VERSO IL VOTO

Azione "né col M5s né con Salvini",
il terzo polo è una scelta "obbligata"

Parte dai Comuni lo stress test del partito di Calenda per pesarsi sul territorio in vista delle politiche. Fuori dalle coalizioni e in lite con Renzi. Richetti a Torino per indicare la rotta

“Attenzione, la nostra non è una scelta tattica di terzo polo. La nostra è una scelta obbligata”, avverte Matteo Richetti in viaggio verso Torino, dove stasera, insieme a Claudio Lubatti e altri dirigenti di Azione, presenterà il progetto politico del partito di Carlo Calenda e contestualmente verrà celebrato il congresso cittadino in cui saranno eletti Paolo Valezano segretario e Davide Schirru vice.

Obbligata per stare a più che debita distanza da populisti e sovranisti che è il vostro mantra fondativo, senatore Richetti?
«La nostra è una scelta obbligata dal fatto che il segretario del Pd si ostina ad andare in un corteo del 25 Aprile dove non viene fischiato solo lui, ma anche le bandiere dell’Europa e riesce a dire: “Questa è casa mia”. Ecco, io non riesco a dire che è casa mia laddove l’Europa, la democrazia e l’impegno per la Resistenza viene fischiato. Dall’altra parte, poi, abbiamo Salvini che incontra Orban e gli dice che è il suo modello. Ma ci rendiamo conto di quanto sia degenerata la struttura delle coalizioni in italia? Oggi il primo alleato di Letta, che risponde al nome di Giuseppe Conte dice che il professor Orsini e il suo pensiero laterale sulla guerra di Putin all’Ucraina sono il suo riferimento».

Di fronte a questo e ad altro…
«Vogliamo dire basta alla politica che passa sopra ogni incoerenza?».

Pochi giorni fa Calenda ha lanciato un appello ai riformisti, facendo un lungo elenco di politici, da Letta a Giancarlo Giorgetti, passando per Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Non ha citato Matteo Renzi. Difficile immaginare una dimenticanza. Sempre tesi i rapporti con Italia Viva?
«Quando siamo usciti dal Pd, io ho fondato un partito insieme a Calenda che si è opposto ai populisti, Renzi ha fondato un partito che ha sostenuto i populisti e lo dico senz’astio. Detto questo, per me Renzi è continuamente invitato a supportare e aderire. Il problema è se vogliamo dirci che c’è una leadership in grado di interpretare il tempo che ci aspetta».

E scommettiamo che risponde al nome di Carlo Calenda?
«Ma non solo perché è il leader dei mio partito. Il Paese dopo la sbornia populista, forse ha voglia di riscoprire elementi di serietà e competenza. Adesso sto viaggiando dalla Lombardia verso Torino e ho incontrato imprese che mi hanno detto: l’ultimo che ha fatto cose serie per l’economia italiana è Calenda e ci fidiamo di lui. O Renzi condivide questo aspetto, così come Toti, Brugnaro, oppure io non ci sto a essere messo sullo stesso piano con chi si fa il partitino perché stanco di stare nel grande partito. Io sono uscito da Pd perché mi è stato chiesto di voltare le spalle al riformismo e votare Conte».

Quanto pesa Mario Draghi a Palazzo Chigi per disegnare il futuro che voi di Azione immaginate?
«Molto. In queste ore stiamo facendo battaglia per sostenere il disegno di lege sulla concorrenza voluto dal Governo, ma quasi tutte le forze politiche, dal Pd a LeU a pezzi di centrodestra, stanno ostacolando la concorrenza. Sembra che in questo paese non debba mai arrivare il momento del merito, della competizione. Draghi interpreta quel messaggio di modernità, ma non sarà il nuovo Monti, non sarà un attore della politica, mentre ci aspetta una competizione elettorale tra i leader e i partiti».

Nel frattempo ci sono le amministrative, in Piemonte, dove da poco è stato eletto l'ex eurodeputato Gianluca Susta segretario, vanno al voto tre capoluoghi di provincia. Che cosa vi aspettate?
«In Piemonte abbiamo ribadito con grande coerenza che non ci troveranno mai in coalizioni con il M5S e con i sovranisti. Abbiamo costruito anche in maniera testarda e coraggiosa coalizioni che possono rappresentare un’alternativa agli schieramenti nazionali. Mi aspetto che questo spazio, che ricalca quello occupato a Roma da Calenda, prepari quella che sarà anche la nostra proposta per le prossime politiche: aperti a tutte le forze riformiste, dal Pd a Forza Italia, ma non a chi nega la centralità dell’Europa e dello Stato liberale e garantista. Faremo una campagna elettorale senza risparmiare una goccia di sudore, guardando ad arrivare al ballottaggio».

Una Regione, il Piemonte, non avara di parlamentari per Azione, dopo Enrico Costa, sono arrivati Osvaldo Napoli e Daniela Ruffino. Altri arrivi in vista?
«Osvaldo e Daniela hanno esperienza amministrativa e reti locali di riferimento, a riprova che stiamo radicando il partito prevalentemente tra personalità che sono figlie e frutto del territorio. Non ci sono in previsione arrivi, perché non sono mai stati previsti e non c’è un lavoro dedicato a questo. A differenza di Italia Viva, con il massimo rispetto, la nostra preoccupazione non è mai stata quella di costruire una truppa parlamentare, tant’è che c’è un continuo e forte afflusso di amministratori locali. Più che i cambi di casacca a noi interessano le operazioni di coraggio».

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