VERSO IL VOTO

La "Torino intelligentissima" del furbissimo Portas

Scimmiotta il claim di Damilano e usa i soliti accalappiavoti. Le strategie del funambolico capo dei Moderati per conquistare qualche scranno senza (quasi) mai far politica. La pesca a strascico di reduci di altri partiti e qualche nome imbarazzante

Chissà se Torino è effettivamente “intelligentissima”, di certo chi l’ha così appellata, scimmiottando il claim – “Torino bellissima” – di Paolo Damilano è uno furbissimo. Si tratta di Mimmo Portas, leader dei Moderati, il funambolo del centrosinistra, abile giocatore di scacchi che in politica si dedica con altrettanta disinvoltura al gioco delle tre carte. E mentre tratta, discute, simula e dissimula con gli alleati, tesse la sua tela e costruisce la lista che in buona parte ne rispecchia lo stile: essere ciò che si appare o meglio apparire ciò che non si è. Vive di simboli Portas, che è furbissimo e vuole apparire intelligentissimo. Sarà per questo che da quasi un decennio a capitanare le sue liste c’è Piera Levi Montalcini, un cognome che è una garanzia, nipote del Nobel per la medicina e presidente dell’associazione che ne conserva la memoria, negli ultimi anni è stata candidata praticamente ovunque. 2016: a Roma nel Pd a sostegno di Roberto Giachetti, 2019: nei Moderati alle regionali del Piemonte per Sergio Chiamparino, 2020: a Moncalieri sempre nei Moderati; nel 2021 di nuovo nei Moderati a Torino.

I suoi manifesti già campeggiano in giro per la città e quale nome (o meglio cognome) può rappresentare meglio quel claim di una “Torino intelligentissima”? Candidata (e spesso eletta) Piera Levi Montalcini lo è dall’inizio del millennio: prima con la Margherita, poi col Pd, infine con i Moderati dove Portas l’ha trasformata in un brand. Sui manifesti per Torino 2021 compare al fianco di Mauro Esposito, l’imprenditore che ha denunciato la ‘ndrangheta, anche lui già candidato in altri appuntamenti elettorati e allontanato dal Pd dopo essersi presentato a Caselle, nell’hinterland di Torino, con una sua lista in alternativa a quella del partito. I due si candidano in ticket alle prossime amministrative, almeno stando ai due faccioni che compaiono appaiati nei manifesti: testimonial ideali di una città intelligentissima e legalitaria. Alle loro spalle, poi, c’è il solito sottobosco nel quale compariranno ancora una volta personaggi come Massimiliano Miano, che qualche anno fa patteggiò per un’accusa di voto di scambio e ora punta alla presidenza della Circoscrizione VIII. Non proprio una pecora nera, giacché in passato più di un candidato ha avuto qualche problemino con la giustizia.

Il resto è storia nota. Di come Portas, ex postino di San Mauro, muovendo i primi passi politici in Forza Italia sia riuscito a far credere a tutti di essere un grande esperto di sondaggi e un mago del marketing, imbarcando sul suo zatterone naufraghi di tutti i partiti, traghettando verso i lidi del centrosinistra molti esponenti della destra (e ricevendone perciò benemerenze e lo scranno a Montecitorio). Promette tessere ad honorem di un partito che tessere non ne ha mai avute e neppure ha mai celebrato un congresso né votato organi dirigenti. Ma da titolare di una insegna, quella dei Moderati, dotata di un certo appeal elettorale ha saputo destreggiarsi con maestria (e spregiudicatezza) nel suk della politica nostrana.

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