A ROTTA DI COLLE

Cirio vota Berlusconi (per ora) e va a caccia di grandi elettori

"Sarei onorato di scrivere il suo nome", ma il condizionale è d'obbligo. Il governatore regista della rappresentanza azzurra delle Regioni. Nella terna del Piemonte ci sarà Allasia? E per Chiamparino, questa volta nelle file dell'opposizione, si profila un bis

Per il Quirinale Alberto Cirio vota Silvio Berlusconi. Almeno per ora, quando il governatore sia pur già compreso nel ruolo di grande elettore può fermarsi alle dichiarazioni di intenti nell’attesa di quando, alle 10 del 19 gennaio, entrerà a Montecitorio per la prima convocazione del Parlamento in seduta comune integrato, appunto, dai rappresentanti delle Regioni. Che tra questi, in numero di tre per il Piemonte, ci sia lui è scontato, oltreché prassi. Sette anni fa all’elezione che portò al Colle Sergio Mattarella la “delegazione” era composta dall’allora presidente della Regione Sergio Chiamparino, da quello del Consiglio regionale Mauro Laus, entrambi del Pd, e per le minoranze Gilberto Pichetto, oggi viceministro di Forza Italia oltre che senatore come, peraltro, Laus.

Chi saranno gli altri due che, insieme a Cirio, andranno a comporre quel variegato fronte elettorale delle Regioni composto in totale da 58 rappresentanti? Anche qui una regola non scritta prevede che si rispetti lo schema: presidente della Regione, presidente del consiglio regionale e un esponente dell’opposizione. Dunque se si dovesse votare oggi e non (presumibilmente) il 10 gennaio per nominare i tre delegati, il secondo della maggioranza sarebbe Stefano Allasia. Ma sul presidente dell’assemblea di via Alfieri, come noto, pesa una possibile e non improbabile mancata riconferma nel suo ruolo alla guida dell’Aula. Il voto per il rinnovo degli uffici di presidenza di Palazzo Lascaris è previsto nella stessa seduta ma appena prima di quello per indicare i tre grandi elettori per il Capo dello Stato. Sarà, quindi, l’attuale assessore Fabrizio Ricca, papabile a riceve il testimone da Allasia secondo un’ipotesi che circola con insistenza nella Lega, a sedere sui banchi di Montecitorio? Certamente sarà un leghista. Se, a sorpresa e superando frizioni interne tutt’ora parecchio forti, l’attuale presidente del parlamentino di via Alfieri dovesse venire rinconfermato per la seconda parte della legislatura, per Allasia sarebbe un sia pure fugace ritorno sui quei banchi della Camera che ha occupato dal 2013 al 2018.

Nei prossimi giorni, forse già a cavallo tra Natale e Capodanno, i tre segretari regionali dei partiti della coalizione, Riccardo Molinari, Fabrizio Comba e Paolo Zangrillo si incontreranno e, oltre al sempre aleggiante rimpasto, in agenda c’è proprio la spartingaia delle cariche che compongono l’ufficio di presidenza.

Nell’Aula della Camera di potrebbe profilare un altro probabile ritorno: quello di Sergio Chiamparino. Nelle minoranze la questione non è stata ancora affrontata e, a quanto risulta, neppure all’interno del gruppo del Pd, ma molto lascia supporre che se dovesse essere un dem a rappresentare le opposizioni, con i Cinquestelle divisi tra coloro che sono rimasti e gli ex che hanno dato vita a M4o, quello dell’ex governatore sarebbe il nome più quotato. Sette anni fa, al primo spoglio il Chiampa raccolse 41 voti, quelli dei renziani che scelsero l’allora presidente della Regione per segnare il loro dissenso su Franco Marini. “Mi sono sentito come Sophia Loren”, commentò un compiaciuto ma disincantato Chiamparino ricordando le schede con il nome della diva all’epoca dell’elezione di Giovanni Leone.

Pescando proprio nell’infinita filmografia della Loren possibili evocazioni quirinalizie non mancano – dal misconosciuto Il voto a La mortadella di Monicelli – e Orgoglio e passione sembra tagliato proprio per il Cav. cui Cirio in questi giorni non ha mancato di indicare come, ça va sans dire, il suo candidato. “Come imprenditore visionario e uomo di lunga esperienza di governo, ha tutte le carte in regola per fare bene il Presidente della Repubblica”, ha ribadito in più occasioni il governatore-grande elettore. Con Berlusconi Cirio ha parlato ancora nei giorni scorsi e probabilmente lo incontrerà prima dell’inizio delle votazioni. Il leader di Forza Italia gli avrebbe chiesto di fare da king maker e collettore della pattuglia degli azzurri delegati dalle Regioni, quattro governatori (oltre a lui, Roberto Occhiuto della Calabria, Vito Bardi della Basilicata e Donato Toma del Molise) e una decina di consiglieri. “Anche per il legame personale che ho con lui – spiega parlando del Cav – sarei onorato di scrivere il suo nome sulla scheda”. Il condizionale è d’obbligo.

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