SANITA' ALLO SBANDO

Medico sospeso in Pronto Soccorso. Icardi: "Ora l'Asl dia spiegazioni"

Chiesta una relazione sul caso della dottoressa in servizio nonostante l'inibizione dalla professione. Sotto la lente anche gli appalti alla cooperativa della moglie del consigliere comunale Cannata. Il dossier nelle mani dell'ex comandante dei Nas

La lettera indirizzata dall’assessorato regionale alla Sanità al vertice dell’Asl di Alessandria lascia poco spazio alle interpretazioni e conferma come il caso della dottoressa, che ha lavorato nel Pronto Soccorso di Novi Ligure in forza alla cooperativa Almantea di Vercelli nonostante fosse sospesa dall’Ordine dei medici di Genova dallo scorso 8 febbraio e fino al 31 dicembre prossimo, possa riservare rilevanti sviluppi e pesanti conseguenze. Luigi Icardi ha richiesto al direttore generale dell’azienda Luigi Vercellino e al responsabile dell’anticorruzione “una circostanziata relazione su quanto accaduto” e portato alla luce dall’articolo dello Spiffero, sulle modalità dell’affidamento del servizio alla cooperativa, sui controlli posti in essere e “su tutti i dettagli” di una vicenda la cui gravità non è sfuggita al vertice regionale della Sanità.

Della questione Icardi ha subito interessato il colonnello Biagio Carrillo, già comandante dei Nas dei carabinieri e attualmente consulente dell’assessorato e con lui ha predisposto la richiesta di “un completo chiarimento” indirizzata all’Asl alessandrina. Chiarimenti che, a quanto trapela dal clima di forte irritazione ai piani alti dell’assessorato, dovranno arrivare in maniera esaustiva e tempestiva. Tra l’altro, Icardi è stato chiamato a riferire sulla vicenda, dal gruppo consigliare del Partito Democratico che, con i consiglieri Domenico RossiDomenico Ravetti e il vicepresidente del Consiglio Regionale Daniele Valle, ha presentato un’interrogazione e nel contempo richiesto l’accesso agli atti dell’Asl. Identica richiesta starebbe per pervenire da parte dei sindaci di Alessandria, Giorgio Abonante, Acqui Terme Danilo Rapetti e di Ovada Paolo Lantero che nelle scorse ore hanno discusso della vicenda, non nascondendo forti preoccupazioni. 

Mentre non è affatto escluso che Icardi, anche alla luce di quanto sarà contenuto nella relazione chiesta all’Asl, incarichi l’ex alto ufficiale dei Nas di ulteriori verifiche sull’operato dell’azienda sanitaria, è ormai certo che il medico ingaggiato dalla cooperativa per coprire i turni nei Pronto Soccorso abbia effettivamente svolto servizio a Novi Ligure nonostante la sospensione da parte dell’Ordine di competenza, configurando il reato di esercizio abusivo della professione, ma aprendo all’ipotesi di ulteriori reati commessi da altri. 

A confermare allo Spiffero che la dottoressa ha lavorato al Dea novese è lo stesso direttore generale Vercellino, il quale sostiene che l’azienda da lui diretta sarebbe, in questo caso, parte lesa poiché la cooperativa aveva garantito tutti i requisiti richiesti per l’impiego del personale medico. A fronte di veline e dichiarazioni dell’ufficio stampa dell’Asl in cui, con evidente contraddizione, da una parte si spiega che non spetta all’azienda verificare i requisiti dei medici gettonisti e dall’altra ci si intesta la scoperta della gravissima irregolarità, i fatti dicono che è stata l’iniziativa autonoma di un paio di medici dell’ospedale di Acqui a portare alla scoperta del medico sospeso e nonostante questo impiegato per più turni al Pronto Soccorso. La stessa dottoressa era già stata inserita nei turni per altri ospedali della provincia dopo che la cooperativa Amaltea, presieduta da Patrizia Piantavigna compagna del consigliere comunale di Vercelli ed ex primario Giuseppe Cannata già coinvolto in grane giudiziarie e cacciato da Fratelli d' dopo esternazioni omofobe e violente, si era aggiudicata un ulteriore appalto per due mesi e un importo di circa 800mila euro.

Risulta a dir poco strano che dall’ufficio stampa dell’Asl si sostenga che non si conosca da quanto tempo era in corso il provvedimento di sospensione, giacché basta consultare il sito dell’Ordine dei medici di Genova per averne contezza. Inoltre, lo stesso annuncio della “valutazione della possibilità di porre in essere azioni legali dei confronti della cooperativa” sembra assai morbido rispetto alla linea che emerge dall’assessorato di corso Regina dove si è ben consci di trovarsi di fronte a ipotesi di reato e, pure di possibile danno erariale giacché quei servizio prestato dalla professionista è stato pagato con soldi pubblici.

Decisamente più diretto il numero uno dell’Asl che, parlando con lo Spiffero e assicurando la regolarità del secondo appalto non esclude, tuttavia, la possibilità di “revocare l’affidamento del servizio sulla base di un comportamento pregresso”, azione al momento “oggetto di valutazione dell’ufficio legale”. Le prossime ore e soprattutto il contenuto della relazione richiesta dall’assessore potrebbero essere decisive per una vicenda che se da un lato nasce dalla sempre più pesante carenza di medici negli organici degli ospedali, dall’altro fa emergere situazioni che richiedono attenzioni, verifiche e controlli sempre più stringenti e scrupolosi a tutela del sistema sanitario, ma ancor prima dei cittadini che si rivolgono ad esso.