POLVERE DI (5) STELLE

M5s, lasciano pure Crippa e D'Incà

Prosegue la slavina dei Cinquestelle. In zona Cesarini abbandonano la squadra di Conte l'ex capogruppo a Montecitorio e il ministro ai Rapporti con il parlamento. Entrambi con due mandati non sarebbero più stati ricandidati. Trattative con il Pd

Lasciano la squadra in zona Cesarini. L’ex capogruppo alla Camera, il novarese Davide Crippa, ora sostituito da Francesco Silvestri, e il ministro per i Rapporti con il parlamento Federico D’Incà hanno annunciato che lasciano il Movimento 5 Stelle: entrambi erano deputati dal 2013 e non si sarebbero potuti ricandidare alle elezioni politiche dopo la decisione di confermare la regola sul limite di due mandati. Crippa e D’Incà erano tra gli esponenti più in vista del M5s quelli da tempo indicati come insofferenti verso la linea politica di Giuseppe Conte. Erano stati inoltre tra i principali oppositori della decisione di uscire dalla maggioranza che sosteneva il governo di Mario Draghi.

“Oggi il Movimento 5 Stelle, dopo aver fatto cadere il governo che aveva contributo a formare, dopo aver fatto venir meno quel progetto del campo progressista inaugurato, tra l’altro, in occasione delle elezioni amministrative di poco più di un mese fa, volge repentinamente lo sguardo indietro, recuperando un’idea di politica estremista e barricadiera, dimenticando il lavoro che tutti hanno svolto e che siamo stati chiamati a portare avanti per sostenere l’azione di ben tre governi con differenti apporti da parte delle forze politiche presenti in parlamento”, ha scritto su Facebook Crippa. Prima di dimettersi dalla carica di capogruppo aveva chiesto di votare la fiducia a Draghi in più occasioni. Poi aveva “licenziato” Rocco Casalino, non rinnovandogli la collaborazione con il gruppo alla Camera. Secondo rumors di Montecitorio il deputato piemontese starebbe cercando un posto nel Pd, e con lui una decina di parlamentari grillini pronti a dar vita a una nuova associazione politico-culturale di cui lo stesso Crippa avrebbe registrato il simbolo.

“Ho riflettuto molto in questi giorni sulle motivazioni e le conseguenze della caduta del Governo Draghi e non posso che prendere atto delle insanabili divergenze tra il mio percorso e quello assunto nelle ultime settimane dal Movimento 5 Stelle, che oggi lascio”, ha scritto invece D’Incà in una nota. “Avevo spiegato nelle sedi opportune e anche pubblicamente i rischi ai quali avremmo esposto il Paese in caso di un non voto di fiducia nei confronti del Governo Draghi. Una decisione a mio giudizio irresponsabile – afferma – che non ho condiviso e che ho cercato di evitare fino all’ultimo istante lavorando dall’interno del Movimento 5 Stelle, con la speranza che prevalesse una linea di ragionevolezza e con l’unico obiettivo di mettere in sicurezza il Paese, proseguire con le importanti riforme che abbiamo realizzato in questi mesi e ottenere le relative risorse economiche, grazie alla spinta del Movimento”.

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