CURIOSITÀ

Signorina Buonasera, un vestito da museo

La Vaudetti dona l'abito che indossò nel primo annuncio della tv a colori: era il 26 agosto del 1972, stavano per andare in onda le Olimpiadi di Monaco. "Se il televisore era uomo, con noi la televisione era donna"

Era il 26 agosto 1972 e Rosanna Vaudetti, con il suo annuncio per le Olimpiadi di Monaco, dava il via alla televisione a colori. Indossava un completo in seta bianco con motivi geometrici tondi rossi, gialli e neri e i segni zodiacali. E ora quell’abito fa parte della collezione del Museo della Tv e della Radio Rai di Torino, dove sarà esposto dal 26 agosto, a 50 anni esatti da quella data storica, mentre su uno dei televisori della collezione museale saranno trasmessi quell’annuncio e uno nuovo che l’annunciatrice registrerà per l’occasione.

A raccontare quel pezzo di storia, in collegamento video con il Museo di via Verdi, è stata oggi la stessa Vaudetti, una delle più celebri e amate Signorine Buonasera, che ha donato l’abito al Museo, che per tutto il mese di agosto sarà aperto tutti i giorni. "Vedere questo abito sul manichino mi fa un certo effetto – racconta – perché è la prima volta che lo vedo indossato per intero. Solo il giorno prima dell'annuncio seppi che dovevo mettere qualcosa di bianco con qualcosa di rosso, ma non avevo nulla, allora telefonai alla stilista Mirella Di Lazzaro chiedendole in prestito qualcosa per l'occasione. Pensando di doverlo restituire e non volendo rovinarlo - rivela - indossai solo la parte superiore con dei pantaloni, poi lei me lo regalò ma non l'ho più indossato. Ho voluto donarlo al Museo perché qui ogni oggetto racconta una storia e questo vestito racconta un passaggio importante, anche travagliato, della televisione italiana”.

Un vestito speciale per un momento speciale, “anche se noi siamo delle professioniste – sottolinea la Vaudetti – per cui ogni annuncio per noi aveva la stessa importanza”. Ammette poi che uno degli annunci che le sono rimasti più impressi è il primo, quello della buonanotte. “Mi dissero di stare tranquilla, perché non l’avrebbe visto nessuno – racconta – allora chiesi perché farlo, se nessuno l’avrebbe guardato. Mi risposero che l’avrebbero visto più o meno 600mila persone e per me che arrivavo da un paese con 100mila abitanti non era proprio nessuno...”. “Quello dell’annunciatrice – spiega – era uno dei pochi posti che davano una certa dignità alla donna, perché noi andavamo in tv rappresentando l’azienda. Se il televisore era uomo, con noi la televisione era donna”. Nelle sue parole c’è tutta la storia della tv nazionale, “che prima – dice – era una televisione mamma che sceglieva i programmi per i telespettatori, adesso sono i telespettatori che devono scegliere la televisione”. Per questo, a chi le chiede cosa pensi della tv odierna, risponde che “non esiste una cattiva tv, ma al massimo cattivi spettatori, perché ci sono tantissimi programmi buoni, basta saper scegliere”.

Quanto al passaggio al colore, lo descrive come “quello dal mondo dei sogni, quello del bianco e nero, alla realtà. È una storia che merita di essere raccontata – sottolinea – e ora lo sarà anche grazie al mio abito”. “Con Rosanna c’è stato un vero innamoramento – ammette il direttore del Museo, Alberto Allegranza – ed è un onore avere questo vestito che simbolicamente rappresenta il passaggio alla tv a colori e un museo vivo e che cresce e che, grazie a uno sforzo organizzativo, ad agosto sarà sempre aperto”. Un dono, conclude il direttore del Centro di Produzione Rai di Torino, Guido Rossi “che ci dà l’opportunità di raccontare sempre qualcosa di nuovo”.

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