POLITICA & SANITÀ

Riparto Sanità, al Piemonte un taglio di 25 milioni

Alla fine l'ha spuntata il governatore-sceriffo della Campania che incassa 50 milioni in più a scapito delle regioni più "anziane". De Luca aveva bloccato per mesi l'iter. Icardi: "Una manina sinistra ha modificato i parametri". L'assessore annuncia ricorso

In Piemonte ci sono troppi anziani, meglio tagliare un po’ il fondo per la sanità. Sembra un perfido paradosso, invece è la cruda realtà. La regione dove, in compagnia della confinante Liguria, la terza età è rappresentata in numero maggiore rispetto a tutte le altre esce fortemente penalizzata dal riparto del fondo nazionale, ovvero l’erogazione che lo Stato fa alle Regioni per gestire la sanità. Il taglio netto è di ben 25 milioni, esattamente la metà dell’aumento di cui beneficerà invece la Campania.

E proprio da lì, dal governatore-sceriffo Vincenzo De Luca bisogna partire per coprendere come e perché si è arrivati alla sforbiciata, “inaccettabile e contro la quale ci opporremo con ogni mezzo”, come annuncia l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, unito nella protesta al governatore della Liguria Giovanni Toti e ad altri amministratori di regioni che si ritengono penalizzate. Data ormai parecchi mesi fa la minaccia di ricorso da parte di De Luca fermamente intenzionato a non accettare i parametri che hanno sempre guidato la distribuzione delle risorse, contestando in particolare quello che ne assegna in misura maggiore ai territori regionali con una popolazione più anziana. “La Campania non può essere rapinata ogni anno di 220 milioni di euro. Ogni cittadino campano riceve 60 euro in meno rispetto a un cittadino emiliano”, aveva tuonato ‘o sceriffo nel giugno scorso di fronte alla platea per il giuramento di Ippocrate dei neolaureati di Napoli. 

La barricate campane sono proseguite, alla luce dei fatti, “convincendo” parte della politica ad assecondare le istanze di De Luca, nonostante non poche regioni, soprattutto del Nord cercassero di tenere il punto. Dopo settimane di vani tentativi e trattative il coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni Raffaele Donini, assessore della giunta di Stefano Bonaccini, stremato da De Luca e di fronte alla diffida di quest’ultimo al ministero, aveva allargato le braccia, gettato la spugna e rimandato al Mef la ripartizione del fondo sanitario. Cosa mai successa prima. Neppure nel biennio stravolto dalla pandemia e dall’emergenza Covid, quando il ruolo oggi di Donini era ricoperto da Icardi, si era andati oltre i primi mesi dell’anno per definire l’assegnazione delle risorse finanziarie, anche se poi l’approvazione formale sarebbe avvenuta decisamente più avanti. Invece si è arrivati quasi alla fine dell’estate senza uscire dall’impasse, quando all’improvviso e forse non casualmente a meno di due settimane dalle elezioni, il riparto si sblocca, sia pure in maniera a dir poco anomala. Il dossier, infatti, non passa come previsto dalla Conferenza presieduta da Massimiliano Fedriga, ma finisce nel decreto votato ieri.

Icardi non nega di vedere dietro a questo blitz “manina di sinistra che quest’estate è intervenuta a cambiare le regole del riparto per favorire la Regione Campania, guarda caso l'unica che non aveva firmato il riparto e fatto ricorso e che così oggi ottiene oltre 50 milioni in più, ai danni del Piemonte, che invece perde 25 milioni di euro di finanziamenti nazionali per la Sanità”. Dalla vicina Liguria un Toti infuriato annuncia pure lui battaglia. “Questo taglio – spiega il titolare della sanità nella giunta di Alberto Cirio – colpisce gli anziani, perché sono proprio gli anziani e non i giovani, come tutti possono facilmente constatare, i più bisognosi di cure. Se tutti hanno gli stessi diritti disconoscere per logiche di palazzo il bisogno di cure agli anziani non è accettabile”.

Nell’attesa che i calcoli del Mef su tutte le voci del riparto stabiliscano quanto dovrà arrivare in Piemonte – lo scorso anno il riparto era di circa 124 miliardi –, l’unica cosa certa ad oggi è che ci saranno 25 milioni in meno. E che il governatore-sceriffo, che pure per ottenere quel che chiedeva aveva pure paventato un rumoroso abbandono del Pd, può mettere una tacca sul calcio della pistola. A meno di due settimane dal voto.

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