VIRUS & BUROCRAZIA

Medici in regola col vaccino,
ma fuorilegge per l'algoritmo

L'ennesimo garbuglio normativo rischia di privare ospedali e territorio di dottori e infermieri. L'Agenzia delle Entrate pronta a sanzionare in assenza della quarta dose (non prevista). La Regione alle Asl: "Cautela prima di sospendere il personale"

In regola per il sistema sanitario, inadempienti e quindi meritevoli di sanzione per l’Agenzia delle Entrate. È l’ennesima storia di assurdità degna della peggior burocrazia quella che riguarda una parte, non poi così piccola, degli operatori sanitari a cui le Regioni, Piemonte in testa, ora cercano di porre rimedio.

La questione è complessa, si perde nei meandri di circolari e interpretazioni normative, ma la si può sintetizzare così: in base alla piattaforma nazionale Dgc (Digital Green Certificate) tutti i medici, infermieri e altri operatori della sanità che, si sono ammalati di Covid e sono guariti successivamente al completamento del ciclo vaccinale, devono sottoporsi a un’ulteriore immunizzazione, ovvero la quarta dose che ancora per questa categoria non è prevista. Se però si segue la norma generale, quelle stesse persone sono perfettamente in regola e in possesso della certificazione prevista, senza alcuna necessità di un’altra vaccinazione. 

Un garbuglio frutto di quello che, attingendo ancora una volta al burocratese, viene definito “problema di disallineamento tra l’algoritmo usato dall’Agenzia delle Entrate e quello applicato dal sistema sanitario per la gestione della campagna vaccinale”. Il risultato è il rischio, anzi la pressoché certezza, di veder appioppate sanzioni economiche, senza escluderne altre legate all’ambito lavorativo, a chi di certo non è un no vax, ma finisce per trovarsi in situazioni kafkiane da cui è difficile uscire senza pagare dazio.

“Questo problema è stato più volte posto all’attenzione del ministero da parte dell’assessorato – spiega il titolare della sanità piemontese Luigi Icardi – nel vano tentativo di sgombrare il campo dalle contrastanti interpretazioni sugli obblighi vaccinali e sui conseguenti provvedimenti sanzionatori”. E visto che le grane non arrivano mai una per volta, da risolvere c’è pure quella che riguarda l’atteggiamento da tenere nei confronti del personale sanitario che ha rifiutato il vaccino, ma ha contatto il Covid, è guarito e dunque risulta formalmente immune, anche se la comunità scientifica alla luce della nuove varianti, sul punto, ha opinioni non univoche.

Tutto questo, è bene ricordarlo, succede in un contesto dove la carenza di medici e infermieri rappresenta un’emergenza sempre più difficile da fronteggiare. Lasciare a casa anche solo un medico o un infermiere peggiora una situazione già di per sé grave. 

Da qui la decisione del Piemonte di indicare alle Asl delle linee guida cui attenersi in maniera rigorosa, onde evitare situazioni diverse sullo stesso territorio regionale. Basandosi su alcune ordinanze del Tar della Lombardia, ma anche tenendo conto delle decisioni degli ordini professionali, da corso Regina è stato diffuso ai vertici delle Asl una sorta di decalogo che, in sostanza, richiama a “una maggiore cautela nell’adozione dei provvedimenti di sospensione del personale sanitario e non sanitario, soggetto all’obbligo vaccinale, che opera presso le aziende sanitarie regionali”.

Tra le indicazioni c’è anche quella che riguarda (e suggerisce caldamente) “la possibilità di spostare a 180 giorni la decorrenza della sospensione per il personale non vaccinato, ma guarito dall’infezione, la possibilità di non sospendere il personale guarito dall’infezione dopo il completamento del ciclo vaccinale primario e di non confermare le sanzioni notificate dall’Agenzia delle Entrate per i soggetti che rientrino nelle fattispecie precedenti”. “Queste interpretazioni elaborate dai nostri uffici scaturiscono oltre che dai dubbi introdotti dai giudici amministrativi, che hanno considerato non corretta la circolare richiamata nel parere fornito agli Ordini delle professioni sanitarie da parte del ministero della Salute secondo cui la sospensione per i soggetti non vaccinati, ma guariti, decorre a partire dai 90 giorni  - spiega Icardi -  anche e non di meno dall’esigenza di tutelare il sistema sanitario regionale sia per quanto riguarda le capacità di assistenza ai cittadini, sia per quanto riguarda possibili conflitti legali”. 

Già, perché seguendo le indicazioni del ministero e restando ingarbugliati nel “disallineamento dell’algoritmo”, è difficile non andare dritti verso il paradosso di lasciare a casa medici e infermieri vaccinati e pure guariti, trovandosi tra qualche mese con un bel po’ di cause da affrontare e soldi da risarcire. Mentre negli ospedali e sul territorio il personale continua ad essere ridotto all’osso.

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