PALAZZO LASCARIS

Aborto, la Lega boccia Marrone. Lodo Cirio per il compromesso

Il Carroccio pronto ad aprire un nuovo fronte con FdI ma questa volta il governatore interviene e cerca una sintesi. Consiglio regionale convocato no stop fino a sabato prossimo per i 2.500 emendamenti Grimaldi. Ma sul fondo Vita nascente anche le minoranze sono divise

Al termine della riunione del gruppo di ieri sera, la Lega ha deciso di non sostenere l’emendamento “pro vita” di Maurizio Marrone, il controverso provvedimento che istituisce un fondo da 400mila euro denominato “Vita nascente” per dare un aiuto economico, attraverso le associazioni anti abortiste, alle donne che rinunciano a interrompere la gravidanza. Una presa di distanza arrivata dopo un Consiglio regionale particolarmente acceso, con l’opposizione sulle barricate e le associazioni femministe a manifestare fuori da Palazzo Lascaris. È stato il vicecapogruppo del Carroccio Riccardo Lanzo a sostenere la posizione, direttamente concordata con il segretario piemontese del partito Riccardo Molinari: “Noi siamo per la piena libertà di scelta delle donne” ha spiegato ai colleghi criticando “l’ennesima fuga in avanti di FdI” che ormai dissemina mine sul terreno della maggioranza. Di qui la conclusione: “O lo ritira o glielo bocciamo” ha detto l’esponente del Carroccio novarese.

Una vicenda nella quale si intrecciano questioni di contenuto, di metodo e naturalmente di dialettica politica. Nella maggioranza come nell’opposizione. In tutti i partiti – dalla Lega a Forza Italia al pari del centrosinistra – convivono diverse anime. Ad esempio, la consigliera salviniana Sara Zambaia è stata recentemente al centro pro vita di Rivoli, proprio assieme a Marrone, e alle prime riunioni da remoto con le associazioni avevano partecipato anche altri due esponenti leghisti come Alessandro Stecco e Federico Perigini. Per questo anche i meno ostili al provvedimento hanno puntato il dito soprattutto sulla modalità scelta da Marrone, una sorta di blitz materializzatosi sottoforma di emendamento alla Legge di Bilancio, mettendo gli altri partner del centrodestra di fronte al fatto compiuto. “Non è così che si fa” ha sbottato un consigliere del Carroccio.

Poi c’è il problema della gestione del Consiglio: i 2.500 emendamenti ostruzionistici presentati dal capogruppo di Luv Marco Grimaldi (all’inizio erano 5mila, poi ne ha ritirati la metà quando ha capito che avrebbe rischiato di passare il weekend negli uffici di via Alfieri) hanno costretto il presidente dell’Aula Stefano Allasia a convocare il Consiglio a oltranza, giorno e notte, da martedì a sabato per assicurare l’approvazione della finanziaria entro il 30 aprile dopodiché “rischieremmo la paralisi della Regione”. Argomenti che la Lega (sotto l’attenta regia di Molinari) ha provato a sfruttare per dare un altro schiaffo a Fratelli d’Italia e costringere il governatore Alberto Cirio a scendere nell’agone.

Il presidente ha avvertito il pericolo e le possibili conseguenze. “Non possiamo essere ostaggio di Grimaldi – ha esordito Cirio in giunta, facendo leva sull’orgoglio dei suoi assessori –. Noi siamo d’accordo a intraprendere ogni azione volta a garantire una gravidanza serena e consapevole, ovviamente sempre nella piena libertà di scelta delle donne secondo lo spirito della legge 194”. Alla ripresa dei lavori in aula, martedì, sarà lo stesso governatore a proporre ai capigruppo una soluzione di compromesso. Cirio, del resto, sa di poter contare su un’opposizione che non è affatto unita. Il capogruppo dei Moderati Silvio Magliano ha espresso pubblicamente il suo sostegno all’emendamento Marrone, l’area cattolica del Pd guidata da Monica Canalis è in forte imbarazzo e poi tra i dem c’è chi non ha gradito la sortita dell’altro specialista in fughe in avanti, il “genio guastatore” Grimaldi. Una breccia nell’opposizione sarebbe un buon punto di partenza per disinnescare l’ala sinistra del Consiglio.

Ma cosa prevede la soluzione che ha in testa Cirio? A quanto risulta chiederà ai capigruppo di formulare un nuovo testo che sia una sintesi di quello presentato da Marrone integrato dal subemendamento di Magliano nel quale si rimanda a un regolamento attuativo la destinazione dei fondi stanziati e la modalità di gestione. L’ipotesi, in sostanza, è di togliere questi 400mila euro dalle mani delle associazioni pro vita, cui avrebbe voluto destinarli l’assessore meloniano, e dirottarli sugli enti istituzionali così da sgravare il provvedimento del suo tratto più ideologico. Basterà per accontentare le due anime più estreme del parlamentino piemontese?

print_icon