SACRO & PROFANO

A vescovo Donato non si guarda in bocca. Imminente l'annuncio

Dovrebbe essere il sessantaseienne Dom Ogliari, arciabate ordinario di Montecassino, il successore di Nosiglia alla guida della diocesi di Torino. Il suo antico legame con il capoluogo piemontese attraverso le missioni della Consolata. Rumors su Perego e Patton

Sembra dunque che oggi o domani a mezzogiorno venga reso pubblico dalla Sala Stampa della Santa Sede il nominativo di colui che il pontefice avrebbe scelto come nuovo arcivescovo di Torino. Nulla è confermato, ma si tratterebbe del sessantaseienne Dom Donato Ogliari, dal 2014 arciabate ordinario di Montecassino, nominato da papa Francesco dopo il grave scandalo che travolse il precedente abate, Pietro Vittorelli, dimessosi nel 2013, accusato di malversazioni e, secondo fonti giornalistiche, di condurre una vita fatta di abuso di droghe e intrattenere numerosi rapporti omosessuali. Per questa grave macchia che colpiva il cenobio fondato da San Benedetto, Montecassino perse il ruolo di abbazia territoriale che comprendeva varie parrocchie tra le province di Frosinone e Caserta e la sua giurisdizione fu ridotta alla sola chiesa abbaziale e al monastero. A porre rimedio a tale disastro fu chiamato poi l’abate della Madonna della Scala a Noci in provincia di Bari, dom Ogliari, dove, emessi i voti solenni nel 1992, era stato maestro dei novizi dal 1993 al 1999 e priore amministratore dal 2004 al 2006. Il suo governo a Montecassino è stato rivolto a risanare e a governare la comunità dei monaci sconvolta dai disinvolti – si fa per dire – costumi del predecessore, ma anche a rilanciare quella che fu la culla del monachesimo occidentale.

Ci si potrebbe chiedere a questo punto cosa abbia a che fare con Torino un monaco come Dom Ogliari, più aduso alla vita contemplativa del chiostro che non alla guida pastorale di una grande diocesi. Per capirlo, bisogna sapere che egli, pur nato e cresciuto a Erba, in diocesi di Como, matura la sua vocazione nell’Istituto Missioni della Consolata di Torino dove percorre l’iter formativo fino alla professione religiosa nel 1978 e all’ordinazione sacerdotale nel 1982. Prosegue poi gli studi nella prestigiosa università di Lovanio, santuario e faro accademico del progressismo teologico post-conciliare, dove ottiene il baccalaureato in filosofia e i gradi accademici della licenza e del dottorato. La svolta avviene nel 1987, quando lascia l’Istituto fondato dal beato Giuseppe Allamano e chiede di entrare nell’abbazia di Praglia in provincia di Padova per iniziare la vita monastica e approdare infine in Puglia.

Pur dotato, in quanto abate, dei poteri episcopali e quindi potendo indossare – durante munere – lo zucchetto viola, la mitra, l’anello e il pastorale, ove fosse destinato a Torino, dovrà essere consacrato vescovo. A caval Donato… avremo di che commentare.

Come sta avvenendo per l’elezione del Presidente della Repubblica, non è però ancora escluso che spunti in zona Cesarini il nome dell’arcivescovo di Ferrara, monsignor Gian Carlo Perego, o secondo rumors delle ultime ore addirittura quello di Francesco Patton, frate di sant’Antonio e attuale Custode di Terra Santa. Suspence fino all’ultimo. 

print_icon