SANITÀ

Novi, la dottoressa sospesa si vaccina, ma il pasticcio resta

L'unica conseguenza (per ora) del caso sollevato dallo Spiffero è il ripensamento del medico della cooperativa. La scoperta del camice bianco "abusivo" grazie all'iniziativa di un collega. Sarà esaustiva la relazione chiesta da Icardi al dg Vercellino?

La prima e per ora unica conseguenza concreta della vicenda che riguarda il medico sospeso dalla professione, ma nonostante questo in servizio per diversi turni al Pronto Soccorso di Novi Ligure, riguarda proprio la giovane dottoressa genovese. 

Dopo essersi sottoposta in questi giorni alla vaccinazione contro il Covid, che aveva rifiutato incorrendo nella violazione dell’obbligo per tutto il personale sanitario, ha visto revocare il provvedimento da parte dell’Ordine dei medici scattato lo scorso 8 febbraio e che, in assenza di vaccinazione, sarebbe proseguito fino al 31 dicembre. 

Superato l’ostacolo che aveva bellamente aggirato, si presume tacendo sulla sua sospensione, lavorando per conto della cooperativa Almantea all’ospedale di Novi Ligure coprendo più turni, tornerà nei ranghi dei gettonisti: definizione dei medici pagati una media di 900 euro, con punte anche di 1200, ogni 12 ore di servizio per far fronte alla mancanza di professionisti nelle piante organiche degli ospedali). Un ulteriore appalto dell’Asl di Alessandria ha infatti assegnato, tramite la coop di Vercelli (unica partecipante alla gara), a tutti gli ospedali della provincia mandrogna.

Certamente il reato presumibilmente compiuto con l’esercizio abusivo della professione resta, così come restano ancora senza risposta certa ed esaustiva i provvedimenti che l’azienda sanitaria diretta da Luigi Vercellino è chiamata, per legge, ad assumere nei confronti dei presunti responsabili (di quella che è più di un’irregolarità) e a tutela dei cittadini utenti del servizio.

Il caso, di cui per primo lo Spiffero ha dato conto, da una circostanza quasi fortuita: nell’imminenza dell’arrivo dei medici della cooperativa, un collega in forza dell’ospedale di Acqui Terme ha spulciato di sua iniziativa i nomi dei sanitari previsti nei turni per sapere con chi avrebbe lavorato. Da lì è saltata fuori la sospensione della dottoressa, immediatamente comunicata ai vertici dell’Asl che, adesso, non riescono a celare il disappunto e una certa irritazione per l’uscita della notizia.

Non solo. A quanto risulta allo Spiffero, gli stessi vertici dell’Asl pur sostenendo che è obbligo della cooperativa verificare il possesso di tutti i requisiti da parte dei medici, spiegherebbero la “scoperta” della dottoressa sospesa con verifiche a campione disposte dall'azienda stessa. Se davvero così è stato, i documenti con cui si è data indicazione al responsabile del procedimento, i criteri per la verifica a campione (quanti, con quale modalità…), così come le date relative a queste procedure nonché l’esito, saranno evidenti negli atti al cui accesso hanno presentato formale richiesta i consiglieri regionale del Pd Domenico RavettiDomenico Rossi e il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle. Analogo dettaglio di tutti i passaggi compiuti, si presume, saranno forniti in risposta alla richiesta avanzata dall’assessore regionale Luigi Icardi, che ha affidato il delicato dossier al colonnello Biagio Carrillo, ex comandante dei Nas e ora consulente in corso Regina.  

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