GIUSTIZIA

Crisi d'impresa, i torinesi che danno le carte a Cartabia

Alla vigilia dell'entrata in vigore della riforma imposta dall'Europa, "quadrangolare" a Roma fra giudici di Cassazione e giuristi esperti di fallimenti e ristrutturazioni aziendali: tra loro Jorio e Ambrosini

C’è un pezzo consistente della Torino accademica e professionale nel parterre del convegno romano sulla ormai imminente riforma delle crisi d’impresa voluta dal ministro Marta Cartabia. Domani, infatti, verrà presentato anche a Roma (dopo l’evento torinese di maggio alla presenza dell’ex primo presidente aggiunto della Corte di Cassazione Renato Rordorf e dell’ex presidente del tribunale subalpino Luciano Panzani) il volume in onore di Alberto Jorio curato da Stefano Ambrosini.

Tra i maggiori esperti piemontesi – ma entrambi di livello nazionale – di fallimenti e ristrutturazioni aziendali, Iorio e Ambrosini saranno affiancati sul palco da due professori emeriti, Mario Libertini e Sabino Fortunato, docenti rispettivamente all’Università Sapienza e a Roma Tre, e da quattro magistrati della Corte di Cassazione: il presidente Francesco Antonio Genovese, il sostituto procuratore generale Stanislao De Matteis, i consiglieri Roberto Amatore e Salvatore Leuzzi.

Il catanese Libertini, deputato per il Pds all’Assemblea Regionale Siciliana nell’XI legislatura (1991-1996), è commissario proprio insieme a Jorio della Sicilcassa, sottoposta negli anni Novanta alla procedura di liquidazione dalla Banca d’Italia. Jorio, classe 1940, bolognese di nascita ma torinese d’adozione (per anni ha insegnato diritto commerciale all’Ateneo subalpino), è reduce da poco dalla fusione del suo studio legale con quello di Angelo Benessia, presidente della Compagnia di San Paolo per un mandato, dal 2008 al 2012, su nomina di Sergio Chiamparino. E proprio l’ex sindaco affossò le speranze di Benessia di un bi prendendone il posto lui stesso, designato dal suo successore, Piero Fassino. In quell’occasione i maligni dissero che il “Lungo” lo aveva promesso al “Chiampa” in campagna elettorale. Con buona pace di Enrico Salza (anche lui aspirante), stretto come Benessia nella morsa dei due “ragazzi” di Via Chiesa della Salute. Che per oltre un ventennio hanno date le carte in città e che oggi, con Stefano Lo Russo al piano nobile di Palazzo civico, sperano di avere ancora qualche voce in capitolo.

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