POST EMERGENZA

Rsa, la metà rischia di chiudere. "Dalla Regione solo promesse"

Aiuti solo annunciati per le oltre 700 strutture del Piemonte. Assieme alla carenza di infermieri e oss, pesa il mancato aggiornamento delle tariffe. Sempre più ostacoli all'accoglienza di nuovi ospiti. Colaci (Api Sanità): "La giunta Cirio dia spiegazioni"

“L’assistenza ai nostri anziani è ancora una priorità?”. A porre la domanda che non nasconde la provocazione, ma anche la gravità dei fatti che la motivano è il presidente di Api SanitàMichele Colaci. Lo fa in chiosa a una nota che è un cahier de doleance di un settore, quello delle Rsa, tra i più colpiti dal Covid e che più di altri fatica a trovare una via verso la normalità.

“Fin dall’inizio le strutture sono rimaste sole ad affrontare ciò che neppure le organizzatissime sanità pubbliche nord europee sono state capaci di fare ed è oramai un dato evidente che le Rsa hanno saputo reagire con una capacità e con resilienza di cui esse stesse non erano consapevoli”, premette Colaci che se da un lato ricorda come “anche la Regione Piemonte ha dovuto prendere atto della realtà e ha assunto una solidarietà nei confronti del settore socio sanitario così duramente colpito”. Solidarietà e aiuti che, però, non sono andati oltre “annunci e promesse puramente labiali di un supporto che ancora non si vede, concretamente con lo stanziamento di risorse aggiuntive”. 

Il settore che denuncia da prima ancora della pandemia difficoltà testimoniate da richieste di aiuto già nel 2017 e 2018, oggi lancia un allarme disperato: “a fronte della carenza di infermieri e operatori sociosanitari, alle richieste senza risposta di incrementi delle tariffe, oltre la metà delle Rsa del Piemonte sono in crisi e molte di esse a forte rischio di chiusura”.

Di fronte a questa situazione e “a promesse che non arrivano mai a compimento, per Colaci “la Regione dovrebbe quantomeno fornire spiegazioni. Ci domandiamo come un settore che dà assistenza a persone anziane e fragili e al contempo occupa migliaia di posti di lavoro possa essere ignorato, come possa la Regione che ha autorizzato negli ultimi anni decine di nuove Rsa non assumere conseguente responsabilità circa la loro sopravvivenza, che non può che sostanziarsi in uno stanziamento economico in termini di quote sanitarie per gli anziani e le loro famiglie". 

Anche il blocco degli accessi dei familiari nelle Rsa e il blocco dell’accoglienza di nuovi ospiti anche con un solo caso covid al proprio interno, per Api Sanità è “un approccio datato, spiegabile solo quando non esistevano i vaccini, ma adesso è solo una sofferenza per anziani e famiglie isolate, e un enorme aggiuntivo danno economico per le strutture. La Regione afferma di aver interpellato il ministero e di non avere avuto riscontro. Se le istituzioni non comunicano tra loro, oltre che grave, è qualcosa il cui prezzo non può essere pagato dagli anziani”.

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