GIUSTIZIA

Torture nel carcere di Torino,
il processo "non è urgente"

Il Tribunale respinge la richiesta di anticipare il dibattimento che resta fissato a luglio del 2023. Indagati 22 agenti di polizia penitenziaria, il loro comandante Alberotanza e l’ex direttore delle Vallette Minervini: a vario titolo responsabili delle presunte violenze alle Vallette

Il maxi processo per le presunte torture sui detenuti nel carcere torinese delle Vallette non è classificato come “urgente” e non presenta quei “documentati fattori di eccezionale gravità” che permettono al tribunale di anticiparne lo svolgimento: l’udienza di apertura resta fissata al luglio del 2023. Questo si afferma nell’ordinanza con cui è stata respinta un’istanza presentata dagli avvocati di parte civile. Il processo riguarda 22 imputati, quasi tutti appartenenti al corpo di polizia penitenziaria. Il tribunale non è entrato nel merito della vicenda, ma ha osservato che l’organico non è completo e che il processo non rientra fra le categorie classificate a Torino come “urgenti”.

L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Francesco Pelosi, era nata da alcune segnalazioni da parte del garante comunale dei detenuti, Monica Gallo. Tra gli indagati, oltre a 22 agenti di polizia penitenziaria, anche l’ex direttore della casa circondariale Domenico Minervini, rimosso dall’incarico dopo l’apertura dell’indagine, e l’ex comandante delle guardie carcerarie Giovanni Battista Alberotanza. I due, accusati di favoreggiamento e omessa denuncia, hanno scelto il rito abbreviato insieme ad un’agente. Gli episodi contestati risalgono al periodo tra aprile 2017 fino ottobre 2019 e si sarebbero verificati nel settore C dell’istituto “Lorusso e Cutugno”. Dodici i detenuti parti lese. La prima udienza si terrà il 4 luglio 2023.

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