POST EMERGENZA

Da eroi a precari, 5mila sanitari chiedono l'assunzione definitiva

Infermieri e oss lavorano da oltre due anni nell'emergenza Covid con contratti a termine. I sindacati vogliono la loro stabilizzazione. Delli Carri (Nursing Up): "Senza di loro il sistema non regge". La Regione deve aumentare i tetti di spesa. Lunedì incontro con Icardi

Negli oltre due anni di pandemia e ancora adesso il Piemonte ha potuto contare su circa 5.700 operatori della sanità (esclusi i medici) assunti con contratti a tempo determinato. Adesso i sindacati, ma anche alcune forze politiche, chiedono che questo personale venga stabilizzato, ovvero passi alle dipendenze del sistema sanitario piemontese in pianta stabile.

Oggi era in programma un incontro delle rappresentanze di categoria con l’assessore Luigi Icardi e il direttore regionale della Sanità Mario Minola che, però, è slittato a lunedì prossimo. L’altro giorno Icardi rispondendo a un’interrogazione del capogruppo del Pd Raffaele Gallo nella quale si sottolineava la necessità di assumere il personale Covid a tempo indeterminato, come già fatto da altre Regioni tra le quali il Lazio, aveva spiegato che la “legge di bilancio 2022 prevede che nei limiti di spesa consentiti per il personale, dal primo luglio di quest’anno al 31 dicembre del 2023 gli enti sanitari possono assumere a tempo indeterminato in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni il personale che ha svolto servizio per almeno 18 mesi anche non continuativi dal 31 gennaio 2020 al 30 giugno prossimo”.

Ma è proprio sui limiti di spesa consentiti che il Piemonte potrebbe trovarsi in difficoltà nel caso decidesse di aderire in toto alla richiesta che avanzeranno i sindacati. “La Regione per assumere deve aumentare i tetti di spesa”, conferma Claudio Delli Carri, segretario regionale di Nursing Up, una delle sigle di rappresentanza degli infermieri, la categoria insieme a quella degli operatori sociosanitari che rappresenta la stragrande maggioranza dei lavoratori da stabilizzare.

Una stima grossolana porta a circa 220 milioni di euro la spesa annua che comporterebbe il passaggio in organico definitivo di coloro che hanno lavorato e ancora lavorano con contratti a termine e il cui apporto è stato fondamentale per l’emergenza Covid, arrivata con un sistema sanitario piemontese già gravato da anni da una forte carenza degli organici negli ospedali così come sul territorio. Se è vero che la stabilizzazione è una possibilità, ma non un obbligo – concetto espresso da Icardi, spiegando che “si faranno quelle necessarie” – è altrettanto evidente che la fame di infermieri e oss non è attualmente soddisfatta neppure con l’apporto delle migliaia di operatori reso possibile dalla stato di emergenza. Ci può essere qualche ragionamento sul comparto amministrativo, anche se i sindacati si pongono su una posizione di fermezza nel richiedere l’assunzione a tempo indeterminato per tutti i 5.700 dei quali gli amministrativi rappresentano non più di un sesto.

“Congiuntamente, tutti i sindacati, chiederanno una procedura per la stabilizzazione, in base ai criteri fissati dalla legge. Lasciare a casa questi lavoratori metterebbe in crisi in sistema”, spiega Delli Carri. “E poi non si può tralasciare un aspetto molto grave che riguarda la sanità piemontese. Parlo del piano di efficientamento della Città della Salute di Torino, che dovrà vedere come minimo una razionalizzazione, ovvero un taglio, di dieci milioni di euro per quest’anno. E cosa si taglia di solito? Servizi e personale. Una ragione ulteriore per inserire stabilmente nella sanità piemontese coloro che hanno lavorato e ancora lavorano consentendo di affrontare un’emergenza che altrimenti avrebbe avuto ben altri esiti”.

print_icon