POLITICA & SANITA'

Sanità, più soldi del Pnrr al Sud.
Il Piemonte perde oltre 70 milioni

Il ministro Speranza: "Almeno il 40% dei fondi al Mezzogiorno". Saltano 3 Case della Comunità sul territorio regionale e si prospettano altre modifiche al ribasso del piano. Icardi: "Per deliberare il progetto dobbiamo sapere quanti soldi ci danno"

Il taglio per il Piemonte arriva ancora prima di aver programmato come spendere i soldi del Pnrr per la Sanità. Anzi è proprio la sforbiciata prospettata dal ministro Roberto Speranza a frenare la macchina già avviata. “Prima di decidere come spendere i soldi, dobbiamo sapere con esattezza quanti saranno”, spiega l’assessore Luigi Icardi che ha passato parte della giornata con un orecchio teso agli interventi in Consiglio regionale sulla legge istitutiva dell’Azienda Sanitaria Zero e l’altro alla commissione Salute della Conferenza delle Regioni. Proprio qui è arrivata, portata dal direttore generale della programmazione sanitaria Andrea Urbani e dal direttore tecnico della segreteria Stefano Lo Russo insieme al direttore di Agenas Domenico Mantoan, la bozza del riparto degli 8 miliardi destinati a una parte della cosiddetta mission 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Nel documento, formalmente ancora una bozza, il ministro della Salute prevede che “almeno il 40 per cento delle risorse allocabili sia destinato alle regioni del Mezzogiorno”. Questo ha come inevitabile conseguenza una riduzione della percentuale inizialmente prevista per ciascuna regione del Nord. Nel caso particolare del Piemonte si scende dal 7,53% al 6,64%. Tradotto in soldi la regione, nel caso passi lo schema del ministero, perderà qualcosa come più di 71 milioni, passando da circa 607 milioni a poco meno di 536. Un bel taglio, non c’è che dire. 

Leggi qui la bozza di Relazione al decreto

Altro esempio, messo nero su bianco sempre nel documento planato ieri sui tavoli delle Regioni, quello che riguarda nel particolare l’impiego di questi fondi: fino all’altro giorno per il Piemonte erano previste 93 Case della Comunità, ma in seguito al nuovo riparto saranno 3 di meno. Questo accadrà se la bozza si tramuterà in atto ufficiale. Ieri le Regioni non hanno assunto alcuna decisione in merito che ci sarà, molto probabilmente, il prossimo 3 di novembre quando a riunirsi saranno i presidenti. Non sono ovviamente mancate, di fronte al piano proposto da Speranza, le rimostranze da chi dovrà fare i conti con meno soldi. Se la Lombardia, forte di un avanzo di parecchie centinaia di milioni, non sembra molto preoccupata per questa possibile modifica e lo stesso Veneto può contare su un tesoretto, ben diversa situazione di prospetta per altre regioni, tra cui il Piemonte, dove non c’è la possibilità di compensare con risorse proprie il mancato introito. 

“Per questa ragione è impossibile deliberare l’impiego dei fondi del Pnrr. Ad oggi lo ha fatto soltanto la Lombardia forte di quelle risorse proprie che può usare per far fronte al taglio”, spiega Icardi rispondendo indirettamente al consigliere regionale del Pd Domenico Rossi che in una nota denuncia come “al solito siamo in ritardo. La discussione sul dove e sul come impiegare queste risorse non è ancora partita e il Piemonte rischia di arrivare tardi. La Lombardia ha già approvato una delibera regionale in tal senso”. L’esponente dem ricorda anche come sia “fondamentale coinvolgere il Consiglio regionale che ha la paternità della programmazione. Per questo ho chiesto un’informativa urgente in Commissione sanità, ma credo sia necessario anche un consiglio aperto. La giunta – aggiunge Rossi – ha, inoltre, il dovere di condividere il percorso con enti locali e rappresentanti del mondo sanitario per la definizione del piano regionale di attuazione del Pnrr. Qui siamo ancora fermi al “censimento” del presidente Alberto Cirio, ma serve una marcia in più e il coinvolgimento dei sindaci”. Anche su questo punto Icardi rimanda alla sortita ministeriale: “È evidente che dopo un prospetto degli immobili utilizzabili per le nuove strutture previste che abbiamo chiesto a ciascuna Asl, incontreremo le conferenze dei sindaci e discuteremo nei dettagli il piano, ma prima dobbiamo sapere con esattezza quali sono le risorse su cui possiamo contare. Il Piemonte non è la Lombardia che ha 800 milioni di avanzo utilizzabili”.

Qui la bozza di Ripartizione tra le Regioni

Per quanto riguarda la dislocazione della Case di Comunità e gli altri interventi previsti da questa fase di attuazione del Pnrr in ambito sanitario, l’assessore dunque apre alla discussione con gli enti locali e non esclude neppure il ricorso all’Ires, l’Istituto di ricerche economiche e sociali della Regione, per uniformare le scelte e calarle il più possibile sulle esigenze territoriali nel rispetto di una serie di parametri. Per dirla più chiaramente, bisognerà evitare che come avvenuto già in passato si scatenino questioni di campanile. 

Il termine per inviare il piano al Governo è fissato a fine anno, anche per questo è necessario che si sciolga in tempi brevi la questione dei fondi e la loro entità dopo la proposta del ministero che, per dare più fondi al Sud, riduce le risorse alle altre regioni. Una riduzione che potrebbe non fermarsi agli 8 miliardi, ma scattare anche per il resto previsto dal Pnrr per la Sanità che somma complessivamente a una cifra attorno ai 22 miliardi. Fatti i conti la riduzione per il Piemonte potrebbe dunque triplicarsi arrivando a più 200 milioni con il segno meno davanti. Ieri i dirigenti del ministero non hanno prospettato le modifiche al riparto complessivo, ma solo quelle relative agli 8 miliardi. Sul resto pesa l’incognita e il forte rischio che vengano ridotte le risorse anche per interventi come quello sull’assistenza domiciliare integrata, solo per citarne uno. 

Quale sarà l’atteggiamento dei governatori del Nord rispetto allo schema di Speranza? Da questo dipenderà la cifra finale che arriverà in Piemonte per i prossimi anni e a cascata la predisposizione del piano da condividere con gli enti locali, così come con i sindacati di categoria da cui stanno arrivando sollecitazioni in tal senso. 

La stessa approvazione, ieri in aula a Palazzo Lascaris, della legge che istituisce l’Azienda Sanitaria Zero si inserisce in questo, non facile, percorso e spiana la strada verso l’avvio dell’iter per dare al Piemonte un nuovo piano sociosanitario. “Dovremmo riuscire a portarlo a termine nel giro di sei mesi”, ipotizza Icardi. Altri tempi, assai più rapidi, servono invece per capire se lo spostamento di maggiori risorse alla sanità del Mezzogiorno priverà il Piemonte di parecchi milioni. E tenendo conto di quel probabile taglio, predisporre il piano da inviare al Governo entro fine anno.

print_icon