POLITICA & SANITÀ

Liste d'attesa senza Speranza.
Il ministro vuole tagliare i costi

Sforbiciata alle tariffe per visite specialistiche e diagnostica. Il Governo annuncia fondi per i nuovi Lea (mai partiti). L'assessore piemontese Icardi: "Temiamo pesanti ripercussioni". E i soldi per recuperare i ritardi sono sempre gli stessi stanziati dalla Regione

Ci si sarà pure messo di mezzo un baco nel sistema informatico che, come spiegano al ministero della Salute, ha fatto sballare un po’ i numeri. Però che dagli uffici di Roberto Speranza stia per partire una raffica di tagli sui costi delle prestazioni – dalle Tac agli esami di laboratorio, dalle risonanze magnetiche, passando per le visite specialistiche e comprendendo moltissimi altri servizi – è ormai certo. Non è un caso che dalle Regioni sia partito un allarme, tanto più giustificato dalla necessità, peraltro ripetutamente sollecitata dallo stesso ministero, di ridurre il più in fretta e pesantemente possibile le liste d’attesa.

“Alcune delle tariffe che abbiamo visto non stanno né in cielo né in terra e magari saranno il risultato degli errori del sistema informatico, almeno si spera. Comunque anche le riduzioni annunciate se applicate avranno un effetto molto pesante”, spiega l’assessore alla Sanità Luigi Icardi che, con i sui omologhi delle altre Regioni, sta facendo pressione sul Governo perché riveda una decisione dalle conseguenze facilmente immaginabili. “Con questi parametri la sanità privata si ferma e pure quella pubblica avrà molti problemi”, prevede l’inquilino di corso Regina Margherita.

Un aggiornamento, quello del nomenclatore sanitario, atteso dal 2017 quando fu pubblicato il Dpcm che aggiornava i Lea e che va a sostituire il vecchio tariffario del 1996 per la specialistica e del 1999 per la protesica, ma il cui impatto ora rischia mettere ulteriormente in difficoltà un sistema sanitario provato da due anni di pandemia e da un arretrato mostruoso di prestazioni. Per dare l’idea dell’effetto di questa stretta dei cordoni decisa da Speranza, basterebbe indicare la riduzione di circa il 30% sulle tariffe per Tac e risonanza magnetica, ma a subire riduzioni molto più pesanti sarebbero anche altre prestazioni. Le prime visite scendono da 22,5 a 22 euro e quelle di controllo da 17,90 a 16,20. 

Una delle ragioni di questi tagli sarebbe la necessità di recuperare, da parte del Governo, fondi per gli ulteriori Lea, i livelli essenziali di assistenza, introdotti ma mai attuati proprio per mancanza di risorse. Il guaio è che, continuando a tirare una coperta corta, si copre da una parte e si scopre dall’altra. E che tra Roma e le Regioni si giochi un po’ al gioco della tre carte emerge proprio dalla risorse destinate a ridurre le liste d’attesa. “Finanziano le loro iniziative con i nostri soldi” dice Icardi andando giù duro diretto al ministero. “Quando ci viene detto che per il Piemonte ci sono 36 milioni per le liste d’attesa nel fondo indifferenziato, quelli sono sempre soldi già nostri non certo in aggiunta. Il Governo si limita a vincolare l’uso di quei milioni, ma non sono in più”. 

Una questione, quella del recupero delle prestazioni che nei due anni di pandemia si sono accumulate a milioni, tutt’altro che risolta. L’accelerazione imposta alla campagna vaccinale e l’utilizzo in essa di molti specialisti, con l’aggiunta di non poche assenze di personale per via dei contagi, porta il Piemonte ad essere ancora in forte affanno. Dati certi aggiornati da corso Regina non ne arrivano, ma il termometro dei medici di famiglia cui i pazienti si rivolgono per visite specialistiche e interventi segna ancora una febbre molto alta. “A tutto questo si aggiungono anche i tempi allungati, per ogni visita o esame, a causa delle misure contro il Covid, come le disinfezioni tra una prestazione e l’altra”, spiega l’assessore. “Se non si modificano queste procedure, come auspico possa avvenire nei prossimi mesi, i tempi saranno sempre lunghi, anche se per ridurre le liste di attesa stiamo facendo tutto il possibile”. 

I tagli alle tariffe che, se non ci sarà una revisione accogliendo le richieste delle Regioni, aumenteranno ancora di più le difficoltà, soprattutto sul fronte della sanità privata accreditata, anch’essa chiamata in campo per recuperare i ritardi. “Quello che pesa in maniera maggiore è il taglio di circa il 30 per cento sull’alta diagnostica – spiega Giancarlo Perla, presidente regionale di Aiop, l’associazione delle strutture provate – un settore dove le apparecchiature hanno costi molto alti e debbono essere cambiate in tempi sempre più brevi”. Il decreto con le nuove tariffe ancora non è arrivato a Palazzo Chigi e dalle Regioni aumenta il pressing sul ministro per rivedere i tagli che, come ribadisce Icardi “non sono certo il modo migliore per aiutarci a ridurre le liste d’attesa”.

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