OBITUARY

Morto Poletto, ultimo cardinale di Torino

Chiesa subalpina in lutto per la morte, a 89 anni, dell'ex arcivescovo. Dopo una breve esperienza pastorale nel Casalese, fu prima coadiutore a Fossano, poi titolare ad Asti prima di succedere a Saldarini nella cattedra di San Massimo

È morto ieri sera a 89 anni nella sua residenza di Testona di Moncalieri, dove si era ritirato nel 2010, il cardinale Severino Poletto, arcivescovo emerito di Torino e ultimo titolare della diocesi subalpina ad aver ricevuto la porpora cardinalizia. Nella geografia interna alla Chiesa era considerato un conservatore, soprattutto per la sua vicinanza a Angelo Sodano, per 15 anni Segretario di Stato Vaticano.

La vita di Poletto è quasi il simbolo di una lunga stagione della recente storia piemontese, quella del secondo dopoguerra: nato in Veneto (Salgareda, diocesi e provincia di Treviso, 18 marzo 1933), Poletto seguì la famiglia, venuta in Piemonte nel 1952 – dapprima a Rosignano Monferrato e poi a Terranova di Casale – a cercare quel lavoro che allora scarseggiava nel Nord Est italiano. Ultimo di 11 figli (di cui due morti in tenera età), dopo aver iniziato gli studi seminaristici a Treviso, nel 1953, anno della morte del papà, passò al seminario di Casale Monferrato. Ricevuta l’ordinazione presbiterale dal vescovo mons. Giuseppe Angrisani il 29 giugno 1957, fu inviato come viceparroco a Montemagno e vi restò per quattro anni. Fu successivamente prefetto di disciplina del Seminario di Casale e direttore dell'Opera diocesana vocazioni. Venne nominato, nel 1965, parroco a Maria SS. Assunta in zona Oltreponte di Casale, zona di immigrazione e di residenza operaia; senza mai definirsi «prete operaio» nel senso tradizionale del termine, lavorò tuttavia a metà tempo per alcuni anni in una fabbrica nella zona della sua parrocchia. Della sua esperienza di parroco, che durò 15 anni, il cardinale ricordava soprattutto l'intenso impegno su un duplice fronte: l'attuazione del Concilio Vaticano II per quanto riguarda la liturgia e la promozione del laicato, e l'avvio di una serie di iniziative volte a coinvolgere i credenti in una sempre maggiore «responsabilità» nella pastorale e nell'evangelizzazione.

La “stagione episcopale” comincia nel 1980: a 47 anni Mons. Poletto è nominato dal Papa vescovo coadiutore di mons. Giovanni Dadone, vescovo di Fossano, ricevendo nella Cattedrale casalese di S. Evasio, dall’arcivescovo di Torino card. Anastasio Ballestrero l’ordinazione episcopale. Per dieci anni. Poletto è stato segretario della Conferenza episcopale piemontese. Il 16 marzo 1989 a Poletto fu affidata la diocesi di Asti. L’“avventura” torinese comincia il 19 giugno 1999, con il trasferimento deciso dal Santo Padre da Asti a Torino, per succedere al card. Giovanni Saldarini. Il 21 gennaio 2001 viene annunciata la sua “promozione” a cardinale, l’ultimo titolare della cattedra di San Massimo a ricevere la berretta rossa che gli venne posta il 24 febbraio da Giovanni Paolo II, nel Concistoro in cui venne elevato a cardinale anche l’allora vescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio.

Il 2001 è l’anno in cui lancia anche il suo programma pastorale; con la Lettera “Costruire insieme” (che richiama nel titolo la “Camminare insieme” del card. Pellegrino del 1971) il Card. Poletto invita l'intera comunità diocesana – e anche la società civile del territorio torinese – a coinvolgersi nella grande Missione che impegnerà la Chiesa subalpina nel prossimo decennio. Al centro della Missione c'è l'’esigenza di ripartire dalla «prima evangelizzazione», cioè di un annuncio efficace, credibile, visibile di Gesù Cristo e della sua salvezza a tutti. L’8 dicembre 2006 inaugura il complesso del Santo Volto, la parrocchia e la nuova curia progettate dall’architetto Mario Botta. Il 10 aprile del 2010 apre la solenne ostensione della Sindone che si conclude il 23 maggio, Solennità di Pentecoste. Un’ostensione all’insegna del motto “Passio Christi, passio hominis” che ha visto sfilare di fronte al Telo oltre 2 milioni di pellegrini da tutto il mondo. Lunedì 11 ottobre 2010 annuncia il nome del suo successore: monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Vicenza, che prende possesso della Cattedra di San Massimo il 21 novembre successivo.

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