EMERGENZA COVID

Centinaia di sanitari No Vax ancora al lavoro negli ospedali

Si accelera sulla terza dose, ma in corsia ci sono medici e infermieri non vaccinati. Gallone (San Luigi): "Dalle Asl non arrivano i documenti per la sospensione". Rinaudo chiede i dati ai direttori generali. Al Mauriziano test allergologici riducono i renitenti

È possibile che mentre si corre verso la terza dose per il personale sanitario, dopo sette mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per questa categoria, ci siano ancora decine di medici, infermieri, operatori socio-sanitari che restano al loro posto, vicino ai malati, nonostante non siano vaccinati?

Dovrebbe essere impossibile, invece purtroppo è così. “Solo qui al San Luigi ci sono quaranta dipendenti non vaccinati che continuano a lavorare”, conferma Gabriele Gallone, segretario organizzativo nazionale di Anaao Assomed, ma in questo caso interpellato sulla questione come medico competente, ovvero il medico del lavoro, dell’azienda universitaria ospedaliera di Orbassano.

“Una vicenda allucinante e non giustificabile”, come la definisce Gallone, che non riguarda soltanto il grande ospedale della cintura torinese. Non a caso il commissario della campagna vaccinale Antonio Rinaudo ha inviato una richiesta perentoria a tutte le aziende sanitarie e ospedaliere per conoscere il numero del personale sanitario non vaccinato e ancora al posto di lavoro e le, diciamo, ragioni di questa situazione che pone a rischio i pazienti, tanto più in un momento in cui l’allarme è più che giustificato dall’aumento dei contagi. I direttori generali, evidentemente non tutti solerti nell’applicazione della legge (o comunque nel dare la sveglia ai loro uffici perché lo facciano) dovranno far arrivare sul tavolo dell’ex magistrato al Dirmei quanto richiesto entro lunedì.

Ieri pomeriggio al Mauriziano, il direttore generale Maurizio Dall’Acqua aveva già pronto il report per Rinaudo. Nell’ospedale di largo Turati i non vaccinati sono tutti a casa, senza stipendio. Non solo, al Mauriziano chi ha opposto all’obbligo vaccinale legittimi timori di reazioni allergiche ha trovato una risposta che potrebbe e dovrebbe fare scuola: “Avendo la scuola di specialità di allergologia, abbiamo messo a disposizioni gli specialisti e con le infinitesime parti avanzate di vaccini nelle fiale, con l’autorizzazione del comitato etico, lo staff della dottoressa Luisa Brussino ha fatto i test portando molti a vincere i timori e vaccinarsi”, spiega dall’Acqua. Il risultato, insieme a una campagna di persuasione, è stato quello di ridurre da 41 a 26 i sanitari No Vax. 

Però non in tutti gli ospedali è andata come al Mauriziano. Non solo per la riduzione dell’iniziale numero di dipendenti renitenti al vaccino, ma soprattutto per quanto riguarda i non vaccinati ancora in corsia, nei reparti e in tutti quei luoghi dove la legge frutto della conversione del deceri che data ormai il primo aprile scorso, vieta la presenza di operatori non immunizzati.

Non ci vuole molto a calcolare il probabile numero di medici, infermieri e altre figure non coperte dal vaccino tra il personale della Città della Salute se si considera, come osserva Gallone, “il rapporto di percentuale di copertura vaccinale tra le Molinette e il San Luigi, quando noi avevamo 70 no vax loro ne avevano 700” è difficile non supporre che nella più grande struttura ospedaliera siano alcune centinaia i sanitari non vaccinati ancora al lavoro”.

Non da ieri, ma nelle settimane e nei mesi scorsi il commissario Rinaudo ha inviato indicazioni e sollecitazioni alle Asl per un’applicazione puntuale e rapida della norma. Eppure il sistema sanitario piemontese, nelle sue articolazioni a Torino così come nelle province, presenta ancora falle ad alto rischio. “Per questi dipendenti non vaccinati ancora al lavoro, in tutti questi mesi, dalle Asl di competenza non sono ancora arrivati i provvedimenti di sospensione che il datore di lavoro, nel nostro caso l’Azienda San Luigi, deve applicare. Se a me, come medico competente che ha accesso ai dati – spiega Gallone – venisse dato il potere di verificare l’avvenuta o meno vaccinazione, in mezz’ora manderei quaranta lettere e lascerei subito a casa tutti i non vaccinati”.

Invece, nel caso del San Luigi, dagli uffici dell’Asl To3 che se anche dovessero portare a mano le lettere all’ospedale non sarebbero poi così lontani, si aspettano ancora quei documenti che riguardano la gran parte dei sanitari No Vax in servizio. Altrettanto accade in altri ospedali, qualcuno addirittura dipendente dalla stessa Asl che deve comunicare al datore di lavoro (quindi a se stessa) il provvedimento di sospensione da applicare ai dipendenti, che oltre a rappresentare un rischio per la salute di pazienti e colleghi, finiscono per godere di un privilegio rispetto a chi da tempo è a casa senza stipendio, come previsto dalla legge.

Da mercoledì scorso il personale sanitario può prenotare la terza dose anche in farmacia, fino ad oggi circa un terzo degli oltre 200mila operatori della sanità piemontese l’ha già ricevuta. Ma negli ospedali continuano a stare a contatto dei malati, medici, infermieri e operatori sociosanitari senza alcuna copertura vaccinale, approfittando di inaccettabili inefficienze di cui i responsabili devono essere chiamati a rispondere. 

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