RIFORMA AL PALO

Il futuro piano sociosanitario finisce nel buco dei bilanci 

Scarsissime possibilità di vedere il nuovo documento di programmazione entro la fine della legislatura. Il rischio del commissariamento frena l'avvio dell'iter. Lunedì l'assessore Icardi porta in commissione le cifre in rosso delle Asl

Ingoiato nel buco dei bilanci. L’atteso e annunciato nuovo piano socio-sanitario del Piemonte sarà una delle prime vittime di un altro piano che, invece, si profila per la sanità regionale: quello di rientro. Come la storia recente ricorda, quando il sistema sanitario con i conti profondamente in rosso viene commissariato, la gestione, per non dire della programmazione, passa dalle forche caudine della struttura ministeriale da cui il Piemonte è riuscito ad affrancarsi, dopo più di sei anni, solo nel 2017.

L’eventualità che appena dopo poco più di un lustro si torni a vedere in corso Regina gli uomini del Mef e di Agenas, l'Agenzia nazinale per i servizi sanitari diretta da Domenico Mantoan, trova la sua concretezza, come abbiamo già scritto nei giorni scorsi, nei numeri “da baratro” dei bilanci di previsione di Asl e Aso per l’anno in corso. Cifre decisamente più alte rispetto a quelle riferite informalmente al vertice politico della Regione, cui corrisponde un ridotto spazio di manovra per le aziende sanitarie cui, nei giorni scorsi, era stato chiesto di rivedere i conti per cercare di ridurre il più possibile il disavanzo. Ieri l’ultima versione dei bilanci preventivi sono stati inviati alla direzione regionale della Sanità e lunedì prossimo dovrebbero essere comunicati alla quarta commissione del Consiglio regionale dall’assessore Luigi Icardi. Proprio lui, in più di un’occasione, non ha celato un’altra previsione: quella del piano di rientro dal 2023, se non interverranno fondi aggiuntivi e molto sostanziosi dal Governo. Intervento sollecitato con forza anche da altre Regioni accomunate al Piemonte da analogo destino, complici le ingentissime spese sostenute per il Covid a fronte di sostegni ad oggi insufficienti, cui si aggiungono i rincari delle spese per l’energia che in ogni azienda cubano da sole decine di milioni.

I conti e il calendario. Sono i due elementi che giocano a sfavore sulla possibilità di dare, nel corso dell’attuale legislatura, al Piemonte un rinnovato strumento di programmazione per la sua sanità, ancor più importante e necessario rispetto al passato per quanto i due anni di emergenza Covid hanno insegnato, lasciato e cambiato negli ospedali, così come nella medicina territoriale. I conti profondamente in rosso, oltre ad imporre scelte tampone e quindi non la medio e lungo termine, tracciano la strada verso una profonda riduzione di autonomia imposta dal commissariamento. Il calendario lascia assai poco tempo per poter sperare, pur abbondando in  ottimismo, di arrivare al 2024 chiudendo l’attuale legislatura con un piano socio-sanitario del quale, ad oggi, ancora non si è incominciato a discutere per gettarne le basi.

Nei mesi scorsi Icardi aveva ipotizzato l’avvio dell’iter legislativo dopo il varo dell’Azienda Sanitaria Zero, la nuova sovrastruttura sanitaria che sulla carta esiste da quale settimana, ma la cui reale entrata in funzione ancora non si sa quando la si potrà vedere. Anche nella migliore delle ipotesi, con la giunta che partorisce un testo su cui aprire il dibattito prima in commissione e poi in aula, avrebbe senso percorrere questa strada con la quasi certezza di trovarsi di lì a pochi mesi alla deviazione forzata verso il commissariamento? È la domanda che ci si pone non solo nella maggioranza dove il superamento della delibera 1-600 sulla rete ospedaliera che nel corso del piano di rientro venne preparata dall’allora direttore regionale Fulvio Moirano e contestata da moltissimi sindaci dello stesso centrosinistra che governava la regione. La domanda se la pongono anche nei banchi dell’opposizione, in particolare dal Pd, da cui da tempo si sollecita il nuovo piano sociosanitario, ma non ci si nasconde il rischio di avere un abbozzo di strumento nel momento in cui la sanità regionale finirà commissariata.

Anche nel caso in cui il Piemonte riuscisse ad evitare il piano di rientro, quello socio-sanitario ad oggi mostra davvero poche chance di essere predisposto e varato entro quel che resterà del quinquennio del governo guidato da Alberto Cirio. Il 2023 sarà l’anno delle elezioni politiche, con una campagna elettorale che come sempre rallenta per mesi l’attività dell’assemblea di via Alfieri dove, peraltro, sono in coda già parecchi progetti e proposte di legge. E se è vero che dopo gli oltre due anni in cui il Covid ha sconvolto la sanità, evidente è la necessità di un rilancio con profondi cambiamenti a partire da una medicina del territorio da rifondare. Il fatto è che un rilancio è possibile con una base finanziaria solida. Invece, oggi, il futuro piano socio-sanitario pare destinato a finire ancor prima di nascere nel buco dei bilanci.

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