RETROSCENA

Con Lo Russo e pure con Cirio,
la politica dei due forni di Portas

Il fondatore dei Moderati, storico alleato centrista del Pd, non perdona il "tradimento" alle ultime elezioni. Per le Regionali guarda al governatore ma a Torino vuole restare nella maggioranza di Lo Russo. Ecco come userà a suo vantaggio il veto del centrodestra

Non si sono mai del tutto spenti i due forni della metafora andreottiana, continuando a sfornare il pane per le soluzioni politiche più difficili e ardite. Non troppo giovane per non aver raccolto il prezioso insegnamento, poi utilizzato più volte da più partiti, Giacomo Portas, per tutti Mimmo, abile e lungimirante fondatore dei Moderati con simbolo che occhieggiava a Forza Italia e cuore che batte(va) moderatamente, appunto, a sinistra è pronto a soffiare sotto la brace.

Il tradimento subito dal Nazareno, con l’esclusione della sua candidatura alle ultime Politiche, brucia e appare imperdonabile agli occhi dell’ex parlamentare il quale, affondando nelle sue origini sarde, consuma nei confronti del Pd la più dura disamistade, quel fortissimo sentimento di inimicizia che nasce dalla rottura di un rapporto profondo, di un patto di sangue o, come è capitato, suggellato da una storica birretta con Pier Luigi Bersani. Uno strappo irreparabile che avrà conseguenze alle elezioni regionali del 2024, soprattutto se Alberto Cirio correrà per un bis.

Tuttavia, Portas deve fare i conti con la collocazione del suo partito al Comune di Torino, dove i Moderati esprimono due consiglieri nella maggioranza di centrosinistra e siedono con Carlotta Salerno nella giunta di Stefano Lo Russo. Dunque, come restare nel centrosinistra a Palazzo civico e sul fronte opposto in Regione? A cavare Portas dall’imbarazzo in cui potrebbe trovarsi potrebbe essere proprio il centrodestra. I partiti della coalizione hanno già, in qualche modo, espresso la loro contrarietà ad allargare le maglie, ponendo il veto sulla presenza di formazioni e simboli estranei allo schema tradizionale, concedendo al massimo una deroga per la lista personale del candidato presidente.

Accetterà Portas dopo oltre 15 anni di scomparire dalle schede elettorali? A quanto pare sì. Pur con la contrizione di dover rinunciare a ciò che ama come un figlio e che nei fatti politicamente lo è, Portas uscirebbe dall’impasse per entrare con il ciellino Silvio Magliano, già oggi a Palazzo Lascaris, proprio nella lista del presidente, alla quale sta da tempo lavorando Gian Luca Vignale, peraltro con buone chances di centrare la rielezione. Un escamotage che potrebbe consentire ai Moderati di partecipare alla campagna elettorale con il centrodestra senza venir meno alla lealtà verso la maggioranza che governa Torino. Consumando così la disamistade verso il Pd.

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