(DIS)GIUNTA REGIONALE

Regione, rimpasto nell'urna

L'annunciato ostruzionismo delle opposizioni allontana il raddoppio degli assessori esterni. Ma il governatore ha fretta di fare cambiamenti (a partire da Icardi). Semaforo verde da Molinari. Il peso del risultato delle comunali di Torino e Novara

Sul rimpasto di giunta Alberto Cirio e con lui la maggioranza, seppur con varie intensità, si prepara a frenare, tenendo però il piede pronto sull’acceleratore. La proposta di legge per la modifica dello statuto regionale che raddoppierebbe da tre a sei i posti nell’esecutivo ricopribili da non eletti si appresta a restare nulla più di una bandiera della Lega, che l’ha depositata, di fronte all’annunciato ostruzionismo del Pd e di tutte le altre forze di minoranza. Al governatore non rimane quindi che prepararsi, come pare intenda fare, a rimaneggiare la sua squadra senza poter contare su quei tre posti in più dove piazzare figure scelte al di fuori del Consiglio regionale.

Far fuoco con la legna che si ha. Questo Cirio, che medita da tempo un falò per arrostire (dopo aver provato a rosolarlo per mesi) il suo assessore alla Sanità, lo ha ormai capito. Immaginare una lunga attesa come quella richiesta per la modifica dello statuto, con doppia lettura in aula e soprattutto la valanga di emendamenti che le minoranze sono pronte a far rotolare sul testo della Lega, cozza contro la fretta che ormai il presidente non nasconde guardando a un cambiamento di più di una poltrona in giunta, oltre quella di Luigi Icardi.

Fonti vicine a piazza Castello spiegano che il proposito di Cirio è quello di incominciare a mettere mano, concretamente e non più solo a parole, alla sua squadra di governo appena dopo le elezioni amministrative, passaggio ineludibile per pesare le tre forze che compongono la maggioranza e agire di conseguenza. Ci sarà il sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega? Forza Italia riuscirà a continuare a esistere in maniera tale da poter difendere i suoi assessori? Queste e altre variabili non possono essere omesse, nella loro eventuale conferma o smentita dal voto a Torino e non di meno a Novara, nel momento in cui si ragionerà su quel tagliando che prevede la sostituzione di più di un pezzo della macchina. 

“Il presidente non ha bisogno di una legge per togliermi la delega, bastano poche righe e una firma”. Frase, quella di Icardi, che tra quei leghisti (sempre di più) tutt’altro che pronti ad immolarsi in sua difesa, nei giorni scorsi aveva alimentato l’idea e pure la speranza che Cirio cogliesse la palla (e la sfida) al balzo. Tanto più che il governatore aveva messo a bordo campo a scaldarsi i muscoli, per prepararsi al tragitto verso corso Regina Margherita, il leghista Riccardo Lanzo preallertato in vista di quella giubilazione di Icardi che, per ora, resta nei desiderata di Cirio. Si realizzerà dopo il voto delle comunali? 

All’idea del tagliando non pare intenzionato assolutamente ad opporsi il numero uno della Lega in Piemonte, Riccardo Molinari semmai a Cirio ha più volte spiegato come sarebbe opportuno non procedere con spezzatini vari, ma preparare un piatto completo decidendo chi sostituire e chi confermare. L’idea originaria, prima del ripiego ormai più che probabile, era anche e soprattutto per il segretario regionale della Lega procedere ad alcuni cambi nell’esecutivo con il raddoppio delle possibilità di manovra possibile con la modifica statutaria. 

Una modifica, quella per aumentare i posti per gli assessori non consiglieri (oggi sono Marco Gabusi di Forza Italia e i due leghisti Vittoria Poggio e Matteo Marnati), cui le minoranze non si oppongono in linea di principio, avendo tra l’altro il Pd presentato una proposta di legge in tal senso. Ma vincolano l’aumento degli assessori esterni alla predisposizione di una nuova legge elettorale con l’eliminazione del listino, alla modifica del regolamento (ovvero le tecnicalità da applicare ai lavori dell’assemblea di via Alfieri), ma soprattutto pongono la pregiudiziale dell’entrata in vigore delle riforme a partire dalla prossima legislatura.

Con questa prospettiva prima di schiantarsi contro il muro dell’ostruzionismo e dei tempi, ma non volendo rimandare ancora di molto il rimpasto non resta che farlo con quel che offre il convento. Che questo sia un problema, proprio a partire dalla sanità, è chiaro a tutta la maggioranza, partendo proprio dalla Lega dove l’ipotesi di cedere la delega più importante in cambio di un super assessorato dedicato all’attuazione del Pnrr , per il quale circola il nome dell'ex presidente di Confindustria Piemonte Fabio Ravanelli, rischia di sfumare nell’impossibilità di trovare all’esterno la figura cui affidarlo. A meno di mandare a casa uno o più dei tre assessori non eletti 

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