POLITICA & SANITA'

Nuovo piano sociosanitario, "Pronto in meno di un anno" 

Icardi lo mette nell'agenda dei direttori delle Asl a rapporto sulle vaccinazioni a rilento. "Maggior peso alla continuità assistenziale e alle cure domiciliari". Previsti 8 nuovi ospedali. Mano pesante sulla delibera Saitta-Moirano. Opposizione pronta al dialogo

Quando, ieri pomeriggio, rammentando ai direttori generali delle Asl i loro obiettivi, a partire dalla necessità di recuperare terreno sulle vaccinazioni e sulla realizzazione delle terapie intensive targate Arcuri, l’assessore alla Sanità ha parlato del prossimo piano sociosanitario non guardava a un futuro lontano. “Tra sette o otto mesi al massimo il Piemonte lo avrà”, assicura Luigi Icardi che ha agganciato l’avvio dell’iter alla conclusione di quello per l’istituzione dell’Azienda Sanitaria Zero: sei mesi di tempo per dare alla sanità regionale lo strumento principe di programmazione e gestione.

I conti son presto fatti. Se la super Asl che con alcune modifiche prende a modello la collaudata esperienza del Veneto, in grado di accentrare molte competenze a partire dai centri di spesa, vedrà la luce con l’approvazione in Consiglio prima delle vacanze agostane, è facile immaginare l’avvio dei lavori per il nuovo piano sociosanitario alla ripresa dei lavori a settembre. “Noi lo stiamo sollecitando da tempo e nelle scorse settimane si era pure deciso di dar vita a un gruppo di lavoro preparatorio per le linee generali, visto che il disegno di legge sarà poi quello della giunta, ma ad oggi nulla si è mosso”, ricorda il consigliere del Pd Daniele Valle. “La necessità di porre fine a provvedimenti isolati con un piano organico”, viene ribadita da un altro dem come Domenico Rossi, vicepresidente della commissione Sanità.

Sembra una strada se non in discesa perlomeno senza troppe salite quella del futuro piano sociosanitario. Che si avvia a nascere dopo un anno e mezzo di pandemia e quando la campagna di vaccinazione sta allargando la platea a tutta la popolazione, sia pure con alcuni problemi da risolvere come conferma la chiamata a rapporto dei direttori generali, ieri in piazza Castello, e i dati rapportati a quelli di altre regioni.

“Sarà un piano ospedaliero, ma soprattutto territoriale” anticipa Icardi ponendo l’accento su quella parte della sanità sottoposta dalla pandemia a una sorta di radiografia dal referto non certo positivo. Il rafforzamento della medicina del territorio da argomento di emergenza passa a necessità strutturale. “Telemedicina, un rinnovato ed efficiente sistema di continuità assistenziale per percorso casa-ospedale-casa”, sono punti inderogabili e priorità nella riscrittura della sanità piemontese.

La decisione di postporre l’avvio dell’iter per la stesura del piano alla definizione dell’Azienda Zero, Icardi la spiega con la necessità di “avere uno strumento fondamentale come la nuova azienda pronto da inserire nella normativa di programmazione evitando il contrario che comporterebbe tutta una serie di problemi”. Dunque la super Asl entrerà già pronta a funzionare nel futuro piano che potrebbe prevedere, come accaduto nell’apripista Veneto, una riduzione del numero delle aziende, riproponendo un tema già affacciatosi in passato come quello della fusione di alcune Asl con le Aso che operano sullo stesso territorio. “La pandemia ha messo in evidenza la necessità di rivedere e rafforzare in maniera pesante la continuità assistenziale, il rapporto ospedale-territorio e la domiciliarità delle cure”, sottolinea l’assessore indicando un’attenzione forte “alle cronicità, che il Covid direttamente e indirettamente ci lascerà facendole aumentare”.

Territorio rafforzato, ma anche ospedali da svecchiare. L’età di quelli piemontesi è molto elevata salvo rare eccezioni. “Abbiamo la possibilità di finanziamenti da parte dell’Inail per otto ospedali: Alessandria, Cuneo, Savigliano-Saluzzo, Ivrea, Vercelli, quello del Vco e quello di Moncalieri, l’Amedeo di Savoia. L’edilizia sanitaria è un aspetto fondamentale nel nuovo piano, tanto che l’investimento previsto è pari a 1 miliardo e 650 milioni”. Nel frattempo si va avanti con le due Città della Salute, quella di Novara e quella di Torino dove in estate partiranno i lavori per la bonifica del sito.

Nel mirino quella “famosa” delibera 1-600 adottata dalla passata amministrazione di centrosinistra che modificò pesantemente la rete ospedaliera, scatenando reazioni critiche e una montagna di ricorsi da parte di quei Comuni che si sono sentiti penalizzati: “Bisognerà metterci mano per forza”, conferma Icardi. “Con quella deliberà si tagliò di più rispetto a quanto previsto dal decreto 70”. E anche questo il Covid, lo ha messo, drammaticamente, in evidenza, cambiando schemi e priorità. E imponendone di nuovi per il futuro piano della sanità piemontese.

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