GLORIE NOSTRANE

Mattei scende dalla cattedra,
il prof No Nato lascia Torino

Il giurista dà le dimissioni dall'Ateneo subalpino. Chi vuole seguire le sue lezioni o ascoltare le sue strampalate idee su vaccini, guerra in Ucraina e beni comuni dovrà iscriversi all'Università telematica Mercatorum. Un intellettuale diventato fenomeno da baraccone

Da teorico dei beni comuni a partigiano della resistenza contro il green pass, a megafono della propaganda putiniana. D’ora in poi, però, Ugo Mattei combatterà le sue battaglie fuori dalle aule dell’Università di Torino. Il Consiglio di dipartimento di Giurisprudenza ha preso atto oggi delle sue dimissioni: andrà a insegnare all’Università telematica Mercatorum, fondata dal patron della Salernitana Danilo Iervolino e ora di proprietà di un gruppo finanziario britannico.

A inizio settembre del 2021 tovarisch Mattei inscenò un’occupazione simbolica dell’Università nel cortile del rettorato, assieme a un manipolo di studenti, per protestare contro il divieto di accesso alle aule senza il lasciapassare verde. “Il provvedimento del Green pass è discriminatorio perché penalizza gli studenti senza il documento per premiare quelli che ne sono provvisti anche se sono pericolosi allo stesso modo” aveva argomentato invocando nientemeno che un nuovo Cln per la liberazione dal “regime draghista” . “Il livello di autoritarismo di questo Stato è impressionante” sentenziò il professore con gran sprezzo del ridicolo. 

Classe 1961, Mattei ha conosciuto la ribalta dei media nazionali grazie all’iniziativa referendaria per l’acqua pubblica. Era stato lui a scrivere i quesiti della consultazione popolare e fu un successo. Il Movimento 5 stelle gli strizzava l’occhio, suoi seguaci hanno iniziato a occupare ruoli strategici delle amministrazioni cittadine e non solo. Nel 2014 Mattei diventa vicesindaco di Chieri, cittadina sulla collina torinese, guidata dal centrosinistra. Nel 2016, il professore associato Guido Montanari, che non ha mai nascosto la sua ammirazione per il giurista, diventa il volto dei benicomunisti nella giunta pentastellata di Chiara Appendino. Entrambi, però, durano poco: Mattei fa le valigie un anno dopo il suo insediamento, tra gli scazzi con colleghi e critiche di cittadini, Montanari viene dimissionato nel 2020 dopo l’ennesimo scivolone mediatico.

La passione per la politica e per le panzane s’intersecano nella campagna elettorale dello scorso anno a Torino. Mattei è candidato sindaco a capo di una improbabile accozzaglia che si presenta sotto l’insegna della lista Futura. Mentre in città correvano voci di una sua enorme difficoltà a trovare candidati disposti a seguirlo, lui fa circolare un fantomatico sondaggio indipendente che lo dà vicino al ballottaggio, intorno al 17%. Al secondo turno, però, non ci arriva e il sondaggio (effettuato sempre a suo dire da una società con base a Delhi, in India) non si rivela particolarmente attendibile giacché i voti alla fine sono solo 7mila, pari a poco più del 2 per cento. Non proprio un trionfo, insomma.  

Intanto, su iniziativa sua e di un discreto gruppo di sciroccati, tra cui Carlo Freccero,e qualche pensatore in disarmo alla Massimo Cacciari, nasce la Commissione DuPre, acronimo di Dubbio e Precauzione nonostante i suoi promotori vivano di certezze granitiche. Così Mattei al pari degli altri sodali narcisisti e megalomani è diventato nel giro di poco uno dei fenomeni da baraccone del circo Barnum della televisione italiana dove, dismesso momentaneamente il camice bianco del virologo, ha indossato la feluca per discettare di guerra e geopolitica definendo Zelensky “un burattino della Nato” e pronunciando strafalcioni imbarazzanti su temi di cui non sa nulla.

A quanto si racconta all’Università di Torino, il professor Mattei era talmente potente, un vero e proprio barone, che nessuno ha mai osato contestargli il doppio incarico: sotto la Mole e a Berkeley dove insegna per la metà dell’anno in cui non è in Italia. Ma dopo le sue ultime prese di posizione i suoi seguaci, anche al dipartimento di Giurisprudenza, sono sempre meno. Al punto che, per evitare di ritrovarsi nell’imbarazzo di dover dare delle giustificazioni, ha deciso di togliere il disturbo. Senza che nessuno abbia fatto nulla per trattenerlo.

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