RETROSCENA

Un luminare al Giovanni Bosco, ma l'Università lo snobba

Interessi e gelosie tra baroni rischiano di penalizzare gli studenti di Medicina (e i pazienti). Il caso del prof. Succo, vincitore di un concorso nel grande ospedale torinese. Ma nell'Ateneo prevalgono le solite cricche

Le dinamiche universitarie non sempre procedono secondo criteri di meritocrazia. Il professor Giovanni Succo, ordinario di Otorinolaringoiatria nell’Ateneo di Torino, un luminare a livello internazionale nel campo della chirurgia oncologica, vince un concorso in un grande ospedale cittadino, il San Giovanni Bosco. Generalmente in questi casi l’Università si precipita a chiedere che la struttura venga inserita nella rete formativa espandendo così il ventaglio della propria offerta (e la sua influenza). In questo caso, invece, inizia un balletto burocratico di silenzi e intoppi teso a ritardare pretestuosamente il momento di tale decisione. Oltre a questioni di lesa maestà, perché Succo si sarebbe sottratto alle pressioni della Scuola di Medicina che lo volevano al San Luigi di Orbassano, pare vi sia anche una certa irritazione del professor Giorgio Vittorio Scagliotti, sorte per non avere ottenuto un posto di rilievo nella nuova rete oncologica regionale, nonché dall’esclusione di una persona a lui molto intima da un primariato dell’Ircss di Candiolo.

A quanto si racconta, a mettere in atto la fatwa sarebbe stato Umberto Ricardi, direttore della Scuola di Medicina (quello che una volta era il preside) che è anche direttore di dipartimento ospedaliero e quindi siede nel collegio di direzione della Città della Salute con la doppia veste, chissà quanto compatibile, di portavoce dell’Università e rappresentante del nosocomio su temi i cui interessi non sempre collimano. Non mancherebbero poi i timori di rafforzare troppo un ospedale visto come pericoloso concorrente. Il risultato è che gli studenti perdono la possibilità di essere formati da un illustre docente.

print_icon