LA SACRA FAMIGLIA

Elkann mette allo spiedo l'ultimo Agnelli: Andrea è "inadeguato, impresentabile"

In anteprima dall'ultimo libro di Gigi Moncalvo "Agnelli coltelli" i retroscena sui travagli di famiglia e i giudizi sferzanti sul cugino. I guai con la magistratura, le epurazioni, le gaffe. Da anni Jaky cerca un sostituto cui affidare la Vecchia Signora, ma con scarsi risultati

«Inadeguato. Non all’altezza. Non più adatto. Ormai impresentabile». Dopo l’esplosione della vicenda plusvalenze e dei pasticci di bilancio per il differimento degli stipendi a causa della pandemia, con conseguente intervento della Procura di Torino, John Elkann si era espresso così su Andrea Agnelli durante una riunione ristretta che il proprietario della Juventus (attraverso la Exor), aveva convocato d’urgenza. Qual era e qual è la strategia migliore per affrontare i guai derivanti dalle più recenti imprese del vertice societario del club? Il suo sfogo, che qualcuno aveva definito «inusuale» in raffronto alla abituale prudenza di John, era avvenuto alla presenza dei legali di fiducia, consultati per fronteggiare il problema e valutare le conseguenze dell’inchiesta che vede indagati tre fra i massimi dirigenti del club e tre ex responsabili di primo piano. Tra i legali appariva sorprendente l’esclusione dello studio Grande Stevens: ma Franzo, che è il presidente emerito della Juventus (e fu il presidente esecutivo del club ai tempi di Calciopoli, anche se il suo nome stranamente non figurò mai nell’inchiesta…) non sta molto bene, ha 93 anni, ormai si muove solo su una sedia a rotelle. Il suo delfino, il potente fuoriclasse Michele Briamonte, da tempo è ai ferri corti con la Juventus dopo essersi dimesso dal consiglio di amministrazione nel 2012, quando venne scavalcato da Andrea Agnelli, che prima lo aveva mandato a patteggiare la condanna di Antonio Conte, per un episodio di calcio-scommesse quand’era allenatore del Siena, e poi aveva contraddetto la linea del suo legale. Briamonte fu sostituito da Giulia Bongiorno che prese anche il suo posto nel cda e se ne andò quando divenne ministro per la Lega di Salvini.

Al di là degli aspetti tecnico-giuridici, John Elkann era apparso ed appare molto preoccupato e adirato poiché in pratica si trova in un cul-de-sac: scaricare il cugino in questo momento potrebbe suonare come un’ammissione di colpevolezza della Juventus (prima che di Andrea) quando la giustizia (ordinaria) non ha ancora fatto il suo corso. Al tempo stesso mantenere in carica il presidente potrebbe creare inevitabili problemi che diventerebbero ancora più gravi in caso di condanne in Tribunale. Da escludere che possa essere il diretto interessato a togliere il disturbo e dimettersi, ma anch’egli si trova in un vicolo cieco e le sue valutazioni sono le stesse che valgono per John. Unica possibilità: trovargli una nuova presidenza di prestigio all’interno del gruppo.

Ma dove?

Il proprietario della Juve – come avrebbe confidato al suo amico Carlo Ratti, un architetto torinese di grande fama – è «pentito» di non essere intervenuto mesi prima, quando l’atteggiamento di Andrea, insieme alla sua crescente superbia e mancanza di ragionevolezza, aveva portato John a pensare che si fosse «montato la testa» e avesse perso la trebisonda creando molti danni alla Juventus. Non si riferiva solo alla vicenda della Superlega e dell’isolamento internazionale, oltre al danno d’immagine provocato al club, ma alla questione fondamentale: i conti e le previsioni del tutto sbagliati sui costi per l’ingaggio di Cristiano Ronaldo (come aveva saggiamente avvertito Beppe Marotta). Per cercare di controllare, invano, alcuni aspetti della gestione tecnico-sportiva – la figuraccia del finto esame di Suarez, il contratto di quattro anni ad Allegri, una discutibile campagna acquisti, la gestione del ripudio di Ronaldo, da ultimo il film su Amazon girato dentro gli spogliatoi –, John aveva nominato una sorta di commissario straordinario: Maurizio Arrivabene (nonostante gli insuccessi alla Ferrari). Ma il suo ruolo è subito stato neutralizzato da Andrea, che aveva affidato a Chiellini il compito che un anno prima svolgeva (male) Buffon: cioè il raccordo tra campo e spogliatoio da una parte e gli uffici dirigenziali dall’altra. Tra l’altro John era preoccupato, e inorridito, per la caduta di stile avvenuta in diverse occasioni, specie dopo aver saputo dell’assurda campagna anti-Marotta messa in atto andando a rovistare tra inesistenti retroscena della sua vita sentimentale, alimentati da qualcuno nello spogliatoio e in società. (…)

John è stufo di continuare ad aprire il portafoglio di Exor, come avviene da tre anni, per continui e sempre più onerosi aumenti di capitale. Ha ripetuto, alla luce dei fatti più recenti, un nuovo condivisibile concetto: «Che bisogno c’era di fare tante plusvalenze e decine di trucchi e trucchetti di maquillage, se poi alla fine i conti non tornano e i bilanci continuano sempre di più a essere in profondo rosso?». John è forse già pentito di aver spinto Exor a tirar fuori altri 255 milioni per l’ultima ricapitalizzazione (la terza) e di averne già anticipati 75 ad agosto, prima ancora che il cda della Juve deliberasse in merito?

Un legale ha posto l’accento su un altro aspetto: è inutile cercare di salvarsi sperando nella benevolenza della giustizia sportiva, accampando la scusa che così fan tutti. A preoccupare sono alcuni degli aspetti più gravi ed evidenti nei conti: ad esempio, nel 2019-2020 per la formazione che partecipa al campionato Under 23, sono state registrate plusvalenze per 39 milioni, mentre le altre 59 società che partecipano al torneo tutte insieme ne hanno registrate sei. (…)

Chi potrebbe prendere il suo posto? Molti in famiglia hanno pensato ad Alessandro Nasi come il più adatto. Che Andrea lo tema è confermato da un fatto. Dopo le voci sul suo potenziale successore, il presidente della Juve ha cercato di stroncare sul nascere quella candidatura sobillando i tifosi e usando un argomento su cui sono molto sensibili e che diventa subito un tam-tam: «Alessandro Nasi è tifoso del Torino». Con un’ulteriore aggravante: «Qualcuno l’avrebbe addirittura avvistato in mezzo agli ultras del Torino nella curva Maratona». Al di là di queste schermaglie dettate dalla disperazione, c’è anche qualcun altro da cui Andrea deve guardarsi. Mentre Lapo continua ad autocandidarsi, ma pochissimi si fidano di lui, e si parla senza alcun fondamento di Alex Del Piero nel vertice societario, si profila all’orizzonte anche una vera sciagura. C’è il timore che John scelga addirittura – per umiliare ancora di più il cugino Andrea – «la più grande scalatrice d’Italia», colei che senza alcuna modestia ama definirsi «Lady Juventus» o addirittura «la Signora degli Anelli» facendo credere di essere stata lei, e non l’Avvocato, ad aver portato a Torino le Olimpiadi invernali del 2006. Ci si riferisce alla sgomitante Evelina Christillin, la regina della «madamin». Per la Juve si tratterebbe di una vera calamità che farebbe tornare ai tempi infausti della fallimentare presidenza di Luca Montezemolo. John sarà capace di arrivare a tanto? O prevarrà sua moglie Lavinia che detesta l’invadente madamina?

Alla fine tutto potrebbe restare com’è e Andrea la sfangherebbe un’altra volta. Di una cosa si può essere certi. Lo disse, proprio lui, qualche anno fa: «Passano i giocatori, passano gli allenatori, passano i dirigenti, passano anche i presidenti: resta la Juve».

*Estratto da: Agnelli coltelli, Vallecchi, Firenze 2022

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