SANITÀ

Pronto Soccorso allo stremo, "non è colpa dei medici di famiglia"

Botta e risposta tra l'assessore Icardi e il sindacato dei camici bianchi. Barillà (Smi): "Scarica su di noi la sua incapacità di governare la sanità piemontese". Si accende la polemica sui dati degli accessi "impropri" ai Dea

“Lor signori, scaricando sulla medicina territoriale la responsabilità del sovraffollamento nei pronto soccorso, cercano di coprire la loro incapacità di governare la sanità pubblica”. È un attacco durissimo, nei toni come nella sostanza, quello che Antonio Barillà, segretario regionale dello Smi, uno dei principali sindacati dei medici di famiglia, muove ai vertici della sanità piemontese, a incominciare dall’assessore Luigi Icardi.

La tesi che si basa (anche) sui dati pubblicati stamane dallo Spiffero, relativi all’enorme quantità di accessi ai pronto soccorso attraverso il 118, per codici bianchi e verdi (i meno gravi) non convince affatto il sindacalista dei camici bianchi. Individuare tra le cause delle decine e decine di pazienti in barella per ore se non giorni, le carenze della medicina del territorio e, dunque, il ruolo dei medici di medicina generale, per Barillà altro non è che “un modo per coprire carenze note e incapacità nella gestione” del sistema sanitario regionale. 

Di fronte ai numeri, che vedono i codici bianchi e verdi rappresentare più dei due terzi degli accessi ai Dea tramite il 118, Barillà osserva come “in sanità la matematica si è rivelata spesso inutile, così come inutile – sostiene il segretario dello Smi – è l’azione politica di Icardi e dei suoi direttori generali delle Asl”.

Che il richiamo agli accessi “impropri” fatto ancora ieri dall’assessore nel suo intervento a Palazzo Lascaris preludesse a reazioni dure delle rappresentanze dei medici di famiglia era da mettere in conto. E quella dello Smi non si è certo fatta attendere. “Il quadro presentato non rappresenta la realtà, che è ben diversa”, aggiunge Barillà nel respingere i rilievi dell'assessore. Di certo, come conferma anche quest’ultima reazione dal fronte sindacale dei medici, il clima tra chi opera nel settore, sia negli ospedali così come sul territorio, e chi ha la responsabilità della gestione politica di questa emergenza e dell’altrettanto inderogabile programmazione futura non appare certo essere dei migliori.