PALAZZO LASCARIS

La Regione approva il bilancio, opposizioni in deficit (e divise)

Mentre il centrodestra si presenta compatto al voto, le minoranze restano ostaggio della loro (fallimentare) strategia. Gli scivoloni di Grimaldi che presenta emendamenti a sostegno di pellicciai e venditori di armi. Marello (Pd) denuncia la "deriva ostruzionistica"

“Abbiamo messo gli zebedei sull’incudine e poi abbiamo preso il martello in mano”. Immagine cruda, ma efficace quella che offre un esponente di rango del Pd raccontando in chiave ancor più cruenta il tafazzismo raggiunto ai massimi livelli dalle opposizioni nella partita del bilancio regionale. In ordine sparso verso la meta, quando anche un consunto Bignami della politica insegna che se c’è un passaggio nel confronto tra maggioranza e minoranza in cui quest’ultima non può presentare crepe è proprio quello della previsione degli impegni di spesa e, dunque, della programmazione dell’attività dell’ente.

Invece a Palazzo Lascaris centrosinistra, Cinquestelle ed ex grillini sono riusciti nell’impresa, segnando di rosso non il bilancio della Regione, bensì quello della loro strategia e tattica, se così poi possono essere definite. S’è mai visto rimanere ostaggio dei propri emendamenti, una caterva, che avrebbero dovuto frenare e impedire il passaggio di una proposta, dopo che questa era stata approvata? Eppure è ciò che è capitato. Per impedire, o comunque rallentare l’approvazione del provvedimento presentato dall’assessore Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia per l'istituzione di un fondo a favore delle associazioni antiabortiste, il capogruppo di Luv (e di sé medesimo) Marco Grimaldi ha presentato inizialmente qualcosa come 5mila emendamenti affidandosi (troppo) a qualche software, tanto da infilare nel faldone pure la richiesta di finanziamenti per chi produce pellicce e vende armi. Uno scivolone notato tra gli altri dall'ex grillina Francesca Frediani che lo ha rilanciato sui social. Un muro ostruzionistico ridotto dallo stesso Grimaldi prima della trattazione finale,  quando però un altro muro, con gli alleati del Pd, era già stato eretto.  

Non è per caso che il consigliere dem Maurizio Marello, interpretando la malmostosità piddina nei confronti della corsa in avanti e solitaria di Grimaldi, nel suo intervento ha citato in maniera critica una “deriva ostruzionistica fine a se stessa, che non apprezziamo e dalla quale siamo distanti”. Nei corridoi di Palazzo Lascaris c’è chi parla del “calcio dell’asino”, ulteriore traduzione del già citato tafazzismo. Il contentino arrivato alle minoranze dall’assessore al Bilancio Andrea Tronzano era, considerato dai ricettori sui banchi d’opposizione, poca cosa. Ma la reazione con un ostruzionismo rivelatosi un boomerang è stata ancor peggio. 

Mentre il consigliere dem Mimmo Ravetti postava la tristanzuola chiave della camera d’albergo 409 verso cui a passi stanchi si dirigeva alle tre antelucane, il presidente del consiglio regionale Stefano Allasia sminava pian piano il terreno disseminato dei sinistri emendamenti, con il risultato di cui sopra. Il calcio del mulo. 

Divisi sul metodo dopo essersi sfilacciati nel merito dei provvedimenti, a partire ancora una volta dall'emendamento Marrone che senza alcun imbarazzo il capogruppo dei Moderati Silvio Magliano, esponente di spicco di Comunione e liberazione, ha sin dall'inizio appoggiato. Così come tutt'altro che ostile era quell'anima cattolica del Pd incarnata nella consigliera Monica Canalis ma non solo. Così a Marrone è bastato assicurarsi, grazie alla mediazione decisiva di Alberto Cirio, il pieno sostegno della Lega per rendere del tutto ininfluenti le manovre in ordine sparso delle minoranze. Le quali poi sono finite pure nella rete del presidente Allasia che convocando il Consiglio no stop li ha costretti a restare in aula pure la notte per votarsi i propri emendamenti ostruzionistici. 

Per la cronaca il bilancio è stato approvato con 27 favorevoli e 15 contrari. Pareggia a 19,905 miliardi con la copertura dei vecchi mutui che pesa per 545 milioni, mentre altri 238 sono destinati al disavanzo e 25 a copertura del fondo per i crediti di dubbia esigibilità. Chi può cantare vittoria è il capogruppo leghista Alberto Preioni che parla di “un bilancio serio e con i conti in equilibrio, benché sulle spalle pesino l'eredità del passato e le spese extra che abbiamo dovuto sostenere per fronteggiare la pandemia: più di 600 milioni, dei quali solo la metà ristorati dal governo. All’appello mancano oltre 270 milioni”. Restano i nodi delle stabilizzazioni dei sanitari che sono stati ingaggiati per il Covid e dei quali solo 1.100 saranno assunti, e il nuovo taglio da 5 milioni dell'assegno per le non autosufficienze (gli extra lea) su Torino che forse sarà compensato da risorse straordinarie provenienti da Bruxelles.

Tra le principali variazioni ci sono 22 milioni di bonus alle imprese colpite dal Covid, 20 milioni sulle case popolari, 20 milioni per la difesa del suolo. Non manca anche qualche distribuzione di risorse a pioggia come i 15 milioni per la promozione dei territori che si traduce in contributi a pro loco, consorzi e agenzie turistiche locali. Ai quali si aggiungono 1,2 milioni per il progetto “Le botteghe dei servizi” con cui si accontentano i comuni montani. Significativo il budget strappato per lo sport dall’assessore Fabrizio Ricca: 28,4 milioni complessivi stanziati su grandi eventi, sport di base e riqualificazione degli impianti.   

Ma il bilancio politico, dopo i tentativi ostruzionistici in solitaria e le susseguenti fratture nel carapace della testuggine mancata, per le minoranze è palesemente in deficit. “Perdere il sonno, presentare millequattrocento emendamenti, intervenire su ognuno fino a quando non ce lo hanno impedito, lasciare l'aula alle 5 del mattino, arrivare alla dodicesima sessione di Consiglio non è stato sufficiente”, ammette Grimaldi che non risparmia frecciate agli alleati. “A differenza di altri colleghi e colleghe, non diamo pagelle e non ci permettiamo di spiegare ad altri come si fa il consigliere regionale, come si sta in maggioranza e ancor meno come a questa ci si oppone. Certamente si può essere di più, agire meglio, ottenere di più. Tuttavia – annuncia l’autore delle migliaia di emendamenti boomerang – questa notte andrò a dormire con molta amarezza”. Però, almeno a casa, non nella 409 del pendolare Ravetti. 

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