SANITÀ

Cure domiciliari e letti nelle cliniche, strategia Covid per i Pronto Soccorso

Il modello "centralizzato" alla base del piano presentato dalla Regione Piemonte. La regia in capo ad Azienda Zero. Pazienti seguiti dal medico di famiglia per alleggerire i reparti. Avviata la trattativa con i privati. Cirio: risorse da vari capitoli

Da un’emergenza all’altra, facendo tesoro dell’esperienza di quella precedente. Tre anni dall’esplosione della pandemia Covid, la sanità piemontese affronta oggi la drammatica situazione dei Pronto Soccorso applicando molti degli interventi che hanno mostrato di funzionare, con risultati apprezzabili, proprio durante le fasi più critiche. “Il Covid ci ha insegnato un metodo che funziona – sostiene il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – quell’esperienza ci ha detto che serve una regia centralizzata sugli interventi, mentre bisogna uscire in fretta da una situazione spesso di anarchia”

Si tratta ora di affrontare una situazione ogni giorno più pesante, complice l’aumento dei ricoveri a causa dell’influenza. E proprio su un cambio di approccio poggia uno dei pilastri del piano di intervento immediato (cui ne seguirà uno a medio termine e un terzo più avanti nel tempo) per ridurre il sovraffollamento dei Dea e dei reparti ospedalieri. Molti casi che arrivano in pronto soccorso e poi nei reparti possono essere seguiti a domicilio o nelle strutture che ospitano gli anziani, ma serve quella “presa in carico attraverso i medici di famiglia e altri operatori sanitari, così come quegli strumenti, dalle app ai contatti telefonici, che proprio la gestione dell’emergenza Covid ha mostrato di funzionare”, spiega il commissario dell'Azienda Sanitaria Zero, Carlo Picco nel corso della presentazione del Piano straordinario per i Pronto Soccorso.

La regia tecnica viene affidata a Fabio De Iaco, medico dell’Asl Città di Torino, ma anche presidente della Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza, nonché una delle figure di riferimento del Dirmei, nel corso dell’emergenza pandemica.

Presa in carico a domicilio, ma sempre sul modello Covid il ricorso alle strutture private accreditate per fornire posti letto aggiuntivi, aumento fino al 10% in area medica e del 5% in quella chirurgica dei posti senza superare la soglia critica e assegnando incentivi al personale per il maggior carico di lavoro. E proprio sul personale la cui carenza è una delle principali ragioni di quel che capita nei Pronto Soccorso c’è un ulteriore cambio di passo: il bando per assumere medici urgentisti (oggi in Piemonte ne mancano 288 e si è al 44% dell’organico previsto) lo fa Azienda Zero.

Una decisione che rimanda ancora una volta a quella gestione centralizzata per superare lentezze o scarso impegno da parte di alcune aziende sanitarie. A questo proposito Picco torna su una questione messa in evidenza più volte dai sindacati, specie quelli degli infermieri: “Verificheremo che non si siano casi in cui non si è attinto completamente alle graduatorie. Il personale serve ora e subito e bisogna percorrere tutte le strade possibili, senza magari rinviare assunzioni o non fare tutte quelle che occorrono”. 

Rivedere i criteri dei ricoveri, i passaggi dai Pronto Soccorso ai reparti, ma anche favorire le dimissioni verso le Rsa o al domicilio dove sia possibile fornire assistenza, c’è questo e molto altro nelle previsioni delle azioni che la Regione vuole mettere in atto, con un’avvertenza: “I problemi dei Pronto Soccorso – sostiene l’assessore alla Sanità Luigi Icardi – non si risolveranno del tutto fino a quando non sarà stata effettivamente riformata la medicina territoriale”. E c’è anche un aspetto sociale in questa emergenza: “Sono molti i casi in cui i pazienti non vengono dimessi perché non sanno dove andare”, spiega l’assessore al Welfare Maurizio Marrone, annunciando una sperimentazione con le Case della Salute.. 

Un progetto ambizioso che parte con una fase immediata per proseguire in un percorso che vede anche il recupero di quella “posizione da fanalino di coda del Piemonte per quanto riguarda borse di studio e specializzazioni”, come ricorda Picco.

Quanto costeranno tutti questi interventi? E dove si prenderanno i soldi necessari? L'aumento da 60 a 100 euro per i professionisti dei Pronto Soccorso, ancora non è stato deliberato e la trattativa con i privati è appena incominciata, senza sapere quanto costerà l'accordo. Il direttore regionale della Sanità Mario Minola, per alcuni punti, rimanda alle decisioni del Governo, l'assessore indica i fondi europei Fsr e lo stesso Cirio si dice pronto “a usare risorse anche al di fuori del capitolo del bilancio regionale che riguarda la sanità”. Come durante l'emergenza Covid.

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