Cosa pensano i gesuiti

Mercoledì prossimo l’Istituto Sociale di Torino saluterà la partenza di padre Piero Granzino, una delle colonne dei Gesuiti sotto la Mole. Arrivato nel capoluogo piemontese nel 1985 è stato per trent’anni riferimento spirituale e guida di tante generazioni di torinesi passate nelle aule di corso Siracusa. Ora tornerà a Napoli, città nella quale in passato diresse il seminario. Ma non è solo il trasferimento di Granzino a provocare malumore fuori e dentro le mura della prestigiosa istituzione religiosa. Ha provocato più di un’alzata di sopracciglio, infatti, la disposizione del direttore della scuola, milanese e poco conoscitore della città e delle sue dinamiche, di contingentare l’ingresso nella parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola che, tra l’altro, appartiene alla diocesi, chiedendo ai fedeli di compilare un modulo online. Manco si fosse in piena pandemia. Già aveva fatto specie che, tre anni fa, il vertice della Compagnia di Gesù avesse affidato a un professore dell’elitario Leone XIII di Milano la direzione del collegio torinese, direttore che non hai mai celato l’insofferenza nei confronti della comunità dei padri e più in generale, dell’understatement subalpino.

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