POLVERE DI (5) STELLE

M5s, Appendino candidata grazie al "mandato zero"

L'ex sindaca sarà capolista nella sua Torino. Grillo non vuole deroghe per i big del partito, Conte prova a mediare. Il capogruppo alla Camera Crippa se ne va. Rischiano di restare fuori Taverna, Fico, Bonafede e Raggi. Nessuna speranza per la ministra Dadone

Hanno dato fuoco alle polveri e ora rischiano di rimanere non con il classico cerino in mano, ma peggio, chiusi nel magazzino degli esplosivi. I big del Movimento 5 stelle potrebbero rimanere fuori dalla prossima disputa elettorale per via di uno dei pochi totem rimasto in piedi in questi dieci anni di presenza nelle istituzioni: Beppe Grillo è stato categorico, “deroghe per nessuno” sul limite dei due mandati. Un niet che sbarrerebbe la strada anche a piccole e circoscritte eccezioni ipotizzate da Giuseppe Conte per salvare almeno la sua vice Paola Taverna, l’ex ministro Alfonso Bonafede, il presidente della Camera Roberto Fico e l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi, questi ultimi due considerati vicini anche allo stesso Grillo da chi ha l’arduo compito di disegnare la geografia della casamatta pentastellata. Potrebbero restare tutti fuori, ma mentre Conte già si è fatto carico di una possibile mediazione (“Quello di Grillo non è un diktat”) un’altra ex sindaca, Chiara Appendino, è ormai certa di una candidatura da capolista nella sua Torino. Anche lei, infatti, ha già completato due mandati nelle istituzioni – il primo da consigliera di opposizione, il secondo da prima cittadina – ma è salva grazie al Mandato Zero, il primo escamotage individuato dall’allora capo politico Luigi Di Maio per consentire ad alcuni sindaci di ricandidarsi. Ed è proprio a causa della sua ricandidatura che ora la Raggi, a differenza di Appendino, si ritrova nel pieno del suo terzo mandato nel Consiglio comunale di Roma.  

Nel frattempo, Conte deve anche incassare le dimissioni del capogruppo alla Camera Davide Crippa, che le annuncia con una lettera ai colleghi del gruppo in cui si legge, tra le righe, un imminente addio al Movimento: “Non avendo condiviso la linea politica adottata dai vertici del Movimento 5 Stelle, che ha causato la crisi del governo Draghi e i suoi drammatici effetti economici su famiglie e imprese, nonché la conseguente, prevedibile rottura di quel progetto ambizioso del campo progressista che ci aveva visti protagonisti di una importante svolta politica dentro e fuori dal M5s, ritengo non sia più opportuno proseguire nel ruolo di rappresentanza che svolgo”. Il commento del leader dei cinque stelle è lapidario ma cavalleresco: “Ci può stare. Essendo rimasta la sua opinione minoritaria anche alla Camera ha deciso di rassegnare le dimissioni. La cosa gli fa onore”. 

Nel 2018, quando aveva ottenuto il 26% in Piemonte, il M5s era riuscito a eleggere otto deputati (Celeste D’ArrandoLaura CastelliDavide SerritellaJessica CostanzoLuca CarabettaFabiana DadonePaolo Romano e Davide Crippa) e quattro senatori (Carlo MartelliElisa PirroSusy Matrisciano e Alberto Airola). Una parte di loro, intanto, ha preso altre strade (Castelli con Di Maio, Romano nei Verdi) ma tra chi è rimasto sono pochi quelli che possono sperare in un clamoroso ritorno visto che le proiezioni attuali a livello nazionale relegherebbero i grillini addirittura al di sotto della doppia cifra. La mancata alleanza con il Pd, inoltre, impedisce ai pentastellati di giocarsela nei collegi uninominali, dove si affideranno a candidature di bandiera. Così è facile immaginare che nella regione che vide l’exploit di Torino nel 2016, i successi nel resto dell’area metropolitana – da Venaria a San Mauro fino a Pinerolo – tornino in parlamento due, massimo tre rappresentanti di un’esperienza ormai vicina al capolinea. Appendino potrebbe contare sulle pluricandidature per provare ad assicurarsi lo scranno, mentre dovranno sperare in un risultato complessivo oltre le attese altri parlamentari uscenti come Matrisciano e Pirro se vogliono ottenere un altro giro parlamentare. Probabile candidata ma difficilmente eletta anche D’Arrando che quattro anni fa vinse a sorpresa nel collegio di Collegno e che da allora è scomparsa dai radar della politica locale e nazionale, fatta eccezione per un inciampo sulla casa popolare. Fuori dai giochi Airola e la ministra cuneese Dadone, anche loro con due mandati sul groppone.  

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