FINANZA & POTERI

Crt, prove Generali di inciampi: Bima sedotta e abbandonata

Sempre più complicata la partita per il board del gruppo triestino. Quaglia salta dritto in un cul-del-sac da cui ora deve provare a uscire. Volterà le spalle a Caltagirone? La sua vice deve digerire una candidatura durata un amen. Consiglio sempre più diviso

“Gestisce la Fondazione come un fondo attivista, ma Crt non è né Elliot né Amber”. La battuta al vetriolo che ambienti finanziari torinesi riservano al presidente della cassaforte di via XX Settembre, spiuma ulteriormente Giovanni Quaglia nei suoi salti attorno alle Assicurazioni Generali e descrive con un sol tratto quel che sta succedendo nella complessa partita per il rinnovo del board del gruppo triestino, di cui è azionista.

Ma a lasciare sul terreno parecchie penne non è solo l’ex presidente della Provincia di Cuneo, diventato rapidamente uno dei mammasantissima della finanza locale. Venerdì scorso un consiglio convocato d’urgenza aveva avallato la candidatura della vicepresidente di Crt, il notaio Caterina Bima, per la lista Caltagirone, ma appena ventiquattro ore dopo lo stesso cda si è rimangiato la designazione, con una delibera di revoca di lady Vietti, moglie del notabile democristiano Michele Vietti, oggi numero uno di Finpiemonte e, ancora per poco, di Finlombarda.

Una retromarcia tanto repentina quanto eclatante che troverebbe ragione nei pareri dei legali della fondazione torinese, attenti come non mai viste le verifiche in corso che la Consob sta effettuando in questi giorni. Più che giustificato il timore di violare il divieto sancito per i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione o controllo presso una fondazione di ricoprire funzioni di amministrazione, direzione o controllo presso sue controllate o partecipate bancarie o assicurative.  

Come osserva Manuel Follis su MF, al di là dell’esito che avrà la partita Generali un primo effetto del confronto tra i grandi azionisti del Leone di Trieste è stato quello di dividere i vertici della Fondazione Crt, che si è ben guardata di mantenere una posizione neutra nella partita. Sarebbe bastato seguire l’esempio della holding dei Benetton Edizione, attenta a non scoprire le carte.

La scelta di Quaglia nel predisporre una lista insieme a Caltagirone si rivela ogni giorno foriera di ulteriori grane e problemi. L’indicazione, subito revocata di Bima, appare la plastica rappresentazione di ciò che molti criticano, anche dall’interno, ovvero l’iperattivismo di Quaglia e le sue manovre, nonostante le manifeste e ripetute perplessità di buona parte del Consiglio di indirizzo. Proprio questo organismo ha visto l’ennesima frattura, stavolta all’interno della commissione Patrimonio e Finanza, in cui la maggioranza avrebbe suggerito a Crt di astenersi in assemblea. Opzione che appare ad oggi impercorribile. La scelta resta su una o sull’altra lista, anche se girare le spalle a Caltagirone dopo tutto il lavoro fatto da Quaglia finirebbe con una figura barbina per la cassaforte torinese. Da qui il tentativo del presiedente e del fido segretario generale Massimo Lapucci di uscire con meno danni possibile da un cul-de-sac in cui Quaglia si è infilato a testa bassa.

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