SCIUR PADRUN

Messina: "Crisi transitoria". Bonomi: "Peggio del Covid"

Mentre il numero uno di Intesa Sanpaolo vede per il 2024 "la luce in fondo al tunnel", il capo di Confindustria è pessimista. I due divisi anche sulle politiche del nuovo governo. Il banchiere a favore del reddito di cittadinanza. Cirio: "Allora inseriamo il profitto minimo"

“Il Pnrr ci garantisce fondi che consentiranno al Paese a fine 2024 di tornare a crescere”. Ne è certo Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, intervenuto questa mattina in videocollegamento all’assemblea dell’Unione Industriale di Torino. “Non è il momento delle rivendicazioni, è il momento di dimostrare che ognuno fa qualcosa. Dobbiamo continuare a investire perché gli investimenti ci porteranno fuori da questa situazione” sono state le sue parole di fronte a una platea preoccupata per le gravi ripercussioni che l’aumento dell’energia sta avendo sui costi di produzione. Messina ha parlato di uno “scenario indubbiamente complesso per questo trimestre e per il primo semestre del 2023”, ma allo stesso tempo ha aggiunto che “qualsiasi previsore pubblico e privato vede nella seconda parte del 2023 e nel 2024 un progressivo ritorno alla crescita”.

Parole di speranza che cozzano però con quelle del presidente di Confindustria Carlo Bonomi, che nello stesso consesso si è mostrato assai più prudente di Messina: “Nessuno di noi può capire cosa succederà l’anno prossimo, le variabili sono davvero tante. Non è come col Covid quando la variabile era la velocità con cui arrivare al vaccino”. E a differenza di quanto sostenuto da Messina, secondo l’inquilino di Viale dell’Astronomia questa crisi è ancora peggiore della pandemia: “Oggi le complessità sono tante, dalle materie prime ai costi dell’energia agli sconvolgimenti geopolitici”. Per questa ragione Bonomi finisce per dare man forte a Matteo Salvini che chiede da tempo uno scostamento di bilancio, ovvero una ulteriore spesa in defict, per calmierare i prezzi di bollette ed energia ed aiutare così famiglie ed imprese di fronte a quello che si prospetta un autunno economicamente molto difficile.

Insomma, se Messina già vede “la luce in fondo al tunnel”, nell’orizzonte visto con gli occhi degli industriali continuano ad addensarsi nuvoloni. Secondo il ceo di Intesa Sanpaolo il nostro Paese ha dei grandi punti di forza per far fronte alle difficoltà, a partire dal risparmio privato e passando per le imprese. Sarà questione di “6-9-12 mesi, periodo nel quale dobbiamo tutti rimboccarci le maniche e superare questo evento, lavorando insieme, chi ha di più mettendo a disposizione della comunità”. “Abbiamo previsto 400 miliardi di finanziamento oltre alle risorse stanziate dal Pnrr – ha proseguito il numero uno di Ca’ de Sass –. Siamo pronti ad aumentare questa cifra nel caso fosse necessario e abbiamo già stanziato 30 miliardi per sostenere famiglie e imprese contro il caro bollette”.  Poi ha aggiunto:  “Finanziamo con garanzia statale ogni richiesta che può arrivare dal mondo delle imprese”.

Dal banchiere è arrivata anche un’inattesa difesa del reddito di cittadinanza. Messina ha citato i cinque milioni di poveri e gli altrettanti in working poor in Italia: “Questi 10 milioni di italiani hanno bisogno di essere aiutati, e non si può pensare di togliere strumenti di supporto a queste persone in questa fase senza dargliene altri certi. Quindi attenzione agli slogan che tolgono quello che può rappresentare un elemento di coesione sociale”, ha spiegato. Nel suo intervento il presidente dell’Unione Giorgio Marsiaj aveva bocciato il reddito di cittadinanza: “Oggi le risorse pubbliche sono assorbite massicciamente dal reddito di cittadinanza, che confonde la giusta necessità di sostenere chi non ce la può fare, con il vuoto delle politiche di formazione, riorientamento, ricollocamento. Non si ricolloca nessuno con una carta prepagata. Spesso, anzi, lo si condanna a restare fuori dal lavoro per sempre”. Dopo Marsiaj, pure il governatore del Piemonte Alberto Cirio si era espresso in modo critico, chiedendo che “venga messo un freno all’abuso di questo strumento. Che oggi viene usare male, perché alla terza occasione di lavoro che rifiuti tu lo devi perdere il reddito di cittadinanza”. E scherzando sul salario minimo, lo stesso governatore aveva proposto di inserire “ anche il profitto minimo per gli imprenditori”. “Oggi povertà e disuguaglianza sono una priorità assoluta di tutti noi” ha replicato Messina. E vallo a dire che i banchieri non hanno un cuore.

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