EMERGENZA ZOOTECNIA

"Contro i cinghiali serve l'esercito".
Gli agricoltori invocano Figliuolo

Per combattere la peste suina inutile la recinzione costata oltre 8 milioni di euro. Pochi i selvatici abbattuti e troppe regole per i cacciatori. Allevamenti a rischio. Solo in Piemonte stimati oltre 100mila ungulati. La Cia chiede un commissario con pieni poteri

Vogliamo i colonnelli, anzi meglio: un generale. Nessun tintinnar di sciabole, per carità. Semmai un digrignar di zanne e l’unico colpo di mano sognato è quello contro i cinghiali che, sotto le setole, se la ridono davanti a quella recinzione modello muro di Berlino costata tanti milioni e servita praticamente a nulla. Citando Flaiano, la situazione è grave, ma non seria. O meglio poco seria sembra appunto essere stata la decisione di seguire indicazioni da “esperti” europei e, dunque, di recintare (si fa per dire) chilometri di territorio in Piemonte e Liguria per impedire agli ungulati infetti dalla peste suina di andare a zonzo per il Nord minacciando allevamenti intensivi o meno. Grave la situazione lo è proprio per questo, giacchè non rischiosa per gli umani la peste il cui primo caso venne scoperto giusto un anno fa a Ovada, al confine tra le due regioni, se raggiunge un allevamento di maiali costringe ad abbatterli tutti, chiudere e dare una mazzata all’economia agroalimentare che proprio già non ne ha bisogno. Spesi più di otto milioni per piazzare la rete, tra strade poderali, rii, e altri varchi oltremodo comodo per i selvatici, nel frattempo ristretta con mille prescrizioni la caccia, adesso il mondo agricolo prima di dover alzare bandiera bianca di fronte a un esercito di prolifici ungulati, invoca quello con le stellette.

“Ci vuole l'esercito per abbattere i cinghiali” dice Gabriele Carenini, responsabile nazionale della Confederazione italiana agricoltori per la fauna selvatica, nonchè presidente della stessa Cia per il Piemonte e Valle d'Aosta. “Siamo nel pantano e il problema resta irrisolto. I nuovi casi di peste suina a Savona e in Piemonte dimostrano che non c'è mai stata grande attenzione sul problema”, denuncia Carenini. Il quale ricorda come “In Piemonte nella zona del cuneese abbiamo un milione e 800 mila suini a rischio, abbiamo abbattuto circa 8 mila maiali sani e ci sono ancora i cinghiali che scorrazzano ovunque”. Il suo omologo ligure Stefano Roggerone ammette: “Gli 8 milioni di euro finora spesi per la recinzione anti peste suina non sono serviti a nulla”. 

E poi i numeri: ad oggi sono 85 i casi di peste suina accertati in Liguria e 162 in Piemonte. Sono solo 444 i cinghiali abbattuti in un anno tra le province di Alessandria, Savona e Genova, la zona rossa per la peste suina africana, rispettivamente 98 capi infetti o a rischio infezione in Liguria e 346 in Piemonte. "Nella zona rossa le regole imposte hanno portato a uno sciopero dei cacciatori che non hanno nessuna convenienza a fare le battute di caccia e poi far analizzare il capo", denuncia la Cia ricordando che il numero totale, ma sottostimato dei cinghiali è di oltre 104 mila in Piemonte, tra 35 e 56 mila in Liguria.

La confederazione fa notare che "si confida sull'attività venatoria, ma in Liguria i cacciatori attivi nella stagione 2011-12 erano 20.524; dieci anni dopo sono 13.885. In Piemonte in vent'anni si sono dimezzati: oggi sono meno di 17 mila. Non è un caso che in questi anni l'obiettivo prefissato di capi da abbattere – a fronte oltretutto di una popolazione abbondantemente sottostimata – non sia mai stato raggiunto". Nella stagione 2022/2023 i piani regionali prevedono l'abbattimento di 50mila cinghiali in Piemonte e 38 mila in Liguria. "Ma rimaniamo sempre nel campo delle ipotesi irrealizzabili – sostiene il presidente di Cia Liguria Stefano Roggerone –. È un obiettivo impossibile da raggiungere visto che ad oggi nella zona rossa è stato abbattuto un numero di capi irrisorio rispetto agli obiettivi e non sono state messe a punto neppure le battute di caccia. Le aziende vivono una situazione surreale: gli agricoltori continuano a subire danni, gli allevatori hanno dovuto abbattere i suini, 6.499 maiali macellati in Piemonte, 286 in Liguria: tutti sani".

Una guerra ormai persa? Certamente lontano dall’essere vinta. E così gli agricoltori chiedono che a combatterla, contri i cinghiali, sia proprio l’esercito. E invocano un generale, anzi “il generale Francesco Paolo Figliuolo”, l’alto ufficiale che raddrizzò e porto al successo la campagna vaccinale. “Ci vuole – dicono – un commissario come lui, con pieni poteri”, per sconfiggere le truppe ungulate.

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