ECONOMIA DOMESTICA

Le grandi aziende tengono botta: "Investire per tornare a crescere"

Le dimensioni contano, anche nel mondo delle imprese. Mentre le piccole arrancano sotto il peso del caro energia, quelle sopra i 50 dipendenti reggono l'urto. Cassa integrazione stabile, aumenta la produzione. Marsiaj: "Serve ragionare in termini di filiera"

Se le piccole imprese vedono nero, la grande industria tiene e si prepara a un anno difficile ma anche ricco di opportunità. In tempi di crisi  le dimensioni contano soprattutto se si ha a che fare con flussi di cassa incerti e accesso al credito col contagocce. “Serve ragionare in termini di filiera” predica il presidente dell’Unione industriali Giorgio Marsiaj, ma al momento resta poco più di un auspicio. “Chi sta in testa dovrebbe trascinare i propri fornitori. È un sistema che deve affrontare unito queste fasi di crisi”.

L’indagine congiunturale delinea un clima di attesa improntato alla cautela più che al pessimismo. Gli indicatori si mantengono su valori stabili, allineati a quelli rilevati a settembre. Deve passare la nottata, ma intanto l’industria piemontese tiene botta. Il tasso di utilizzo degli impianti è stabile intorno all’80%, un valore storicamente elevato. La cassa integrazione si mantiene intorno a un fisiologico 8%. Certo si riduce la redditività, ma se nell'ultimo trimestre del 2022 si prevedeva una contrazione del 23,9% tra gennaio e febbraio la battuta d'arresto si attende più contenuta (-9,9%). Insomma, con l’aumento dei costi per le materie prime e il caro energia i margini si sono ridotti ma la sensazione è che sia un problema passeggero e l’accordo trovato in sede europea sul price cap sembra dare i suoi frutti. La sofferenza è innegabile se, come certifica l’Istat, a ottobre si è registrato un calo del fatturato dello 0,8% su base nazionale rispetto a settembre con performance migliori sul mercato estero rispetto a quello domestico, ma gli imprenditori sono pronti a scommettere sull'anno che viene.

Le attese sulla produzione delle oltre mille imprese piemontesi intervistate non variano molto rispetto a quelle del trimestre precedente: il 19,8% prevede un aumento dei livelli di attività, contro il 15,8% che si attende una diminuzione. Il 17,8% prevede, inoltre, un aumento dell’occupazione, contro il 7,9% che ne prevede la riduzione. Trend leggermente positivo per gli ordinativi, con un saldo del +1,4% e un aumento di 2 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione. Prudenti le attese sull’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a -2,1%, probabilmente a causa del rallentamento delle economie mondiali e alla difficile situazione del commercio globale. Leggero rialzo per gli investimenti, che interessano oggi il 27% delle aziende (era il 25,7 a settembre). Stabile il ricorso alla cassa integrazione, che interessa l’8,3% delle imprese. Resta ampia la forbice tra le imprese medio-grandi (oltre 50 dipendenti), ancora ottimiste sui livelli produttivi (saldo +8,1%) e le più piccole (sotto i 50 addetti), che registrano un saldo del +2,4%.

Il presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay si rivolge direttamente alla politica: “È il momento di rilanciare gli investimenti pubblici e questo si può fare se l’utilizzo dei fondi Pnrr e della programmazione europea 21-27 sarà rapido ed efficace”.

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