BERLUSCONEIDE

Forza Italia, si Salvi(ni) chi può

La faida tra "sovranisti" e "draghiani" attraversa anche il partito piemontese. Il coordinatore regionale Zangrillo "sposa" la fidanzata di Berlusconi, Rosso (ex leghista e An) dà del voltagabbana agli avversari interni. Nel mirino la gelminiana Porchietto

L’ipotesi di un’implosione di Forza Italia rinviata ad appena insediato al Colle il successore di Sergio Mattarella, assume sempre più consistenza. E, comunque, anche se la deadline non sarà quella, la miccia a più o meno lenta combustione della bomba azzurra ha già incominciato a bruciare. La temperatura nel partito di Silvio Berlusconi, già elevata da tempo, raggiunge il calor bianco nella ormai palese divisione tra quanti scommettono sul nuovo padrone del vapore individuato in Matteo Salvini e quelli che, invece, rifiutano l’idea di un anschluss del Capitano, non vedendolo tra l’altro come il futuro premier per un centrodestra di governo.

Le scintille che accelerano l’inevitabile scoppio si sono viste chiaramente, accompagnate da sonore scoppiettii, con lo scambio non propriamente amichevole di opinioni tra la ministra Mariastella Gelmini e la deputata e fidanzata del leader, Marta Fascina in occasione dell’accesa discussione per la nomina del capogruppo alla Camera. Casus belli, la divisione tra i supporter di Sestino Giacomini e quelli del poi nominato Paolo Barelli, che ha plasticamente lacerato il partito e non certo solo sulla presidenza dei deputati. La sortita di Fascina contro l’attacco di Renato Brunetta nei confronti del capo della Lega, reo di aver speso parole dure verso “parlamentari attaccati alla poltrona” e dunque contrari a elezioni anticipate, è un velo che cade su quel che sta succedendo da tempo in Forza Italia. “Salvini ha detto una cosa che condivido – posta la morosa del Cav, espressione di quel cerchio magico-tragico di Arcore che assume il ruolo di interpretare il verbo di Silvio –. La maggior parte dei parlamentari di queste Camere ha come obiettivo la fine della legislatura e la conferma del proprio seggio alle prossime elezioni”. Parole che ne hanno scatenato altre, meno esternate ma non meno pesanti. Le chat infiammano. Quella dei brunettiani, sinonimo di mai morire salviniani, con Gelmini Giovanna d’Arco di una Vandea di un berlusconismo ormai sepolto e comunque non disposta a un’annessione da parte della Lega raccoglie strali contro la Fascina: “Meglio stia zitta”, il più conciso. 

Whatsapp si sostituisce al congresso che Forza Italia non ha mai avuto. E lo fa raccontando anche posizioni, correnti che dal centro arrivano nelle regioni e da lì ripartono. “Brava Marta, è esattamente quello che si vive in Parlamento, è molto triste ma è la verità”, scrive Paolo Zangrillo, coordinatore regionale e fratello del medico personale del Cav e in quest’occasione supporter della fidanzata, “Super raccomandato dal fratello, candidato senza un’ora di politica”, lo dipingono i (molti) detrattori, tra cui il fuoriuscito Osvaldo Napoli. Contro Brunetta si scaglia pure il numero due piemontese e vicepresidente nazionale di Anci Roberto Pella cui si appaia chi con lui condivide il vicariato di Zangrillo, ovvero Roberto Rosso il quale si spinge a bollare chi sta sul fronte opposto come “voltagabbana”. Pratica in cui il deputato parla con cognizione di causa, essendo passato dal tradimento nei confronti di Gipo Farassino, quand’era leghista, per scaldarsi alla fiamma di Ugo Martinat nella giovane Alleanza Nazionale da cui partirà per l’ennesima giravolta diretto verso Gilberto Pichetto allora coordinatore regionale, carica che quando lascerà a Zangrillo si porterà dietro lo stesso Rosso.

“Grazie Renato per aver difeso il lavoro che tutti i giorni facciamo”, scrive Claudia Porchietto, vero bersaglio in Piemonte, per la sua vicinanza alla Gelmini, del cerchio tragimagico di Arcore. Chiusura della campagna elettorale per le comunali, Pastificio De Filippis del candidato sindaco Paolo Damilano, attovagliato lo stato maggiore azzurro, l’amaro a Porchietto lo offre la vestale del Cav Licia Ronzulli: “Claudia non ci pensare proprio a essere la capolista, alle prossime elezioni il nostro candidato su cui puntare sarà Pella”. Prosit. Con Brunetta e Gelmini anche Carlo Giacometto, deputato nonchè consigliere del ministro della Funzione Pubblica e dunque nella lista nera. Ieri Brunetta, ospite della Fondazione Cavour, è stato “scortato” stretto proprio da Porchietto e Giacometto. Nelle chat spunta pure una carneade azzurra come la verbanese Mirella Cristina che si schiera sul fronte fasciniano dove, ovviamente con cotanta benedizione della Ronzulli sta pure il già citato Pella. Gli attacchi verso Porchietto e Giacometto risparmiano (per ora) il viceministro Gilberto Pichetto, considerato dai pasdaran un big a fine carriera anche se questo è tutto da vedere giacché il 67enne ex coordinatore regionale di un partito il cui leader ha festeggiato le 85 primavere è quasi uno sbarbatello.

Insomma, nel partito che per anni gli avversari definirono di plastica si è aperta una crepa che nessuna colla, se non quella posticcia in attesa dell’elezione del Presidente della Repubblica, ormai potrà tenere insieme. Una faglia che attraversa tutti i territori, come dimostra la situazione tutt’altro che tranquilla in Piemonte. Dove lo sguardo non può che posarsi, indagatorio, sul governatore. Non tradendo il suo modus operandi in situazioni tese, Alberto Cirio si tiene il più defilato possibile pur restando in rapporti assai stretti con la vestale Ronzulli, che si ritiene la queenmaker della sua candidatura. Good save the Queen. E, in attesa dell’implosione azzurra, si salvi(ni) chi può.

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