RETROSCENA

Sanità "in house" per la Lega. Manovre per governare Amos

Il Carroccio punta alla società di servizi creata da Moirano. Pronto il benservito per l'amministratore unico de Siebert. Al suo posto tre poltrone già con i segnaposto. Una partecipata da oltre 60 milioni di fatturato e 2mila dipendenti. Tra i papabili anche lo staffista di Icardi

Tutto in house della partecipata (da cinque aziende sanitarie del Piemonte) Amos. Tutto in casa Lega e perdipiù ristretto nei confini cuneesi. Il prossimo consiglio di amministrazione della società di servizi sanitari nata nel 2005 da un’idea di Fulvio Moirano e oggi colosso regionale con oltre duemila dipendenti e un fatturato che supera i sessanta milioni segnerà un cambio di gestione. Le voci che circolano, con una certa insistenza e non senza fondamento, indicano non troppo nascoste mire politiche per la governance della società le cui quote sono rispettivamente distribuite per il 34,93% all’Aso Santa Croce e Chiarle, il 33,40% all’Asl Cuneo1, il 25,09 all’Asl Asti, il 4,18 all’Asl Cuneo2 e il 2,44% all’Aso di Alessandria. Una governance che proprio per poter tradurre in pratica la distribuzione delle poltrone va rivista e modificata. Cosa che si sta facendo rapidamente.

Dal 15 aprile del 2019 Amos passa dall’essere guidata da un cda composto da tre membri e presieduto da Oddone de Siebert, a lungo consulente di Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali di cui Moirano è stato direttore dal dal 2009 al 2014), a una amministrazione affidata ad una sola persona, sempre de Siebert. È la cura dimagrante dei board imposto dalle norme sulle partecipate. Ma adesso, con l’allargamento delle maglie della legge, si è deciso di tornare al vecchio modello: non una, ma tre poltrone disponibili a breve. Necessità reale o scelta sostenuta, addirittura sollecitata, dalla politica? 

Alcuni direttori generali delle aziende sanitarie socie di Amos spiegano con le dimensioni della stessa società e la necessità di avere figure di alto profilo professionale nel board la strada imboccata e che passa per un bando finalizzato alla selezione dei futuri consiglieri di amministrazione e, ovviamente, del presidente. Che per il moiraniano de Siebert il capolinea sia sempre più vicino è ipotesi difficile da smentire, anche perché potrebbe molto probabilmente essere proprio una scelta dell’ex consulente di Agenas a togliere d’impaccio coloro che si preparano, almeno formalmente, a scegliere i futuri amministratori.

Non è certo (solo) l’emolumento a muovere ambizioni, appetiti e legittime aspirazioni. La retribuzione per l’attuale amministratore unico non arriva a 30mila euro l’anno, fermandosi a 29.600. Dividendo la cifra per tre e pur aumentando un po’ l’emolumento, quali alte figure (magari da fuori regione) potranno rispondere al bando che si chiuderà il prossimo 12 maggio? Ma forse non è questa la preoccupazione di chi sta disegnando la futura governance di una società che continua ad aumentare il suo peso nella sanità piemontese, che assume personale. 

Un disegno che ha incominciato a far intravvedere i primi tratti da alcuni mesi, da quando dopo anni in cui tutte le decisioni sono state prese con voto unanime dei soci, si sono mostrate divisioni sulle proposte dell’amministratore unico. E non è, forse, un caso che proprio dal fronte cuneese siano arrivati segnali ben intellegibili e non propriamente positivi nei confronti di de Siebert. Segnali ancor più a marcare un cambio di rotta che a questo punto appare approntato da tempo e, forse, non solo all’interno dei vertici delle aziende azioniste di Amos. Un ingresso con gli scarponi della politica che non poteva non essere udito. Così come non è possibile non ascoltare quelli che paiono essere assai più che rumors sulle future nomine. Nel giro di alcune settimane si vedrà se il criterio messo sul tavolo da alcuni direttori generali delle Asl e delle Aso sarà rispettato, se per caso corrisponderà con i nomi che circolano fin d’ora o se questi ultimi, nell’eventualità di conferma, paleseranno invece scelte del tutto politiche.

Si potrà capire se per esempio sarà nominato nel suo board Simone Mauro, bocconiano, manager trentottenne, ma anche segretario cittadino della Lega a Cuneo. Non meno interessante per annodare fili che già paiono piuttosto solidi, sarà scoprire se nel cda entrerà Matteo Quaglia, anch’egli leghista, anch’egli della Granda e di Chiusa Pesio, fino a pochissimo tempo fa nello staff dell’assessore alla Sanità Luigi Icardi. Circola pure il nome di uno che leghista non, ma è stato fino a poco tempo fa dirigente in Amos e nel suo curriculum ha pure l’esperienza di sindaco di Racconigi e rapporti un po’ tesi con il suo ex partito, il Pd. Gianpiero Brunetti, dato per vicino al parlamentare cuneese Mino Taricco, un paio di anni fa aveva accusato i dem del suo comune di averlo “accantonato” e adesso c’è chi prevede finirà così anche per il cda di Amos, dopo aver svolto inconsapevolmente il ruolo di specchietto per le allodole nel campo occupato dal Carroccio. Da cui potrebbe scendere anche quella quota rosa prevista per il futuro board. Molti spiegano che sia utile guardare in direzione del senatore cuneese Giorgio Maria Bergesio.

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