ALLA CARICA

Copasir, duello Borghi-Guerini. Lunedì i nomi in Parlamento

Il decreto con gli aiuti militari all'Ucraina accelera la nomina del Comitato di controllo sull'intelligence. Il Pd rivendica la presidenza e annusa la provocazione di Conte con la candidatura di Boccia. L'incognita Terzo Polo e l'intreccio con la Vigilanza Rai

Si accelera sul Copasir, anche se non si escludono frenate e intoppi al momento di stabilire chi lo dovrà presiedere. A imprimere rapidità sulla composizione del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, plasticamente evidenziata dal termine fissato a lunedì per la comunicazione dei candidati ai presidenti di Camere e Senato, non c’è soltanto la scadenza prevista nei venti giorni dal giuramento del Governo.

C’è anche il profilarsi di un nuovo decreto per ulteriori aiuti militari all’Ucraina che il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato ieri come inevitabile, “se non cambieranno le cose” nel Paese invaso dalle truppe di Vladimir Putin. Decreto che deve passare anche dal comitato, oggi però impossibilitato ad operare anche nella sua composizione provvisoria per mancanza di numero legale.

Una strozzatura istituzionale che si è verificata in seguito alla nomina a sottosegretari di Andrea Delmastro (FdI) e Andrea Ostellari (Lega) poco dopo che erano entrati nel Copasir provvisorio in sostituzione di altri componenti non rieletti o, come nel caso dell’ex presidente Adolfo Urso, divenuti ministri. Attualmente è il senatore pentastellato Francesco Castiello, in virtù del suo ruolo di vicepresidente uscente, a guidare l’organismo parlamentare chiamato a vigilare sull’intelligence, ma di fatto bloccato proprio dal numero insufficiente di componenti. 

Ma quali saranno i futuri cinque senatori e altrettanti deputati egualmente ripartiti tra maggioranza e opposizione che comporranno il nuovo Copasir? E, soprattutto, chi prenderà il posto, spettante per legge a un parlamentare di minoranza, occupato da Urso durante il Governo di Mario Draghi, dal leghista Raffaele Volpi nel corso del secondo esecutivo di Giuseppe Conte e dal dem Lorenzo Guerini con il Governo gialloverde?  Ormai certa pare la ripartizione dei posti: due al Pd, due al M5s e uno al Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda, per le opposizioni, mentre dei cinque che spettano alla maggioranza Fratelli d’Italia dovrebbe averne tre e uno ciascuno Lega Forza Italia. Tutto il resto è fatto di variabili, incognite e trattative. 

Fin da subito dal Nazareno è arrivata la rivendicazione della presidenza che nelle ultime ore avrebbe incassato un sostanziale via libera da Conte, a patto però che ai Cinquestelle vada l’altro organismo di garanzia, ovvero la commissione di Vigilanza Rai, nel mirino anche di Renzi che sarebbe pronto a piazzarvi Maria Elena Boschi e con una differenza sostanziale rispetto al Copasir: la guida della Vigilanza non è riservata per legge alle minoranze e la sua composizione non è paritaria.

Questo spiegherebbe anche la voce di una possibile candidatura dell’ex ministro piddino Francesco Boccia al vertice del comitato sui Servizi, voce che ambienti dell’ala riformista del Pd tendono a ricondurre proprio ad ambienti molto vicini all’ex premier grillino. Un segnale? Una provocazione? Entrambe le cose o altro ancora? Dai dem i nomi che si fanno restano sempre gli stessi: quello dell’ex ministro della Difesa Guerini, capo della corrente Base Riformista, e quello dell’attuale segretario del comitato il senatore piemontese, già deputato nella scorsa legislatura, Enrico Borghi, anch’egli come Guerini con un passato renziano, una collocazione nell’area riformista anche se con un legame più stretto con il segretario Enrico Letta.

Due profili, ritenuti per esperienza e conoscenza della materia, perfettamente adeguati all’incarico. Entrambi, forse Guerini un poco di più, “digeribili” anche da Renzi. Il leader di Italia Viva nel comitato piazzerà l’ex vicepresidente del Senato Ettore Rosato, e di fronte a un’ulteriore esclusione dopo quella delle vicepresidenze delle Camere da parte di Pd e M5s che gli sbarrasse la strada alla Vigilanza potrebbe provare a sparigliare, contando su una maggioranza più propensa a un vertice del Copasir al Terzo Polo piuttosto che ai dem, per non dire ai Cinquestelle. Lo scenario più probabile resta, ad oggi, quello di una scelta tra Borghi e Guerini, quasi certamente entrambi indicati dopodomani dai capigruppo del Pd ai presidenti di Senato e Camera.

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