GRANA PADANA

Lega, resa dei conti a Moncalieri

A seguito della querelle giudiziaria sulla candidatura dell’ex forzista Zacà, Salvini dispone il commissariamento della sezione cittadina. Nominato Petazzi, parlamentare sindaco di Fubine e ventriloquo di Molinari. Nel mirino il capogruppo Calligaro

C’è aria di resa dei conti nella Lega di Moncalieri dove, dopo le denunce e gli avvisi di garanzia, arriva pure il commissario. A spedirlo nella quinta città del Piemonte sarebbe stato Matteo Salvini in persona, almeno stando a quanto afferma lui stesso, Lino Petazzi, per quanto sia difficile non scorgere dietro la sua sagoma quella del numero uno piemontese Riccardo Molinari. E infatti non è un caso che il commissario sia proprio il sindaco della piccola Fubine Monferrato, nel cuore del feudo elettorale di Molinari. Quel Petazzi finito a Montecitorio proprio per volere del plenipotenziario piemontese, di cui qualcuno lo considera poco più di un ventriloquo.

La decisione arriva dopo la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dai pm nei confronti di Molinari, del vertice provinciale di Torino Alessandro Benvenuto e di Fabrizio Bruno, leghista, funzionario della Regione, che si è occupato materialmente di presentare la lista alle ultime elezioni comunali del 2020. Lista che poche ore prima della scadenza per la presentazione è stata manipolata, attraverso la cancellazione del nome di Stefano Zacà, l’ex capogruppo di Forza Italia trasmigrato alla Lega con la promessa di una candidatura e poi depennato all’ultimo momento per le proteste dell’alleato berlusconiano, salvo poi essere riammesso dai giudici amministrativi ed eletto a suon di preferenze in Consiglio. Trasformandosi così in una delle più insopportabili beffe per Molinari. Secondo i pm, l’alterazione della lista dopo la raccolta delle firme costituisce una turbativa del regolare svolgimento delle elezioni e così, sollecitati da un esposto dei Radicali, aprono un fascicolo che porterà alla richiesta di rinvio a giudizio dello scorso giugno.

Il commissariamento della Lega di Moncalieri “deriva da scelte sbagliate che sono state effettuate da chi ha guidato a livello locale il nostro partito nella campagna elettorale del 2020 – dice Petazzi che poi tira in ballo direttamente il capogruppo del partito in Consiglio –. Arturo Calligaro ha dapprima gestito in maniera errata la formazione delle liste, con una superficialità che ha creato attrito con gli alleati. Successivamente, con malafede risultata evidente sulla base della documentazione disponibile, per interessi estranei a quelli del partito, ha ignorato e disatteso le indicazioni dei segretari provinciale e regionale. Infine, cosa ancor più grave, ha negato le proprie responsabilità, cercando di scaricarle su altri con condotte istituzionalmente ed eticamente non accettabili”.

Un attacco durissimo che arriva a quasi un anno da quella tornata elettorale che ha visto riconfermato il sindaco Paolo Montagna (che pure aveva e ha le sue belle grane con la giustizia). Accuse di fronte alle quali lo stesso Calligaro, volto storico della Lega di Moncalieri, alza le spalle: “La buttano in politica per salvare la faccia, ma come sono andate le cose i giudici lo sanno bene e infatti in quel processo io sono un testimone e loro gli indagati”. Forse qualcuno s’aspettava che dopo il patatrac Calligaro s’assumesse la responsabilità di quanto accaduto? Chissà. Di certo, dice il capogruppo, "io resto nella Lega perché questo episodio nulla ha a che vedere con i nostri ideali e le battaglie che ogni giorno io e i miei colleghi (lo stesso Zacà e il vicepresidente del Consiglio Alessandro Giachino) portiamo avanti".

Insomma, la situazione è sempre più tesa e gli appelli all’unità del “ventriloquo di Molinari” – “confido nella collaborazione di tutti voi per ripartire” – questa volta rischiano di cadere nel vuoto.

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