali delle aziende. Dati coperti dalla privacy, non si sa quanti sono i medici e gli infermieri renitenti al vaccino

In Veneto 18 operatori socio sanitari novax sono stati sospesi dalla Rsa veronese dove lavoravano, in Puglia nel solo ospedale di Brindisi sono sei gli infermieri lasciati a casa senza stipendio per aver rifiutato la vaccinazione obbligatoria, a Belluno la prima sentenza del Tar che rigetta il ricorso di otto sanitari contro le ferie forzate imposte in attesa che cambiassero idea sottoponendosi all’immunizzazione, altrimenti addio al lavoro almeno fino a fine anno come prescrive la legge.

Mentre la vaccinazioni proseguono e si aprono nuovi hub, come quello del Valentino a partire da venerdì con prenotazione degli over 60 da domani, e oltre 700 aziende private si preparano a immunizzare i loro dipendenti, il Piemonte deve recuperare terreno rispetto a molte altre regioni sul fronte del personale sanitario che continua a lavorare a contatto con i pazienti senza essere vaccinato. Per scelta. Anche se questa equivale alla violazione di un obbligo di legge. Aveva promesso linea dura contri medici, infermieri e altri operatori sanitari renitenti al vaccino, l’assessore alla Sanità Luigi Icardi. E non ha cambiato idea. Però una serie di problemi, compresi quelli giuridici legati alla tutela della riservatezza dei dati, ha rallentato non di poco l’applicazione delle norme contenute nel decreto del 1 aprile, convertito pochi giorni fa in legge.

Adesso si parte. Appena nominati, i direttori generali delle Asl che ieri sono sfilati in corso Regina per la firma dei contratti oggi riceveranno dal commissario dell’Unità di Crisi Antonio Rinaudo le disposizioni definite in questi giorni dal Dirmei, per recuperare il tempo perduto e affrontare (si spera) con decisione e sollecitudine un tema tutt’altro che irrilevante. È pur vero che gli ospiti delle Rsa sono quasi tutti vaccinati, che la curva della diffusione del virus è in costante e notevole calo, ma è altrettanto vero che non solo un obbligo va rispettato, ma che mettere a repentaglio la salute altrui per una scelta contraria alle disposizioni previste per chi lavora in sanità è inaccettabile. “La normativa è molto chiara e va applicata”, spiega l’ex magistrato Rinaudo alla vigilia dell’incontro con i vertici delle aziende sanitarie. “Ciascuna di queste, che ha i numeri e i nomi dei sanitari non vaccinati deve far partire le lettere di invito a chiarire per quali ragione non ci si sia sottoposto alla vaccinazione”. A questo passaggio la Regione affida l’auspicio di poter “convincere” chi ha rifiutato fino ad oggi il vaccino a cambiare idea e a sottoporsi all’immunizzazione in tempi brevissimi. 

Nessuno nasconde come sia meglio rimediare, sia pure in ritardo, a un mancato obbligo (non solo giuridico, ma anche morale e di rispetto per i pazienti o, nel caso delle Rsa, degli ospiti) piuttosto che lasciare a casa del personale, che certo non abbonda e potrebbe in alcuni casi creare notevoli problemi. Ma se all’invito si risponde confermando il rifiuto o non si risponde affatto, parte l’ulteriore fase della procedura. “In questo caso parte la segnalazione al datore di lavoro nel caso di dipendenti o dell’Ordine professionale nel caso di libero professionisti”, spiega il commissario per la campagna vaccinale. 

Se c’è la possibilità di spostare il dipendente a funzioni che non prevedano il contatto con il pubblico questa può essere una soluzione, altrimenti è inevitabile la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. Per quanto riguarda i liberi professionisti, ma anche gli stessi medici di medicina generale, è l’Ordine a provvedere alla sospensione dalla professione, sempre fino a fine anno come prevede la legge. 

A gestire, nell’ambito delle Asl, la procedura saranno i Sisp, i Servizi di igiene e sanità pubblica e “tutta la procedura avviene nel pieno rispetto della privacy”, ribadisce Rinaudo, sgombrando il campo da possibili appigli per chi potrebbe provare a porre ostacoli all’applicazione di provvedimenti che, peraltro, hanno già segnato ritardi rispetto a quanto stabilito dal Governo. I dati, gestiti dal Csi elaborando i dati del personale con quelli della piattaforma che gestisce il sistema vaccinale, saranno a disposizione delle Asl già da oggi. Numeri che non è dato sapere quali siano, anche se non è difficile immaginare che ogni struttura sia informalmente a conoscenza del personale che ha rifiutato di vaccinarsi. Ma senza la procedura prevista nessuno può intervenire. Ecco la necessità di “agire quanto più possibile tempestivamente”, come verrà chiesto oggi ai direttori generali.

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